Il settore dei beni di lusso, dopo due anni di crescita da capogiro, sta affrontando una fase di stabilizzazione che ha suscitato dubbi e timori tra gli investitori. La domanda da parte dei consumatori, in particolare cinesi, si è indebolita, i ricavi sono in calo e le pressioni geopolitiche e fiscali complicano ulteriormente il panorama. Tuttavia, uno sguardo più attento rivela che il quadro complessivo potrebbe riservare nuove opportunità per chi è disposto ad aspettare. Kevin Thozet, membro del Comitato d’Investimento di Carmignac, ci spiega perché.
La pressione sui ricavi e le speranze deluse
Negli ultimi mesi, il comparto dei beni di lusso ha visto un calo dei ricavi, con gli investitori che hanno dovuto rivedere le loro aspettative di crescita. Le speranze di una rinascita alimentata dai consumatori cinesi si sono affievolite, così come l’idea che il settore potesse continuare a crescere a ritmi pari a tre volte il pil. I prezzi delle azioni, che avevano raggiunto i massimi storici, sono scesi, spingendo alcuni investitori verso una posizione più difensiva.
“Se a questo si aggiungono l‘aumento dei costi di produzione, le costose trasformazioni digitali e l’acuirsi delle tensioni geopolitiche – osserva Thozet – il quadro che si delinea è piuttosto inquietante. Ma se si scava un po’ più a fondo, è chiaro che il lupo non è alla porta”.
Le dinamiche di ciclo,..
“Per gli investitori, il ritmo della ripresa delle vendite sarà fondamentale. Ma l’angoscia non è solo legata alla top-line, anche l’EBIT conta. Una crescita del 2% o del 6% farà una grande differenza”.
Il lusso è un settore fortemente dipendente dai costi fissi, che rappresentano circa i due terzi dei costi totali. A questo si aggiunge l’aumento dei salari, i costi delle materie prime in continua crescita e, in Occidente, l’indicizzazione all’inflazione dei contratti di locazione. Per aziende come Hermès, che continuano a vedere una crescita delle vendite superiore al 5%, le pressioni sono gestibili. Tuttavia, per altre società, in cui i costi crescono più velocemente delle vendite, la situazione diventa più complessa.
“Il settore del lusso ha la reputazione di tagliare le spese ai minimi del ciclo e di spendere troppo ai massimi del ciclo. Ed eccoci di nuovo qui. Le vendite hanno raggiunto il picco per la maggior parte delle aziende del lusso e i margini stanno rallentando ovunque”.
...e l’incognita della legge di bilancio francese
L’intenzione della legge di bilancio del neo insediato Governo Barnier per il 2025 è quella di introdurre un aumento temporaneo del 10% dell’imposta sulle società per le entrate superiori a 1 miliardo di euro e del 20% per le entrate superiori a 3 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti i potenziali effetti negativi di un’ulteriore imposta sul reddito sui cittadini di più elevato standing patrimoniale, ossia coloro che sono più inclini ad acquistare beni di lusso.
“Secondo le nostre stime, tali misure ridurranno del 2% gli utili per azione dei gruppi francesi del lusso nel 2025”.
LVMH, considerata un simbolo del settore, dovrà affrontare una decelerazione della crescita, prevista al 2,5% nel terzo trimestre, con segnali positivi provenienti sia dalla pelletteria e parfums-beautè, sia dal segmento wine-spirits. Anche per Kering e Burberry si attende una crescita simile, ma in un contesto di difficoltà, con ricavi in calo a doppia cifra e l’impellenza di tagliare i costi.
I primi della classe
Hermès rimane un’eccezione positiva, con una crescita del 10% in gran parte dei mercati extra Asia, sostenuta dalla domanda per pelletteria e prêt-à-porter. La strategia di prezzo equilibrata ha permesso al brand di non allontanare i clienti, a differenza di altri concorrenti. Anche L’Oréal, grazie alla maggiore percentuale di costi variabili, è in una posizione più solida rispetto ad altri player del lusso, pur aspettandosi un rallentamento nella crescita dei ricavi top line.
Segnali incoraggianti per il futuro
Nonostante le sfide a breve termine, le prospettive per il 2025 appaiono più ottimistiche.
“Per gli investitori disposti a pazientare e in grado di guardare oltre il muro delle preoccupazioni – conclude Thozet – il prossimo anno si prospetta interessante per il settore del lusso, grazie a diversi fattori di spinta. La domanda offshore cinese dovrebbe essere ravvivata dall’aumento di fiducia della classe media derivante dalla ripresa fiscale e del mercato azionario, il miglioramento della traiettoria economica degli Stati Uniti e dell’Europa e la scarsa elasticità del volume delle vendite alle variazioni di prezzo rappresentano infatti importanti fattori di spinta per il 2025”.
In conclusione, in assenza di un atterraggio duro dell’economia, nel 2025 i ricavi dovrebbero passare da “rallentamento verso la normalizzazione” a “crescita verso la normalizzazione”.