Brexit, il futuro degli intermediari

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Quali scenari Brexit apre per gli intermediari? Risponde Nunzia Melaccio, equity partner di Gentili & PartnersLa Brexit sconvolge gli intermediari che lavorano in Gran Bretagna o che dalla Gran Bretagna lavorano in Europa e apre l’incertezza di quello che accadrà. Ci sono due scenari: soft Brexit e hard Brexit. Quello che ci interessa di più è che l’esito politico di questa negoziazione avrà un impatto sugli operatori finanziari, per cui bisogna seguirlo in maniera costante e sapere anche quali potrebbero essere le aree maggiormente colpite. Sicuramente, per coloro che prestano servizi di investimento, la Brexit è dirompente perché la Gran Bretagna diventerà un Paese terzo e dovrà avere accordi di cooperazione e di collaborazione forti per poter lavorare in Europa. Se questo non dovesse esserci il 29 marzo alle 23, questi operatori avranno di fronte a loro un problema importante da risolvere.

Come si stanno preparando le autorità di vigilanza?

Le autorità di vigilanza sanno benissimo di dover dare una risposta agli operatori. Nello specifico la FSA – l’autorità di vigilanza inglese – scrive sul proprio sito che, se ci sarà un’hard Brexit, è già disposta a dare un riconoscimento temporaneo per continuare ad operare in Uk a tutti quegli operatori europei che sono già lì presenti, dando degli slot entro i quali dovranno ovviamente avviare le procedure per essere autorizzati. Se invece ci sarà soft Brexit, ci sarà una reciprocità nell’andare a scrivere quegli accordi di collaborazione tra due parti che oggi sono in Unione e per cui facilmente potranno continuare a collaborare in futuro. In conclusione, le autorità giocano un ruolo essenziale nel far comprendere all’Unione e al governo inglese perché è importante che trovino un accordo.

Verso quali aree si muoveranno gli intermediari?

La Brexit apre scenari di incertezza. Ci sono tante aree geografiche pronte ad accogliere questa incertezza ripagando con un sistema di strutture e di regolamentazione stabile che possono essere molto attrattive per gli operatori che vivono questa necessità di trovare un’alternativa. Il Lussemburgo, tra tutti, sta facendo il ruolo del leone perché sicuramente è un Paese che ha sempre avuto una forte dedizione verso il mondo finanziario. Non è un caso che l’associazione per il risparmio gestito inglese, proprio con il finanziamento di Luxembourg for Finance, abbia recentemente pubblicato un video in cui racconta i grandi vantaggi del Lussemburgo. Ci sono poi anche la Francia e la Germania che stanno beneficiando di questa possibile uscita della Gran Bretagna dall’Europa. Fa eccezione l’Italia, perché non ha avuto modo di concentrarsi su quelle riforme utili ad attirare non solo gli individui ma anche le società finanziarie che volevano riposizionarsi nel nostro Paese, ed è davvero un peccato perché tantissime iniziative che sono presenti in Gran Bretagna vedono proprio gli italiani come relativi promotori.

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