È stato pubblicato l’Energy Innovation Report 2020, realizzato dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano
Le imprese che operano nell’energetico si stanno sempre più concentrando sull’aspetto tecnologico, tramite operazioni di corporate venture capital e acquisizioni di nuove realtà innovatrici
Delle 600 startup analizzate il 55,5% ha sede in Europa, mentre il 34% è focalizzato sulla smart mobility
Gli investimenti di Corporate Venture Capital
Tra le aziende che operano nell’energy è sempre più diffuso il corporate venture capital (CVC), tipo di investimento che permette di entrare nel capitale di start-up con un’ottica non solo finanziaria ma anche di accesso privilegiato alle tecnologie sviluppate in seno alla stessa società innovatrice. Il report del Politecnico in relazione a questa tematica prende in esame tre tipi di imprese sul periodo 2015-2019: utility, fornitori di tecnologia e gruppi automotive. Proprio questi ultimi risultano essere i più attivi, sia per numero di deal che per volume investito, (248 investimenti CVC per un valore complessivo di 17,4 miliardi di dollari), con un’estrema polarizzazione nella smart mobility e nell’energy store. Con 6 miliardi di dollari investiti in 192 startup seguono i fornitori di tecnologia, incentrati anch’essi nella smart mobility ma non solo. Infine, le utility hanno effettuato investimenti per 2,2 miliardi nei confronti di 148 imprese target. Se smart mobility, anche in questo caso, è al primo posto per volume finanziato, smart building e renawable energy primeggiano per numero di deal.
Le principali startup innovative
Dalle 600 startup operanti nell’energy analizzate nello studio, emerge un’ampia eterogeneità sia in termini geografici che di settore. L’Europa è la più rappresentata coprendo il 55,5% del campione, seguita da Stati uniti con il 41,3%. L’Italia, con 18 startup, è al livello di Israele, Spagna, Svizzera e Belgio, ma ha numeri nettamente inferiori rispetto a Germania (56 startup), Regno Unito (49) e Francia (47). Per quanto riguarda invece i settori dove operano queste società, vi è una forte preponderanza di attività intraprese nella smart mobility (204, 34% del campione) anche se in flessione nel 2019, seguite da quelle nelle renewable energy (88, 15% del campione) ed energy storage (78, 13% del campione). Scarsamente rilevanti risultano invece le categorie smart grid (23 startup), smart building (22) ed energy efficiency/facility management (28), ambito tuttavia significativo nel contesto italiano.
L’energy acquisisce innovazione
Con riguardo alle acquisizioni di startup operanti nell’energy emerge un trend al rialzo, che ha portato a quadruplicare i numeri. Dalle 11 acquisizioni del 2015 si è passati alle 45 del 2019. La smart mobility è il settore più interessato da questo trend, passando dalle 4 acquisizioni di cinque anni fa alle 25 di oggi. Smart grid e renewable rnergy, benché in calo negli ultimi anni, costituiscono il 18% e il 9% delle acquisizioni. Le imprese energy sono state la maggiore categoria acquirente di queste startup, addirittura nel 92% dei casi per lo smart grid, mentre nell’energy efficiency/facility management si nota una ripartizione più bilanciata degli acquirenti.