Parlando con gli investitori, è chiaro che l’obiettivo principale è quello di poter investire oggi nelle tendenze che definiranno il futuro. E chi può comprendere meglio il futuro se non le startup? Queste sono alla ricerca di una soluzione a problemi che la maggior parte delle persone ha difficoltà persino a riconoscere. Per questo, è facile comprendere perché il mondo del venture capital sembra così interessante, in continua evoluzione e mai bloccato nel presente. Tuttavia, approcciarsi per la prima volta a questo settore, può sembrare spaventoso e motivo di scoraggiamento per molti investitori.
Il VC è una asset class dominata dalla power law, dove solo il top 1% delle aziende, i cosiddetti unicorni, guida la maggior parte del rendimento del settore. In tal senso, non riuscire ad accedere alle aziende migliori, porta ad un risultato mediocre. Investire con successo in fondi VC significa avere visibilità sui gestori che garantiscono accesso a queste aziende nel top 1% e di riuscire ad averlo con quote di investimento significative.
Ne abbiamo parlato con Matt Russell, Investment Director di VenCap International, discutendo di tutte le possibilità legate al mondo del capitale di rischio, evidenziando le opportunità, ma anche i rischi.
Riconoscere e investire negli unicorni sembra molto difficile. Come può un singolo investitore avvicinarle? Ci sono alcuni modi per semplificare il processo?
“Ci sono molti investitori intelligenti nel mercato che hanno storie di successo, ma accedere a queste aziende è in genere estremamente difficile.
Dai nostri dati abbiamo scoperto che il tema comune tra i fondi di VC che hanno generato rendimenti >3,0x è la presenza di una o più aziende che ha restituito l’intero capitale del fondo, un cosiddetto “fund returner”. Tutto ciò si ricollega alla natura della power law dei rendimenti del venture capital.
È in situazioni simili che aziende come VenCap possono fare la differenza. Offriamo ai nostri investitori un’esposizione non diluita ad alcuni dei migliori fondi VC a livello mondiale. Ciò ha portato a un accesso in fase iniziale a società come Google, Facebook, Stripe e Databricks. Se si considerano le venti maggiori exits sostenute in VC dal 2018 ad oggi, l’85% di esse sono società del portafoglio di VenCap”.
Oltre a quasi quarant’anni di esperienza nel settore, come fa VenCap a selezionare i migliori fondi e ad accedere indirettamente alle startup più promettenti?
“Per noi questo vuol dire ottimizzare per i fund-returners. Il top 1% delle aziende è fondato dai migliori imprenditori al mondo che sono interessati a lavorare con i principali fondi VC. A loro volta, i VC migliori, che comprendono la power law, riescono ad accedere alle migliori aziende e a ottenere una quota di proprietà significativa in quelle vincenti. Le quote principali che investiamo in fondi VC, sono associate alla convinzione nella loro capacità di generare fund-returners, basate anche sulle loro performance precedenti.
Inoltre, accediamo a queste top 1% di aziende anche tramite transazioni secondarie, in cui stiamo attualmente assistendo a un flusso di affari altamente interessante.
Il problema per i nuovi investitori è che molti dei migliori gestori VC non aumentano le dimensioni dei loro fondi, quindi è impossibile per loro assicurarvisi delle allocazioni. Ecco perché molti scelgono di lavorare con un fondo di fondi“.
La ricerca di unicorni parte dall’Europa
Per riconoscere e investire nel top 1% delle aziende attive nel mondo del venture capital, è prima necessario creare un ambiente dove queste possano nascere e sbocciare. Questo è stato il tema di una delle tavole rotonde presentate durante la 0100 Conference Mediterranean 2024, una tre giorni milanese tutta dedicata al mondo delle startup. Nicholas Stocks, general partner di White Stare Capital, Yacine Ghallan, partner di Heartcore Capital, Aman Ghei, partner di Finch Capital, hanno cercato di capire come i Paesi europei possono facilitare la crescita di startup di successo.
Secondo gli esperti è fondamentale agire su due fronti, combinando fattori soft, che partono da un cambiamento di mentalità, e misure più dure, che passano per agevolazioni fiscali.
Senza idee innovative, non vi è futuro per il mondo delle startup, ma queste non bastano. È fondamentale trovare degli esempi da seguire e a cui aspirare. Ad oggi, in Europa questo non è sempre facile, si possono infatti contare sulle dita di una mano le exit da miliardi di dollari che sono avvenute recentemente. Questo non significa che è necessario gettare la spugna, ma cambiare le proprie prospettive. Talento ed esperienza sono fattori cruciali, ma a dover cambiare è proprio la cultura dell’investimento. Stocks ha sottolineato che spesso in Europa pensare di investire e lavorare in startup è visto più come un rischio che come una possibilità. Eppure ogni Paese ha qualcosa di speciale, che lo contraddistingue, su cui si potrebbe investire, che si tratti del settore del lusso in Italia, quello dei packaging in Polonia o dell’innovazione tecnologica in Francia e nel Regno Unito.
Nel pratico, quando l’obiettivo è quello di sviluppare una startup che potrebbe essere l’unicorno di domani, bisogna affidarsi a degli esperti, che conoscono bene il mercato nazionale, ma che non si accontentano di quello. Per puntare in alto, è infatti necessario guardare lontano, cercando investimenti non solo all’interno del proprio Paese: le migliori aziende di oggi sono partite con investimenti nazionali, ma per crescere veramente, sono stati necessari anche aiuti internazionali.
Inoltre, è bene ricordarsi che nonostante si parli raramente di startup europee che fanno parte del top 1%, un’analisi più attenta rende chiaro che molti degli unicorni di oggi hanno sangue italiano, portoghese e così via. Le idee in Europa non mancano, basta solo capire come trasformarle in realtà.