Se ci fosse un Oroscopo da consultare per conoscere le sorti dei mercati finanziari per il nuovo anno, probabilmente si ridurrebbe a una sola frase: il 2025 sarà un anno di molti cambiamenti. Dalle politiche monetarie divergenti all’insediamento di Donald Trump, passando per il conflitto in Ucraina e la crisi in Medio Oriente, il panorama globale presenta incognite significative che influenzeranno le scelte degli investitori. Ma per cercare nuove opportunità in un anno già incerto – ancor prima del suo inizio – vale la pena guardare al mercato obbligazionario, come sostiene Jim Cielinski, Global Head of Fixed Income di Janus Henderson Investors.
Contesto economico e inflazione: cosa aspettarsi nel 2025
Nel 2025, l’economia globale dovrebbe mantenere un ritmo di crescita moderato. Stati Uniti, Europa e Cina stanno mostrando segnali di stabilità che le scagionerebbero da qualsiasi rischio di una recessione. E l’inflazione, finora, ha mostrato una costante tendenza al ribasso.
“Tuttavia, la minaccia di dazi arrivata da Trump e gli sgravi fiscali introdotti negli Stati Uniti potrebbero influenzare la distribuzione della crescita economica. Il ciclo disinflazionistico che ha caratterizzato l’ultimo anno e mezzo è ormai giunto al termine. E le principali banche centrali potrebbero continuare ad allentare le loro politiche monetarie nel breve termine, anche se molto dipenderà dal raggiungimento degli obiettivi di inflazione negli Usa (al di sotto del 2%)”, spiega Cielinski.
È inevitabile che la vittoria dei Repubblicani alle presidenziali Usa abbia cambiato le regole del “gioco” e avrà diverse implicazioni a livello globale. Soprattutto dalla data effettiva dell’arrivo del tycoon alla Casa Bianca.
In più, le dichiarazioni di Powell nell’ultima riunione della Banca centrale statunitense preannunciano un deciso cambio di strategia rispetto ai mesi precedenti. Le proiezioni dei membri della Fed vedono un dimezzamento delle stime dei futuri tagli, sia per il 2025, sia per il 2026. I prossimi mesi (e anni), quindi, saranno caratterizzati da una certa prudenza.
“La combinazione tra dazi, proroga dei tagli di imposta e nuovi sgravi fiscali, insieme alle riforme in materia di immigrazione, sono fonti di reale preoccupazione, perché possono rallentare eccessivamente la crescita dell’occupazione negli Usa nei prossimi 2-3 anni. Senza dimenticare la minaccia trumpiana di una deregolamentazione che potrebbe diventare un freno per la crescita del PIL statunitense”, aggiunge.
Investire nel 2025: strategie per il mercato obbligazionario
Considerando il cambio di atteggiamento da parte della Fed e, in generale, un possibile scenario caratterizzato da un allentamento delle politiche monetarie da parte delle banche centrali, le obbligazioni possono essere una scelta attraente per gli investitori.
“Un contesto simile fornirà un sostegno importante alle obbligazioni, ma a nostro avviso i tassi rimarranno più alti di quanto non siano stati finora, per diverse ragioni. L’inflazione ha toccato il fondo, i dazi sono dietro l’angolo e i flussi di capitali internazionali stanno diventando meno favorevoli. E non solo. I livelli di debito pubblico e l’offerta di credito sono in aumento. Queste ragioni spiegano perché secondo noi i tassi di interesse rimarranno alti, ma non vanno confusi con i motivi che porteranno a una loro continua ascesa”, spiega Cielinski.
Il ruolo dei deficit
C’è un aspetto curioso che ha caratterizzato il mercato obbligazionario negli ultimi anni e cioè il basso livello di default, vale a dire la bassa incidenza di fallimenti societari. Ma cosa significa?
“Un deficit pubblico rappresenta una redistribuzione di risorse: il disavanzo di un ente pubblico diventa il surplus di qualcun altro, sostenendo indirettamente i profitti delle aziende. Questo è un effetto spesso sottovalutato del finanziamento in disavanzo che ha contribuito negli ultimi anni a mantenere stabili i mercati del credito.
Inoltre, le imprese, pur beneficiando di sgravi fiscali e incentivi, si trovano comunque in una posizione finanziariamente solida grazie a una forte domanda per il loro debito. E questo ha permesso di attrarre investitori interessati ai rendimenti elevati offerti dalle obbligazioni societarie” – continua.
I tassi di default delle imprese dovrebbero rimanere bassi nel 2025 e questa stabilità sarà sostenuta da diversi fattori: fondamentali aziendali solidi, un mercato del credito privato in espansione e politiche monetarie accomodanti delle banche centrali.
Per concludere
Secondo gli esperti di Janus Henderson Investors, diversificare le posizioni obbligazionarie può essere cruciale per affrontare il nuovo anno.
“Consigliamo di diversificare le posizioni obbligazionarie, approfittando dei rendimenti allettanti. Nel 2025 questi strumenti dovrebbero affermarsi nuovamente come fonti di stabilità in portafoglio. Per esempio, gli strumenti cartolarizzati e alcune opportunità nei mercati emergenti offrono potenziale di rendimento, ma richiedono un’attenta selezione dei titoli. E con la graduale contrazione degli spread, sarà un vantaggio avere esposizione a una gamma di attivi più variegata”, conclude.
Insomma, il 2025 porterà cambiamenti significativi, ma con delle strategie ben ponderate le obbligazioni potranno essere interessanti da guardare per trovare rendimenti e stabilità, anche in uno scenario incerto.