L’aumento dei tassi d’interesse e l’inflazione che imperversa stanno facendo scappare gli investitori dagli asset rischiosi, criptovalute comprese
Giovedì 12 maggio il prezzo del bitcoin è sceso sotto i 26 mila dollari, il livello più basso degli ultimi 16 mesi, dopo aver perso il 29% del suo valore in soli sette giorni
Dai picchi dello scorso novembre il mercato delle criptovalute ha bruciato più di mille miliardi in capitalizzazione
La fuga degli investitori dagli investimenti rischiosi degli ultimi mesi non ha risparmiato neanche le criptovalute, spazzando via da novembre più di mille miliardi di dollari in termini di capitalizzazione crittografica. I 67 mila dollari e 4,8 mila dollari toccati rispettivamente da Bitcoin ed Ethereum lo scorso anno autunno sono infatti un lontano ricordo, con le due criptovalute più famose che, dopo una settimana da incubo, ora quotano ad un prezzo di circa il 55% inferiore rispetto a quei massimi raggiunti.
Giovedì il prezzo del bitcoin – prima di rimbalzare il giorno seguente di più del 6% – è sceso sotto i 26 mila dollari, il livello più basso degli ultimi 16 mesi, a conclusione di una settimana da incubo che ha lasciato gli investitori a bocca aperta. Per sette giorni consecutivi infatti la regina delle criptovalute ha chiuso in rosso perdendo il 29% del suo valore. Oltre ai timori legati all’inflazione e al conseguente aumento dei tassi d’interesse – combo che per alcuni porterà alla recessione – il mercato delle criptovalute è stato scosso dal tonfo di Terra, una stablecoin che è non si è rivelata essere stabile come promesso.
La valuta digitale, identificata con l’acronimo UST, che dovrebbe rispecchiare il valore del dollaro, mercoledì infatti è crollata a meno di 30 centesimi, facendo vacillare la fiducia degli investitori nel cosiddetto spazio finanziario decentralizzato. Tant’è che Luna, l’altra stablecoin del progetto Terra creata per mantenere stabile il valore di UST, riducendone la volatilità, ha cancellato il 99% del suo valore, arrivando ad essere scambiata a 4 centesimi. Gli investitori sono spaventati dalle implicazioni per il bitcoin. Come riporta la Cnbc, Luna Foundation Guard – un fondo creato dal creatore di Terra, Do Kwon – ha accumulato da miliardi di dollari in bitcoin per aiutare a sostenere UST in tempi di crisi. Il timore è che Luna Foundation Guard venda gran parte dei suoi bitcoin per sostenere la sua stablecoin in difficoltà.
Al netto del caso specifico di Terra, un altro fattore critico è proprio quello che il trading di criptovalute, un tempo appannaggio dei piccoli investitori, ora è dominato da investitori istituzionali come gli hedge fund, che hanno una maggiore capacità di muovere il prezzo delle valute digitali. Nelle ultime settimane, come il prezzo si è abbassato, sia gli investitori retail sia quelli istituzionali hanno venduto le loro posizioni. A riprova del minore appetito del mercato per le criptovalute, come emerge dalle ultime trimestrali, Coinbase, l’exchange crittografico quotatosi a Wall Street la scorsa primavera, ha comunicato di stare perdendo utenti. Ad un anno dalla quotazione, il titolo di Coinbase scambia ad un prezzo dell’82% inferiore rispetto al prezzo di chiusura della ipo.
Le conseguenze del crollo di Terra hanno fatto temere un contagio del mercato. Anche Tether, la più grande stablecoin del mondo, è scesa giovedì al di sotto del suo valore di riferimento di 1 dollaro, arrivando a 95 centesimi. Gli economisti temono da tempo che Tether possa non avere la quantità di riserve necessaria a sostenere il suo peg in dollari in caso di prelievi di massa. Ad ogni modo, per il momento il peggio sembra essere passato, con venerdì che è stata molto positiva per le criptovalute. Sia Bitcoin che Ethereum hanno recuperato più del 6% in una sol giorno.