Fed sulle orme della Bce (per far contento Trump)

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Nel secondo podcast di We Wealth abbiamo intervistato Filippo Diodovich, market strategist di IG Italia, per provare a capire come si muoverà la Fed il 30 e 31 luglio. Falco o colomba, l’ispirazione sembra proprio che arriverà da Mario Draghi

Mario Draghi rimane colomba fino alla fine. Nella riunione della Bce dello scorso 25 luglio ha precisato che l’accomodamento monetario è ancora necessario e che il board è pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti per garantire che l’inflazione si muova nella direzione giusta. Per capire il significato di queste parole e cosa dobbiamo aspettarci dall’imminente riunione della Fed, abbiamo intervistato Filippo Diodovich, market strategist di IG Italia.

Proviamo a fare un punto sulla riunione della Bce, quali sono gli elementi più importanti che sono emersi?

É stato un meeting molto interessante quello della Bce: il governatore Mario Draghi ha dato dei dettagli molto importanti sulle prossime azioni che l’istituto di Francoforte farà nei prossimi mesi. Lo stesso Draghi ha confermato che le condizioni economiche dell’Eurozona sono peggiorate, ha espressamente detto che il settore manifatturiero è quello che ha più preoccupato i banchieri centrali. Visti anche i recenti dati che hanno confermato una contrazione del comparto, soprattutto del settore automobilistico. Tensioni legate a fattori geopolitici, alle tensioni commerciali fra Stati Uniti e Cina che hanno peggiorato un po’ tutti i rapporti commerciali tra i vari Paesi; il rallentamento delle attività che ha portato i banchieri centrali a essere convergenti nella decisione di promuovere un nuovo pacchetto di stimoli monetari per promuovere l’economia di Eurolandia. Quindi Draghi ha confermato un po’ le attese della vigilia promuovendo questa politica monetaria molto accomodante, il posizionamento della banca centrale europea sarà accomodante per moltissimo tempo, almeno fino alla metà del 2020.

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Mario Draghi – presidente Bce

A sette anni da ‘whatever it takes’ di Mario Draghi gli stimoli sono allora ancora necessari?

Il ‘whatevere it takes’ del discorso di Mario Draghi di Londra arrivava dopo una situazione molto più critica di quella attuale. Arrivavamo da una crisi debitoria, dalla Grecia, da una profonda spaccatura nell’Europa e una possibile crisi dell’Area Euro. Oggi non abbiamo la stessa situazione, però ai Paesi europei servono ancora gli stimoli monetari. Non è stato ancora sufficiente il piano di quantitative easing terminato a fine 2018, Draghi è quindi determinato ad agire, proprio per rilanciare la ripresa economica in Europa con tutti i mezzi a sua disposizione. E’ chiaro che la Bce non può fare tutto da sola, infatti lo stesso governatore ha ricordato che i Paesi europei dovranno portare avanti riforme strutturali e i Paesi ad alto debito come l’Italia dovranno continuare con politiche di risanamento dei bilanci.

A proposito di Paesi che hanno ancora molto da fare, la situazione in Italia è in via di miglioramento? Lo spread si sgonfia ma il quadro politico è ancora incerto e spaventa i mercati.

Lo spread si è sgonfiato notevolmente, siamo scesi ben al di sotto dei 200 punti base. Possiamo tirare un respiro di sollievo ma bisogna ricordare che sono tutti gli spread europei che stanno scendendo: se noi confrontiamo la nostra economia alle altre europee, il Portogallo ha uno spread di 75, la Spagna intorno a 60, la Francia a 20. Il Governo italiano e le principali autorità politico economiche hanno ancora tanto da fare, soprattutto nel portare avanti delle riforme strutturali come quella della giustizia, lo sbloccare i cantieri delle grandi opere. Tutto questo per aiutare il rilancio della crescita economica italiana. É vero però che grazie al pacchetto di misure che la Bce sta preparando avremo meno tensioni perchè molto probabilmente comprerà titoli di Stato italiani. Bisogna sempre mantenere l’allarme sempre elevato, sempre se dovesse esserci una crisi di Governo che al momento non ci auguriamo perchè bisogna dare continuità alle politiche che sono state portate avanti ma se dovessimo assistere a una crisi di Governo e quindi a un possibile ritorno alle urne, dobbiamo far presente che per l’Italia i principali pericoli arrivano dalla legge di bilancio.

Cosa succede nel frattempo in Germania?

Anche la Germania è in forte peggioramento, soprattutto per quanto riguarda il settore automobilistico, come dicevamo, ma anche le banche. La crisi di Deutsche Bank, la principale banca tedesca, sta procedendo con un piano di risanamento e ristrutturazione molto ambizioso e impegnativo. Quindi anche le misure di aiuto della Bce possono portare dei vantaggi alla Germania, alle banche tedesche. Il Paese dovrà, come l’Italia, essere brava a portare avanti delle riforme strutturali e una politica fiscale più espansiva rispetto al passato per rilanciare l’economia che al momento è all’ultimo posto per quanto riguarda la crescita. Appena davanti all’Italia.

Cosa conterrà il pacchetto annunciato da Draghi e quando potrebbe prendere il via?

Potrebbe essere annunciato già nel prossimo meeting. Noi crediamo che Mario Draghi vorrà presentare il pacchetto di misure lui stesso e non aspettare l’arrivo di Christine Lagarde.

Sappiamo che il mandato scade a fine ottobre e che quindi il governatore ha solo due meeting, quello del 12 settembre e quello del 24 ottobre. Riteniamo che già a settembre promuoverà questo pacchetto che comprenderà sia un taglio sui depositi – da 10 o 20 basis point – e porterà anche un piano di tiering. Porterà poi avanti un programma di stimoli monetari sia con acquisto di titoli, di corporate bond – anche bancari. Sarebbe un ulteriore aiuto al comparto bancario e impedirne una crisi.

Una volta rilasciate queste misure quali possiamo immaginare saranno gli effetti sui mercati finanziari e anche sull’economia reale?

Vedremo reazioni immediate su tutti i principali mercati finanziari: sull’azionario specie sulle banche, tutti gli indici con iniezione di liquidità saranno favoriti. Ci sarà una diminuzione delle tensioni sul mercato obbligazionario, con ulteriore diminuzione dei rendimenti e con un aumento dei prezzi dei titoli e poi sul mercato valutario. Tanta liquidità sul sistema vuol dire riduzione del valore dell’euro rispetto alle altre valute internazionali: vedremo scendere il cambio euro/dollaro. Non sarà felice Donald Trump che ha già accusato Draghi di essere un concorrente sleale salvo poi dire che vorrebbe un Mario alla Fed al posto di Powell. Perchè sono misure, a detta del presidente americano, fatte per svalutare valuta e questo renderebbe più competitive le imprese europee rispetto quelle americane.

A proposito di Powell: cosa dobbiamo aspettarci dalla Fed nelle prossime riunioni?

La Federal Reserve sembra aver ascoltato le parole di Trump e molto probabilmente abbasserà i tassi. La Fed rispetto alla Bce ha molto più strumenti, aveva già rialzato i tassi quindi ha più spazio per abbassarli anche in maniera forte. Al momento i mercati stanno scontando una riduzione dei tassi o di 25 o di 50 punti base, noi crediamo che li abbasseranno di 25 portandoli nel range del 2 – 2,25%. Questo sarà una misura che favorirà soprattutto i mercati azionari. Abbiamo visto che le trimestrali americani hanno superato le previsioni. Donald Trump sarà quindi contento del governatore Powell, anche perchè si prepara alle elezioni presidenziali del prossimo anno e avere Wall Street che registra nuovi record è sicuramente un bel biglietto da visita da presentare nella prossima campagna elettorale.

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