Il Barolo Monvigliero della cantina Comm. G.B. Burlotto è il prodotto più noto di una delle cantine più storiche di Langa. Fu fondata nel 1850 a Verduno, da Giovan Battista Burlotto o “GiBi” come veniva
soprannominato.
L’allora Cavalier Burlotto, in seguito nominato Commendatore, con conseguente aggiornamento della ragione sociale, si distinse subito, in un tempo in cui era consuetudine vendere vino in damigiana o in botte, introducendo la pratica di vendere vino imbottigliato con il nome della tenuta ben visibile in etichetta sulla bottiglia dove tra l’altro figurava il termine francese Château. Il suo vino diventò presto così rinomato e buono al punto da diventare il fornitore ufficiale della Casa Reale di Savoia; grazie alla sua qualità vinse inoltre 32 medaglie – che compaiono sulla facciata ottocentesca della casa che tuttora ospita l’azienda, a Verduno e nel 1900 all’Expò di Parigi ottenne la medaglia d’argento, cosa non da poco per quei tempi.
L’azienda che è oggi guidata da Fabio Alessandria, quinta generazione, figlio di Marina Burlotto e Giuseppe Alessandria, possiede poco più di 16 ettari, di cui circa la metà destinati alla produzione di Nebbiolo, distribuiti su quattro comuni: Verduno, Barolo, Monforte d’Alba e Roddi. Fabio, enologo che ha condotto studi in Borgogna, ha il merito di aver introdotto in azienda le più moderne tecniche viticole ed enologiche e di essere stato al contempo capace di mantenere integri i valori storici della cantina quali classicità, sobrietà, equilibrio e precisione. Insieme al Barolo Monvigliero derivante da uve dell’omonimo cru, la cantina produce il Barolo Acclivi dalla selezione delle migliori uve dei cru Neirane, Rocche dell’Olmo, Boscatto e dello stesso Monvigliero dai terreni posseduti nel comune di Verduno, il Barolo Cannubi dal terreno posseduto nel comune di Barolo e il Barolo Castelletto in territorio di Monforte. Completano la gamma Barolo base, Langhe Nebbiolo, Barbera d’Alba, Dolcetto d’Alba, Langhe Freisa, Verduno Pelaverga e Langhe Sauvignon.
Il cru Monvigliero
Verduno è il comune più a Nord della zona del barolo con terreni attribuibili a diverse formazioni geologiche anche se quelle prevalenti sono le Marne di Sant’Agata fossili (Monvigliero) e la Formazione di Cassano Spinola (Neirane, Boscatto e parte di Rocche Olmo). Sono terreni calcarei con un’equilibrata presenza di argilla, sabbia e limo che consente una buona ritenzione idrica e che hanno la capacità di esprimere vini di grande equilibrio ed eleganza estremamente piacevoli da bere giovani, ma capaci, soprattutto nel caso dei barolo, e del cru Monvigliero in particolare, di evolvere armoniosamente nel tempo. Il cru Monvigliero è situato in direzione nord-est rispetto a Ver- duno. La collina del Monvigliero è completamente esposta a sud a circa 300 m di altitudine. Il terreno e l’esposizione fanno sì che questa zona sia sempre stata considerata particolarmente vocata per la coltivazione di nebbiolo da barolo. La vendemmia viene svolta a mano, al fine di preservare l’integrità del frutto e permettere, se necessario, una selezione delle uve che in seguito vengono trasportate in cantina in cassette da 20 kg. L’uva viene vinificata a grappolo intero (con uva non diraspata) in tini aperti di rovere francese con macerazione a cappello sommerso per circa 2 mesi. Per non lacerare il raspo la pigiatura dell’uva viene ancora effettuata con i piedi. La fermentazione malolattica e la successiva maturazione sono svolte in botti di rovere di Slavonia e Allier da 35-50 ettolitri per circa 3 anni. L’imbottigliamento viene effettuato solitamente in estate senza interventi di chiarifica o filtrazione e successivamente il vino riposa in cantina per almeno 9 mesi prima di essere commercializzato.
Un vino sempre più richiesto
Il Barolo Monvigliero di Burlotto è diventato un vino richiestissimo sul mercato secondario tanto che nonostante il 2016 sia uscito dalla cantina a 35 euro, oggi si compra a prezzi non inferiori a 700, il 2017 a non meno di 400 e il 2018, uscito da pochi mesi, a circa 500. Ho avuto la fortuna di assaggiare il 2016, un vero capolavoro di Fabio Alessandria, un vino complesso dalle note di mirtillo rosso e arancia sanguinella, toni balsamici e sentori di erbe officinali e liquirizia. In bocca il vino è avvolgente e preciso supportato da un tannino vellutato e vibrante, reso succoso da una fresca acidità. La sapidità tipica del Monvigliero assicura un allungo che dona grande persistenza per un retrogusto di ta- bacco, menta e liquirizia. E parliamo di un vino in grado di regalare molto di più per chi avrà la pazienza di tenerlo in cantina.
Tratto dal magazine We Wealth n. 53