I giovani italiani tra i 15 e i 30 anni vedono grigio: l’80% teme per le sorti del mondo (ma il 70% se ne sente responsabile personalmente e almeno la metà vuole agire in prima persona per provare a migliorarle)
Uno su due dichiara peggiorata la propria condizione personale e uno su quattro è preoccupato per il proprio lavoro più di ogni altra cosa, tanto che in molti si vedono costretti ad accettare posizioni lavorative non alla loro altezza o a emigrare all’estero
Preoccupati per il futuro del mondo (ma pronti a salvarlo)
“Lavoro, economia, situazione finanziaria: sono i temi tipici dell’età adulta a preoccupare i più giovani, segno che i ragazzi sono consapevoli, informati, interessati al proprio futuro – dice Ivan Mazzoleni, ceo di Flowe – La crisi seguita al Covid-19 ha comportato un incremento della sensibilità dei giovani, ancora più attenti di prima al mondo che li circonda, inteso come società, ma anche come Pianeta, tanto che è la salute dell’ecosistema una delle priorità da loro indicate”.
L’80,8% degli intervistati si dichiara preoccupato per il futuro del mondo (il 42,6% è molto preoccupato), il 66,4% è preoccupato per il proprio futuro (22% molto preoccupato) e il 54,2% è preoccupato per il futuro della famiglia (15,6% molto preoccupato). Emergono come impattanti a livello personale i problemi economici e di lavoro (25,6%), seguiti, al secondo, posto, dalla salute (15,8%) e, al terzo posto, dalle ricadute psicologiche del Covid-19 (ansia, depressione e solitudine: preoccupazione per il 10,6% degli intervistati).
Allargando lo sguardo a una sfera più generale, i problemi più sentiti sono la crisi economico-finanziaria internazionale (per il 77,1), il cambiamento dell’economia mondiale (peggiorati secondo il 72,8%), la debolezza o l’assenza di relazioni e la solitudine (70,5%), la salute (61,6%) e l’ambiente (55,7%).
Per il 64,4% degli intervistati tutti sono, inoltre, chiamati a essere responsabili e ad affrontare le problematiche ambientali: attraverso la raccolta differenziata, ma anche cercando di limitare gli sprechi di elettricità (64,4%) e di acqua (59%), facendo acquisti ecologici (45,4%), preferendo prodotti di aziende attente all’ambiente (32,4%) e spostandosi con i mezzi pubblici (36,6%).
L’importanza di agire in prima persona
Alle preoccupazioni non si associa dunque scoraggiamento e i ragazzi non sembrano disposti ad arrendersi, ma avvertono il futuro come una propria responsabilità: il 71,9% degli intervistati credono, infatti, che la qualità della vita che li attende dipenda da sé, dalle proprie scelte e dal proprio impegno (il 26,1% solo da sé stessi e il 45,7% principalmente da sé stessi e solo il 6,7% è convinto che dipenda invece da altri) sono pronti ad agire in prima persona per migliorare l’avvenire (il 47,2% evidenzia spirito attivo e proattivo rispetto al 22,6% di passività). La speranza sembra però emergere maggiormente quando si pensa ad un futuro a lungo termine come a dire che superata la crisi tornerà il ‘sereno’ nelle nostre vite: pensando al futuro fra 5 anni, infatti, l’ottimismo prevale sul pessimismo (38,8% vs 33,0%) così come la serenità sulla paura (36,8% vs 31,8%).
La priorità è il lavoro (sul quale il timore aumenta)
Circa la metà degli intervistati (44,8%) dichiara che la situazione è peggiorata rispetto al 2019 (per il 12,2% è, addirittura, molto peggiorata) e prevale un sentiment negativo, con alto pessimismo (40% rispetto al 33% di ottimismo) e paura (38,6% rispetto al 31,8% di serenità), che i ragazzi associano alla crisi economica, sanitaria e sociale derivata dalla pandemia.
Così se in generale il futuro – almeno quello a breve termine – è avvertito dai giovani come incerto, resta ferma per loro l’importanza a livello personale del mondo lavorativo: il 47,9% considera il lavoro come l’aspetto prioritario per il proprio futuro, superiore anche all’importanza data ad amici (45,4%) e famiglia (44,9%). La disillusione verso la società italiana e lo scoraggiamento verso il mondo del lavoro, avvertito come problematico, complesso, non aperto a sufficienza ai giovani e alle loro esigenze sono forti: 2 ragazzi su 3 dicono di dover accettare lavori non all’altezza (64,4%) e di vedere la scelta del lavoro all’estero come una necessità (62,7%), mentre 1 giovane su 3, nonostante sia abituato a prefiggersi obiettivi per il proprio futuro, non è convinto delle scelte che ha fatto per raggiungerli.
Anche in questo ambito, però, la soluzione esiste e sta nella proattività. Secondo questi Millennial ogni persona può impegnarsi per affrontare il problema della disoccupazione, principalmente attraverso la formazione (scolastica per il 41,6%, continuativa e specializzante per il 59,5%).
“I ragazzi di oggi sono consapevoli e proattivi, ma necessitano di strumenti per orientarsi – conclude Mazzoleni – per mettere in pratica, con azioni concrete, ideali altrimenti astratti; per migliorare le proprie capacità grazie al dialogo con esperti di svariati settori; a costruire, passo dopo passo, il futuro che desiderano. In un periodo storico così complesso stanno emergendo due tipi di consapevolezza: la necessità di proteggere il nostro pianeta e l’evidenza che con la tecnologia molti lavori per l’uomo finiranno, mentre molti altri se ne creeranno. Se le generazioni precedenti hanno dovuto cercare un lavoro, le nuove generazioni dovranno crearlo. Oggi abbiamo posizioni lavorative che non trovano competenze, segno che occorre un cambiamento culturale”. Se non ora, quando?