Il Dragone si sta svegliando? 3 fattori da tenere d’occhio

Dopo una prima metà del 2022 in salita a causa della dura reazione di Pechino al diffondersi della variante Omicron, le autorità cinesi sembrano determinate a rilanciare la crescita economica. L’analisi di Carmignac

Pechino è all’opera per far ripartire la sua economia e per farlo è pronta a invertire la rotta su molte delle scelte prese sinora. Dalle politiche sanitarie a quelle monetarie, passando per quelle fiscali e legislative, i policy maker cinesi hanno infatti deciso di mutare il proprio atteggiamento. “Si tratta di una posizione realmente in contrasto con gli altri principali blocchi economici – spiega Kevin Thozet, Portfolio advisor e membro del Comitato d’Investimento di Carmignac – e nei confronti del proprio rigore, che da oltre un anno sta ampiamente penalizzando i mercati azionari cinesi”. Ecco le principali misure. 

Cina, 3 elementi da osservare 

1. L’allentamento della politica ‘zero covid’ 

Tra fine maggio e le prime settimane di giugno, le autorità cinesi hanno interrotto i lockdown imposti in molti grandi centri urbani (su tutti quello di Shanghai, rimasto chiuso al resto del mondo tra aprile e giugno 2022). Alla fine dello scorso mese, infatti, riporta Bloomberg, tra le 50 città più importanti a livello economico, solo un distretto dell’area di Shenzhen era soggetto a limitazioni stringenti. Inoltre, a fine giugno il governo ha deciso di ridurre il periodo di quarantena per coloro che entrano nel paese da 21 a 7 giorni. 

2. Politiche monetarie espansive 

Dal punto di vista delle politiche monetarie, lo scorso aprile la Banca popolare cinese ha ridotto i coefficienti di riserva obbligatori (Reserve requirement ratio, Rrr, ovvero le risorse che le banche private nazionali sono obbligate a versare presso le rispettive banche centrali) e i tassi di interesse di riferimento sono stati ulteriormente diminuiti una seconda volta a maggio, così come quelli sulle linee di credito a medio termine (medium-term lending facility, mlf). Con tali scelte, “l’obiettivo perseguito dalle autorità – spiega Thozet – è quello di stimolare l’economia attraverso il sostegno agli investimenti e alla domanda immobiliare. Questo approccio rappresenta un elemento di bilanciamento rispetto alle scelte intraprese dalle banche centrali dei paesi sviluppati”. A sostegno della lettura di Carmignac è anche un pool di esperti intervistati da Reuters, secondo cui né il mlf né l’Rrr dovrebbero cambiare nel corso del 2022. Nella stessa direzione procede l’immissione di liquidità nei mercati a opera della Banca popolare cinese, che nel mese di giugno è stata pari a circa 5,2 mila miliardi di yuan (775 miliardi di dollari), il più alto valore registrato su base annua dal 2017. 

3. Agevolazioni fiscali 

A partire dalla seconda metà dell’anno, prosegue l’analisi dell’esperto della casa di gestione parigina, si dovrebbe assistere ai risultati positivi delle azioni di Pechino volte ad alimentare la domanda interna, come ad esempio la riduzione della pressione fiscale sulle piccole imprese, che rappresentano l’80% dell’imprenditoria urbana cinese, e le misure di sostegno alle famiglie con redditi più bassi. 

In conclusione 

Infine, sia in patria che all’estero gli stessi vertici di Pechino hanno più volte asserito l’intenzione di agire con urgenza e fermezza rispetto alla situazione economica nazionale. Nonostante il Prodotto interno lordo del paese per il secondo trimestre del 2022 si sia limitato a una crescita dello 0,4% rispetto al q2 2021, un dato più basso rispetto all’1% previsto, il Dragone sembra intenzionato ad agire contro un qualsiasi possibile spettro di recessione. Lo scorso maggio, infatti, il primo ministro cinese Li Kequiang ha lasciato intendere una politica di ‘tolleranza zero’ (anche) nei confronti di un decremento del Pil. “Tutti questi fattori – conclude Thozet – potrebbero, in ultima analisi, sostenere l’economia cinese”.

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