Mercati, le cinque lezioni della crisi Ucraina

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In circostanze come quelle di un conflitto bellico, le previsioni saltano, ma da esperienze come queste c’è sempre molto da imparare

La Russia sembra essere pronta a tutto per far valere le sue posizioni di politica estera. Il mondo occidentale l’ha già isolata sul fronte finanziario, escludendo alcune banche nazionali dal sistema Swift. La prima conseguenza sulle Borse è stato un crollo dei titoli bancari, mentre quelli della difesa sono cresciuti, alimentati dalla corsa agli armamenti

We Wealth prova a fissare i punti fermi per affrontare con lucidità la turbolenza sui listini, mentre gli eventi evolvono rapidamente

Diversi scontri bellici hanno segnato la storia recente, con un impatto effimero sui mercati. Il conflitto in Ucraina, però, potrebbe condurre a conseguenze disastrose, dal momento che la Russia, una potenza nucleare, si è dimostrata pronta ad usare la forza per far valere le sue posizioni di politica estera.

La sua esplicita minaccia è di usare tutto il suo arsenale contro chi oserà ostacolarla. Mentre gli eventi corrono rapidamente, la prima settimana della “guerra ucraina” ha dato un sonoro schiaffo ai mercati finanziari, che devono fare i conti con le sanzioni e la marginalizzazione dell’economia russa. Il Paese, infatti, è molto rilevante nell’esportazione di diverse materie prime, a partire da quelle energetiche. L’esclusione di alcune importanti banche russe dal sistema Swift ha colpito, di riflesso, le azioni bancarie in Europa e in Italia vanificando il rally delle precedenti settimane. Mentre ci si avvicinava a tutto questo, gli editoriali geopolitici hanno peccato spesso di ottimismo. Prima del riconoscimento delle due repubbliche autoproclamate del Donbass da parte di Putin, la maggioranza degli analisti, fra cui il presidente dell’Ispi, Giampiero Massolo, riteneva improbabili mosse eclatanti come un’annessione de facto. Alla Russia “non conviene”, si diceva. Eppure è successo. Così il Guardian, dopo, asseriva che Putin, con il Donbass e la Crimea (annessa nel 2014) avesse “già ottenuto ciò che voleva”: improbabile, dunque, che invadesse militarmente tutta l’Ucraina. A meno di 24 ore da quelle analisi, però, i carri armati russi hanno iniziato a puntare verso Kiev. Anche se le conseguenze di lungo periodo sono ancora da scoprire, quanto osservato finora può invitare gli investitori ad alcune riflessioni, utili per affrontare la gestione del risparmio nel modo più lucido possibile.

  1. Anche le previsioni finanziarie più accurate possono rivelarsi totalmente fuori strada. Che si si trovi di fronte a periodi relativamente tranquilli o turbolenti, le previsioni sono un esercizio che molti definiscono velleitario. All’inizio di quest’anno gli analisti avevano definito l’inflazione e il rialzo dei tassi d’interesse da parte delle banche centrali come i fattori principali in grado di indirizzare il destino dei mercati. La geopolitica da diversi anni aveva avuto ripercussioni limitate e di breve termine, che difficilmente erano riuscite a impensierire gli investitori. Finora, la debolezza dell’azionario si è rivelata superiore alle attese precedenti alla crisi ucraina. Non mancherebbero le ragioni “storiche” per essere ottimisti: nel caso dello choc legato al covid-19 i mercati si sono mossi rapidamente verso l’alto grazie ai provvedimenti espansivi delle banche centrali e dei governi. Tuttavia, distendere le relazioni con la Russia, dopo quanto avvenuto in Ucraina, sicuramente non sarà un processo rapido e, forse, nemmeno possibile. Per diverso tempo la politica internazionale e rischi per la sicurezza torneranno protagonisti dei destini finanziari. E contro la guerra, purtroppo, non si è mai trovato alcun vaccino.
  2. In ogni momento, sui mercati si aprono opportunità. Nei primi due mesi dell’anno lo scenario geopolitico ha ribaltato le sorti di alcuni settori che, negli anni della pandemia, erano rimasti indietro fra le preferenze degli investitori. Sul fronte azionario europeo, che in generale è stato colpito da forti vendite, hanno guadagnato terreno i titoli del settore difesa e aerospace. L’indice Euro Stoxx Defence, da inizio anno al 2 marzo, ha guadagnato il 7,60% mentre, nello stesso periodo, l’Euro Stoxx 600 ha perso l’8,7%. Anche il comparto Oil & Gas dell’indice settoriale S&P ha ottenuto performance in netta controtendenza, grazie ai rincari delle materie prime energetiche: un +24,13% il risultato dell’indice al primo marzo, a fronte di un calo del 9% registrato dal Dow Jones.
  3. La diversificazione continua ad essere una necessità. La forza con la quale alcuni settori del mercato hanno saputo reagire invita a nuove riflessioni su quanto sia importante la diversificazione del portafoglio anche a livello di settori. Per quanto impopolari, le armi o i combustibili fossili restano ancora necessari e le strategie che puntano ad escluderli di netto non sono buone per tutte le stagioni.
  4. Contrariamente a ogni (legittima) previsione di inizio anno, l’oro e i metalli preziosi, asset che non producono rendimento come le azioni o i bond, hanno avuto un nuovo momento di splendore – nonostante i rialzi dei tassi d’interesse riducano la loro attrattiva. L’incremento dell’incertezza e i maggiori timori di conflitto bellico hanno ribaltato tutte le precedenti considerazioni.
  5. Bitcoin è spesso definito l’oro digitale, per le sue caratteristiche di incorrutibilità e scarsità. Ma non si comporta da bene rifugio, essendo un asset altamente volatile. Così da inizio anno al 2 marzo ha ceduto complessivamente circa il 6% ma con crolli e balzi repentini anche del 20%in poche ore. Nel momento dell’intervento militare russo si è mosso assieme alle azioni, cioè verso Sud, perdendo circa il 12%, ma a una settimana dal primo giorno di guerra aveva già ampiamente recuperato il terreno perso.

Questo articolo è tratto dal numero del magazine We Wealth di marzo

Gli articoli pubblicati sono stati realizzati da giornalisti e contributors di We Wealth e vengono forniti a Poste Premium a scopo informativo.


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