Si sgonfia la voglia di Cina, ma tre motivi inducono all’ottimismo

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La Cina è tornata di colpo attraente dopo aver allentato la politica zero-Covid, ma il mercato azionario negli ultimi mesi ha subito una battuta d’arresto. Cosa aspettarsi adesso? Parola a Vontobel Asset Management

Il futuro economico della Cina forse non è così roseo come previsto da molti negli ultimi mesi. Qualche nube si intravede all’orizzonte e la spinta data dalla riapertura post lockdown da Covid appare al momento meno forte del previsto. Nomura e Barclays, dopo i dati deludenti sulla produzione industriale e sulle vendite al dettaglio, hanno deciso di tagliare le previsioni di crescita di Pechino per quest’anno, passando da un ottimista 5,9% al 5,5%.

Il Dragone continua ad essere un paese in forte crescita, solo con una ripartenza che si sta mostrando più lenta del previsto: guardando ad aprile, la produzione industriale, ad esempio, è aumentata del 5,6% su base annua, ai massimi da sei mesi e ben oltre il 3,9% raggiunto a marzo, un risultato che rimane positivo, ma inferiore al 10,1% previsto dagli analisti.

L’aria di ripresa chiama gli investitori

Di una cosa si può essere certi, il mercato attendeva con ansia il ritorno a una vita normale dopo la politica Zero-Covid adottata dal Paese, non deve quindi sorprendere l’entusiasmo post riapertura e il fatto che gli investitori hanno spostato la loro attenzione sui fondamentali, come la crescita degli utili e la redditività.

Tra fine ottobre 2022, uno dei mesi peggiori registrati dalla Cina, e fine gennaio 2023, le azioni del Dragone sono tornate a volare alto, con un rendimento superiore al 50% per l’indice MSCI China e vicino al 25% per l’indice MSCI China A Onshore. Cosa ha portato a questo rally improvviso? Alcuni esperti hanno sostenuto che il gran numero di investimenti fosse dovuto alla cosiddetta FOMO (fear of missing out, ossia paura di rimanere tagliati fuori), ma guardando ai risultati più recenti, con l’azionario cinese che ha praticamente azzerato i guadagni da inizio anno.

Ma, ancora una volta, non dovrebbe essere visto come un segnale di sfiducia verso le prospettive d’investimento legate alla Cina. “Tale inversione di tendenza è una normale reazione di mercato, poiché inflazione, rallentamento della crescita economica mondiale e tensioni geopolitiche continuano a destare preoccupazione tra gli investitori”, spiegano gli esperti di Vontobel Asset Management.

Segnali positivi arrivano da vari settori: a marzo si è registrata la più alta crescita mensile dell’attività manufatturiera da oltre 10 anni e, nello stesso periodo, i dati su servizi e attività di costruzione hanno toccato i massimi da maggio 2011, spingendo anche il settore immobiliare, da sempre al centro del dibattito rappresentando il 20% del PIL cinese.

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