La città della cultura: il caso Milano

21 MIN
19 Maggio 2025
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Quanto il fattore culturale contribuisce alla crescita di una città? Ne parlano, nella terza puntata della serie ideata e prodotta da Deloitte Private e We Wealth, Ernesto Lanzillo, Deloitte Private leader e Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura del Comune di Milano, con la moderazione di Teresa Scarale, caporedattrice Pleasure Asset di We Wealth

In Italia, il supporto dell’operatore pubblico ha una rilevanza essenziale nelle attività legate all’arte e alla cultura. Quali sono gli indicatori che misurano la forza di questo impulso? Quelli economici misurano gli introiti, diretti e indiretti. Ma riuscire a rendicontare anche la capacità aggregativa degli eventi culturali darebbe maggior valore all’attività che viene svolta dal pubblico (magari in combinazione col privato).

Il significato di impatto ormai non è solo economico, ma ben più ampio. Ne è convinto anche l’assessore alla Cultura del Comune di Milano, per il quale è fondamentale investire nell’impatto di arte e cultura nello sviluppo delle città. La città della cultura però non è fatta solo di grandi investimenti strutturali che migliorano la fruizione della cultura e la crescita culturale di un capoluogo come Milano; è fatta anche di associazionismo, di terzo settore, di realtà che apparentemente svolgono un ruolo microscopico, ma che sommato ai tanti altri soggetti che partecipano alla vita culturale della città diventa macroscopico.

Il mondo dei privati ha un ruolo importantissimo: Milano viene citata come capitale del pubblico-privato, due sfere essenziali della vita politica ed economica della città, solo apparentemente distanti. Quando si riescono a far dialogare le due dimensioni, i risultati sono notevoli. Si pensi solo ai grandi collezionisti, imprenditori, industriali, che a un certo punto hanno sentito l’esigenza di restituire qualcosa a Milano come forma di gratitudine: molto numerose sono nel capoluogo lombardo le delibere di donazione. Milano vanta anche una lunga tradizione di fondazioni di origine bancaria che supportano le grandi istituzioni. Si pensi solo alla Scala, al Piccolo Teatro, alla Triennale.

Il rapporto fra pubblico e privato, a Milano, è virtuoso. È un esempio a livello nazionale: le metriche per misurare questi impatti stanno cambiando. Si pensi al PNRR, che fra due anni dovrà dare rendicontazione di come sono stati spesi i suoi fondi e di che ritorni hanno avuto. Ma si potrebbe per esempio chiedere ad ATM di quanto aumentano i flussi di passeggeri quando viene inaugurata una nuova struttura culturale (biblioteca, teatro o museo che sia). Sono concetti importanti per tutti gli stakeholder. Per dire, Milano è una città che accoglie circa 400.000 studenti. Nel 2024 si sono superati i tre milioni di visitatori ai musei civici e alle mostre organizzate in città. Partecipare alla vita dei musei cittadini ha un impatto economico piuttosto contenuto.

Milano è una città in cui il mecenatismo è progetto di lungo periodo e non contribuzione una tantum. È e resta la porta dell’Europa.

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