In un’epoca segnata da guerre e tensioni commerciali, il rumore di fondo rischia di oscurare i veri driver dei mercati. In una simile situazione, riuscire a capire cosa succederà da qui ai prossimi mesi sembra quasi impossibile e ancora più complesso potrebbe essere discernere il rumore di sfondo dagli obiettivi reali degli investitori. Essere investiti, ogni giorno e ogni ora da notizie in merito a dazi, inflazione, crescita economica e geopolitica non è semplice. Ma invece che lasciarsi ingannare dalle news dell’ultima ora, che solitamente hanno vita molto breve, è più importante che mai concentrarsi sui fondamentali. E in tal senso, secondo Flavio Carpenzano, Investment director reddito fisso di Capital Group, il credito investment grade, continua a godere di una posizione privilegiata. Ecco perché:
1. Fondamentali solidi
Nonostante le ondate di volatilità che stanno attraversando il mercato le società continuano a dimostrarsi in un ottimo stato di salute. Fondamentali robusti, solidità e continuità della domanda sono sicuramente i tre ingredienti fondamentali per la forza di questa asset class, contribuendo a mantenere gli spread ridotti.
Guardando agli Stati Uniti, nonostante le giornate nere che hanno appena attraversato la Borsa, le mega cap del settore tecnologico “presentano un indebitamento minimo e che, solitamente, finanziano il reinvestimento nelle loro attività mediante il flusso di cassa disponibile. Di conseguenza, sono sostanzialmente indifferenti alle decisioni in materia di tassi di interesse da parte della Federal Reserve (Fed) USA”, spiega l’esperto.
Ma a fare davvero la differenza, è stato l’approccio prudente che hanno tenuto le imprese negli ultimi anni. I bilanci aziendali sono stati gestiti infatti con molta attenzione, posizionando le imprese nel miglior modo possibile per superare le sfide poste da un contesto macroeconomico così incerto.
2. Cambia il contesto, ma i governi si adattano
I cambiamenti geopolitici ed economici che stanno colpendo l’Europa non sono un fulmine a ciel sereno, alcuni segnali evidenziano infatti che i governi europei ne avevano già preso atto, iniziando ad adeguare le loro politiche. La Germania è l’esempio perfetto in tal senso: facendo eco al ‘whatever it takes’ di draghi, il neo-eletto cancelliere Merz ha annunciato un drastico cambiamento della politica fiscale. Questo non dovrebbe avere un effetto diretto solo sulla locomotiva d’Europa, ma dovrebbe fornire un impulso positivo alla crescita dell’Eurozona e dell’UE in generale.
3. Europa camaleontica: pronta ad adattarsi a tutto
Molti Paesi europei sono nella traiettoria dei dazi commerciali e, proprio per la loro natura di esportatori, potrebbero soffrirne molto. Anche in questo caso, la Germania è l’esempio perfetto. Tuttavia, il pessimismo e la preoccupazione potrebbero non essere necessari. Alcuni settori, come quello della difesa, potrebbero riequilibrare l’economia del Paese. Inoltre, non sarebbe la prima volta che la Germania esce forte anche da periodi di incertezza economica, come lo shock petrolifero degli anni ’70. A far alzare le speranze sono le piccole e medie imprese: “Il Mittelstand risulta particolarmente adatto a individuare nuove opportunità e a reinventarsi convertendo la produzione in linee di prodotto più sofisticate e tecnologicamente avanzate. Questo approccio più morbido si è dimostrato molto efficace in termini di adattamento e potrebbe aiutare l’economia tedesca a tornare a essere un punto di riferimento in questa nuova era”, suggerisce Carpenzano.
4. Le banche europee non cedono
A dominare il settore investment grade però non sono le imprese di manifattura o dell’intelligenza artificiale, ma le banche. Queste rappresentano infatti il 44% dell’indice. E le banche, dalla loro, vengono solo colpite indirettamente dai dazi. Questo peso specifico nel comparto investment grade conferma la necessità di analizzare con attenzione la resilienza del settore bancario, specialmente in un contesto soggetto a spinte protezionistiche
Nel complesso però, è normale che i dazi portino preoccupazione sui mercati, proprio per la loro natura fortemente imprevedibile. Infatti, non solo non è chiaro quando e se verranno attuati, ma anche il loro impatto. “Questa incertezza – conclude l’esperto – conferma l’importanza di garantire un’adeguata diversificazione all’interno del portafoglio, nonché una ricerca approfondita volta a individuare le opportunità idiosincratiche che dovrebbero offrire risultati in linea con i diversi possibili esiti”.