Pmi, l’opportunità del 2022 si chiama Legge di bilancio

La nuova Legge di bilancio 2022 introduce delle novità nella disciplina del microcredito al fine di agevolare gli imprenditori. I benefici arrivano anche per gli investitori, dato l’impatto dei piccoli finanziamenti su società e ambiente.

La Legge 30 dicembre 2021, n. 234 (Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2022) creerà una serie di nuove opportunità per gli imprenditori in Italia. Con la nuova Legge di bilancio 2022 il legislatore è infatti intervenuto sulla disciplina del microcredito e ne ha ampliato la possibilità di accesso, riconoscendogli al contempo una funzione importante per l’economia italiana. Una decisione fondamentale in particolar modo a fronte della fase di ripresa dalla crisi, in cui l’incertezza è ancora forte e pesa sulle spalle delle piccole e medie imprese (pmi). Quali sono le novità introdotte? Ne parliamo con Vincenzo Trani, Presidente di Mirko Kapital.

Cosa cambia con la Legge di bilancio 2022?

La Legge di bilancio 2022 ha aperto le porte dei micro finanziamenti a tutte le società a responsabilità limitata (srl), in precedenza prerogativa delle sole srl semplificate. Questa operazione ha permesso di aumentare notevolmente il bacino di potenziali utenti: secondo il Consiglio nazionale del notariato, a fine 2019 in Italia si registravano infatti circa 260 mila srl semplificate, mentre le srl ordinarie erano 1,7 milioni. Un allargamento significativo della possibilità di accedere al finanziamento è stato inoltre stabilito anche in relazione alle finalità: il credito, infatti, potrà essere richiesto non più solo in caso di avvio di attività d’impresa o inserimento nel mondo del lavoro (ossia, nel caso di start up o per aziende in difficoltà nei primi 3 anni di vita). Ora, anche chi è già in attività da tempo potrà usufruirne. Novità anche per quanto riguarda il limite massimo e la durata del finanziamento, con il primo innalzato da 40 mila a 100 mila euro e la seconda spostata da 7 a 15 anni.

Quali le opportunità per gli imprenditori?

“La piccola imprenditoria è la spina dorsale del sistema economico e produttivo italiano e le pmi rappresentano il cuore del nostro tessuto economico” afferma Trani. I dati confermano questa visione: secondo il Rapporto regionale pmi 2021 di Confindustria, Cerved e Intesa Sanpaolo, infatti, in Italia le società di capitale che occupano meno di 250 persone, hanno un fatturato annuo non superiore ai 50 milioni di euro e un bilancio inferiore ai 43 milioni di euro sono circa 160mila. “Complessivamente, la forza delle pmi italiane è evidente: esse riportano un fatturato complessivo di oltre 1 miliardo di euro, 247 milioni di euro di valore aggiunto e 4,5 milioni di addetti” aggiunge Trani.
L’esperienza della pandemia è stata provante per il settore che, secondo il Rapporto annuale sull’economia e finanza dei distretti industriali 2020 di Intesa Sanpaolo, ha riportato un calo del fatturato del 12,2%. Non solo: il 25,2% delle imprese ha avuto una marginalità negativa. Circa la metà di esse ha potuto fare affidamento sulla liquidità interna per appianare le perdite, ma le restanti hanno fatto ricorso a moratorie o finanziamenti garantiti a tassi agevolati, quando possibile. Nonostante un forte rimbalzo nel 2021 stimato all’11,8%, il recupero del comparto potrebbe essere parziale (pari ad un -3% rispetto al fatturato aggregato del 2019).
“In questa fase di ripresa, perciò, il microcredito, un ambito a volte trascurato o visto come non così strategico per la ripartenza, presenta grandi potenzialità e può giocare un ruolo fondamentale per la riduzione della disoccupazione e lo sviluppo economico” continua Trani. “Tramite l’accesso al microcredito, i piccoli imprenditori possono infatti ricevere know-how e servizi di assistenza finanziaria più idonea alla situazione e alle necessità”.

Impact investing anche per le Pmi

I benefici del microcredito non riguardano tuttavia solo gli imprenditori. A trarne vantaggio possono essere anche quegli investitori interessati all’impatto finale dei propri portafogli. “In un momento in cui il modello economico e sociale è messo sotto la lente di ingrandimento per cercare di modificarne le storture passate, la capacità della microfinanza di avere un grande impatto sociale e di contribuire in maniera decisiva allo sviluppo imprenditoriale e all’inclusione finanziaria va valorizzata al massimo” evidenzia Trani. Le evidenze lo confermano: circa il 16% degli istituti di microfinanza osservati dall’European microfinance network in uno studio del 2020 eroga ad esempio prestiti legati alla transizione e all’efficientamento energetico. “Il microcredito ricopre inoltre un ruolo nell’ottimizzazione dei consumi” conclude Trani. “È il caso di finanziamenti finalizzati all’acquisto di attrezzature o autovetture di nuova generazione. Nell’eventualità in cui la capacità dell’imprenditore di rimborsare il credito non è dimostrabile, Mikro Kapital ha introdotto anche il car sharing, una soluzione ai problemi di mobilità che rientra però nelle logiche di sviluppo ecologico”.

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