Le aziende non perdono la bussola Esg, ma arrancano sulla biodiversità

Matilde Sperlinga
15.3.2023
Tempo di lettura: 3'
Nonostante un anno molto complicato, la maggior parte delle aziende hanno continuato a mantenere un focus sulla sostenibilità. Dall’Analyst Survey 2023 di Fidelity International emergono margini di miglioramento ad esempio sul tema della biodiversità

Il 2022 ha indubbiamente messo a dura prova l’impegno delle aziende sul fronte sostenibilità. I venti avversi del mercato tra rialzo dell’inflazione e veloce risalita dei tassi di interesse, hanno rischiato di mettere in secondo piano le questioni ambientali, sociali e di governance (Esg).


Dall’Analyst Survey 2023 di Fidelity International emerge invece che il focus sul mondo green non è scomparso. “Oggi quasi tutte le aziende considerano i temi Esg e li ritengono una priorità”, conferma un analista di Fidelity. È indubbio che la forte incertezza abbia rallentato la transizione green nel breve periodo, mentre lo sguardo di lungo periodo punta sempre più all’indipendenza energetica.


Neutralità di carbonio ancora un obiettivo lontano

Nel complesso le aziende stanno migliorando la loro comunicazione sui temi Esg, anche sotto la spinta dell’interesse dimostrato dagli investitori. Tuttavia una cosa è parlarne, un’altra è tradurli in un progresso reale e, purtroppo, non siamo ancora a buon punto. Dalla ricerca di Fidelity International risulta che solo il 22% delle aziende trattate raggiungerà la neutralità di carbonio entro il 2030. Il dato positivo, però, è che sembra che le imprese stanno migliorando nella valutazione di cosa sia necessario per raggiungere il net zero. Gli analisti di Fidelity prevedono che il 42% delle aziende globali raggiungerà la neutralità carbonica entro il 2040 e il 68% entro il 2050. Certo si tratta di un viaggio ancora lungo, ma le fondamenta da cui partire sono sempre più solide.




E, proprio a sottolineare questa propensione verso la sostenibilità, sono sempre di più le aziende che hanno deciso di inserire parametri Esg nella retribuzione dei dirigenti e le banche che pubblicano report ad hoc (Task Force on Climate-related Financial Disclosure), così da spiegare chiaramente i rischi e le opportunità legate al cambiamento climatico.


La natura chiama, aziende ancora indietro sulla biodiversità

Nonostante secondo la stragrande maggioranza (90%) degli analisti di Fidelity le aziende sono sempre più propense a trattare questioni ambientali, sociali e di governance, vi è un settore ancora fortemente trascurato, quello della biodiversità.

La Conferenza sulla Biodiversità dell’ONU, che si è tenuta a Montreal a dicembre 2022, ha cercato di far aprire gli occhi sulla difficile situazione in cui si trova il nostro pianeta: nel giro di poco più di cinquant’anni (dal 1970 a oggi), la biodiversità ha subito un crollo devastante del 69%, stando al Living Planet Report 2022. Ad esempio, solo negli Stati Uniti, un terzo dei laghi è inquinato e, se si va ad analizzare l’acqua che scorre nei fiumi, la percentuale sale quasi al 50%, secondo le stime dello U.S. Environmental Protection Agency e la situazione non migliora in Europa dove il 60% dell’acqua non raggiunge lo standard di qualità.

Le iniziative per la tutela della biodiversità sono, purtroppo, ancora in fase iniziale: solo l’8% degli analisti prevede che le aziende ridurranno il loro impatto negativo sulla biodiversità terrestre entro i prossimi 12 mesi e la quota scende al 6% se l’obiettivo è la protezione della biodiversità oceanica. Tuttavia, “la gestione di acqua e rifiuti ha benefici più diretti per le aziende da un punto di vista di risparmio dei costi, pertanto le stesse tendono a essere più motivate su questo fronte”, sottolineano gli analisti di Fidelity.


Il lavoro da fare è sicuramente ancora tanto, ma se le aziende sono riuscite a mantenere il focus anche durante un anno molto impegnativo come il 2022, significa che la voglia di cambiamento in ottica green è molto forte.


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