La transizione energetica si trova a un bivio. Mentre il cambiamento climatico continua a evidenziare l’urgenza di azioni concrete, il contesto politico e normativo globale presenta ostacoli e incertezze. Tuttavia, per gli investitori attenti, le dinamiche in corso offrono opportunità strategiche di crescita e rendimento.
In questo scenario, Tal Lomnitzer, Senior Portfolio Manager di Janus Henderson Investors analizza lo stato attuale della transizione energetica, individuando i settori più promettenti e le aree di maggiore criticità. La domanda di energia a basse emissioni è in costante aumento e, nonostante alcuni rallentamenti politici, la traiettoria di lungo termine sembra confermare l’espansione delle fonti rinnovabili e delle soluzioni innovative. Investire in questo settore non è più solo una questione ambientale, ma anche una scelta di competitività e redditività nel medio-lungo termine. Vediamo perché.
L’impegno crescente verso le zero emissioni nette
Le aziende stanno assumendo un ruolo sempre più attivo nella riduzione delle emissioni di carbonio. La tendenza è chiara: negli ultimi anni, un numero crescente di aziende della Forbes Global 2000 ha adottato obiettivi di zero emissioni nette. Questo sviluppo è cruciale, poiché tali aziende sono responsabili di circa il 20% delle emissioni globali incorporate. Nonostante le differenze nei metodi di misurazione e nei target specifici, la direzione generale è verso un impegno più stringente e diffuso.
“Secondo le stime, entro il 2050 quasi il 90% del PIL globale sarà coperto da qualche forma di impegno per la neutralità carbonica – osserva Lomnitzer – segno di una tendenza irreversibile nel panorama degli investimenti sostenibili. L’adozione di politiche di sostenibilità non riguarda solo le grandi aziende, ma si sta diffondendo anche tra le PMI, spinte dalle normative e dalle aspettative di clienti e investitori“.
La triplice sfida della transizione energetica
Affrontare la transizione energetica richiede un equilibrio tra tre fattori fondamentali: la competitività economica, l’approvvigionamento energetico e la riduzione delle emissioni di gas serra. Le tecnologie energetiche emergenti sono valutate in base alla loro capacità di rispondere a questa ‘triplice sfida’. In questo contesto, la competitività si traduce in energia accessibile, mentre l’anticoncorrenzialità è sinonimo di energia costosa: tra le soluzioni più promettenti si trovano il gas naturale liquefatto (LNG), l’intelligenza artificiale applicata alla gestione energetica, la digitalizzazione e il nucleare, quest’ultima particolarmente strategica in un’ottica di de-coupling da fornitori esterni come la Russia. Al contrario, soluzioni più costose come l’idrogeno verde e lo stoccaggio del carbonio sono considerate meno competitive nel breve termine.
“Tuttavia – commenta Lomnitzer – è importante notare che le economie di scala e gli sviluppi tecnologici potrebbero nel tempo ridurre i costi di queste tecnologie, rendendole più attraenti per il mercato. La decarbonizzazione non è solo una necessità, ma anche un’opportunità per chi investe in soluzioni innovative che garantiscono efficienza e sostenibilità”.
Il ruolo centrale dell’energia solare
Uno degli sviluppi più sorprendenti è la crescente competitività dell’energia solare, che ha visto un’accelerazione significativa negli ultimi anni. Grazie alla riduzione dei costi dei pannelli fotovoltaici e al miglioramento dell’efficienza, l’energia solare è oggi più conveniente di molte fonti fossili, sia negli Stati Uniti che in mercati emergenti come India e Cina, grazie all’inesauribilità virtuale dell’energia solare e al miglioramento e della tecnologia dei semiconduttori che ha portato a un maggiore efficienza e a una riduzione dei costi.
“La prospettiva è che la capacità solare continui a crescere rapidamente – spiega l’esperto della casa di gestione angloamericana – supportata dall’innovazione tecnologica e da politiche governative favorevoli. Secondo i dati più recenti, la capacità solare globale è destinata a triplicare entro il 2030, diventando una delle principali fonti di energia a livello mondiale. Inoltre, le nuove tecnologie di accumulo stanno migliorando l’affidabilità dell’energia solare, riducendo la sua variabilità e rendendola sempre più competitiva. Un ulteriore fattore chiave è il miglioramento nella produzione di materiali avanzati, come il silicio di nuova generazione, che potrebbe incrementare ulteriormente l’efficienza energetica e abbattere i costi”.
Anche l’introduzione dei dazi da parte degli USA potrebbe sostenere le aziende produttrici di pannelli solari statunitensi nei confini nazionali, migliorandone la reddittività grazie a margini più elevati.
Lo sviluppo dell’immagazzinamento energetico
Con l’aumento della produzione di energia rinnovabile, cresce anche la necessità di soluzioni di accumulo. Il calo del prezzo delle batterie agli ioni di litio, diminuito del 90% negli ultimi 13 anni, ha incentivato la diffusione di sistemi di immagazzinamento energetico su larga scala. Nel 2023, sono stati installati 60 gigawatt di capacità di accumulo, con previsioni che indicano un’espansione ancora più marcata nei prossimi anni, con la Cina leader a livello globale.
“Tuttavia – spiega Lomnitzer – secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, la capacità attuale è ancora insufficiente per mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 °C. Per raggiungere gli obiettivi climatici, sarà necessario installare circa 1.300 gigawatt di accumulo entro il 2030, una sfida impegnativa che richiede ingenti investimenti e innovazione continua. L’evoluzione delle batterie al sodio e delle tecnologie di supercondensatori potrebbe rappresentare una svolta cruciale, garantendo maggiore durata e stabilità delle reti energetiche”.
Trump? Non necessariamente un nemico della transizione
Sebbene il ritiro degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi e le dichiarazioni dell’amministrazione Trump possano suggerire un rallentamento delle politiche climatiche, il progresso della transizione energetica sembra proseguire indipendentemente dalle scelte governative.
“Le aziende private continuano a investire in energie rinnovabili e decarbonizzazione – aggiunge Lomnitzer – spinte da vantaggi economici e pressioni di mercato. Inoltre, l’adozione di tecnologie pulite non è più esclusivamente legata a incentivi statali, ma è guidata dall’efficienza economica e dall’innovazione“.
Il nucleare, sempre meno tabù
Dopo decenni di cattiva pubblicità, l‘energia nucleare sta emergendo come una soluzione strategica per garantire un approvvigionamento stabile e a basse emissioni. Grandi aziende tecnologiche, come Microsoft, hanno siglato accordi per l’acquisto di energia nucleare, dimostrando la crescente fiducia nel settore. I reattori modulari di nuova generazione promettono maggiore sicurezza ed efficienza, rafforzando il ruolo del nucleare nella transizione energetica globale.
“La diversificazione delle fonti energetiche, con un mix tra rinnovabili e nucleare – commenta Lomnitzer – appare sempre più necessaria per garantire stabilità al sistema energetico“.
Gli ostacoli ancora da rimuovere
Le catene di approvvigionamento delle materie prime critiche rappresentano una delle principali sfide per la transizione energetica. Metalli essenziali come rame, nichel, litio e terre rare sono fondamentali per la produzione di batterie e tecnologie pulite.
“Tuttavia – spiega l’esperto – l’estrazione e la lavorazione di questi materiali sono concentrate in pochi Paesi, creando rischi di dipendenza e volatilità nei prezzi. Investire in tecnologie di riciclo e alternative ai materiali tradizionali potrebbe mitigare questi rischi e garantire un accesso stabile alle risorse necessarie per la transizione“.
In conclusione
Nonostante le sfide politiche e regolatorie, la transizione energetica rimane un’area di grande interesse per gli investitori. Comprendere le dinamiche del settore e investire in soluzioni sostenibili e competitive rappresenta una strategia vincente per il futuro. La corsa verso le zero emissioni nette offre opportunità significative, sia per la crescita economica che per la tutela ambientale. Le politiche di incentivazione, l’innovazione tecnologica e l’aumento della consapevolezza pubblica giocano un ruolo determinante nel plasmare il futuro della transizione energetica, creando nuovi scenari di investimento a lungo termine. Gli investitori attenti possono beneficiare di questa trasformazione, posizionandosi strategicamente in un mercato destinato a espandersi nei prossimi decenni.