Al momento sul nostro pianeta convivono sette diverse generazioni, un fenomeno unico nella storia, ma che, molto probabilmente, diventerà la norma. La demografia, in tal senso, non è più un tema di fondo, la longevità sta diventando a tutti gli effetti uno dei trend dirompenti più rilevanti del nostro tempo. L’aumento delle aspettative di vita non significa solo vivere più a lungo, ma avere nuovi obiettivi, nuovi bisogni e nuovi desideri, cambiamenti che hanno un impatto su qualunque aspetto della vita, da quella privata a quella collettiva.
Non si tratta di una novità, sono anni che i demografi sottolineano come la società sia sempre più vecchia e longeva, entro il 2050 ci saranno più di 2miliardi di persone over 60. In quest’ottica, oggi è il momento giusto per cominciare a capire qual è la traiettoria della nostra vita, quali sono gli impatti sociali sull’economia, sul lavoro, sul tema delle pensioni, sul tema dei consumi e su ogni minimo aspetto della nostra quotidianità.
É necessario cambiare la prospettiva di vita, invece che chiedersi quando si andrà in pensione, vale la pena darsi obiettivi diversi, chiedendosi come si potrebbero sfruttare 15, 20 o 30 anni di vita in più in salute. Per esempio, potrebbe trattarsi di avviare un progetto imprenditoriale, dedicarsi a una passione accantonata o impegnarsi in attività di mentoring per le nuove generazioni. In Paesi come il Giappone, che si trova già oggi a convivere con una società molto longeva, iniziative come il “Silver Startups Program” stanno incentivando i pensionati a diventare imprenditori sociali, offrendo risorse e supporto dedicati.
Il cambiamento demografico è diventato un tema urgente anche per il settore del wealth management e, proprio per questo, è stato al centro di una delle tavole rotonde del Wealth Management Summit, organizzato da We Wealth a Milano. Un sistema di gestione unico, standard per tutti, non è più sufficiente, ma non solo, anche la classica divisione generazionale potrebbe non essere abbastanza: il modello di gestione della vita deve evolversi superando le tradizionali categorie, seguendo i tempi e non rimanendo cementato in una classificazione non più sufficiente. Insomma, Giovanni Andrea Incarnato, Italy Wealth & Asset Management Sector Leader di EY ha spiegato che “non basta più segmentare la popolazione per fasce d’età come Boomer o Millennials, ma è necessario strutturare un approccio flessibile, capace di adattarsi alle esigenze individuali. La pianificazione per obiettivi e il fine-tuning continuo sono fondamentali per garantire un welfare al passo con i cambiamenti di vita.”
Il wealth manager deve diventare un partner del benessere, il bastone della vecchiaia a cui affidarsi: per rendere questo cambiamento possibile, è necessario favorire da oggi investimenti privati in infrastrutture e servizi di cura per le patologie senili. Un simile approccio permetterebbe di creare valore in tutta la catena, sia per gli investitori sia per il sistema sanitario nel suo complesso, contribuendo al contempo a migliorare la qualità della vita di tutti.
Si tratta di un tema più caldo che mai in Italia, secondo gli ultimi dati di Eurostat, il Paese tricolore è infatti il più vecchio dell’Unione europea, con metà della popolazione di età media superiore ai 48 anni. Insieme al Portogallo, l’Italia ha la più alta percentuale di residenti con più di 65 anni, pari al 24%. In una simile situzione, il modello pensionistico potrebbe diventare insostenibile. Quindi, guardando al futuro del nostro Paese, diventa fondamentale un profondo ripensamento, anche partendo dal concetto di decumulo: accumulare risorse per la pensione non è più sufficiente, diventa necessario pianificarne l’utilizzo in modo da mantenere la qualità di vita anche nella fase Silver, ovvero dopo il pensionamento. Ed è proprio qui che il wealth management entra in gioco: compito degli esperti è quello di aiutare le persone a trovare valore non solo nel sostentamento, ma anche nella prevenzione dei rischi sanitari legati all’età avanzata. É quindi necessario un approccio più olistico alla longevity, dove l’integrazione delle dimensioni sociali e sanitarie è fondamentale.
In un mondo in continua trasformazione e dove è necessario cambiare prospettiva, l’uso di nuove tecnologie per la gestione dei dati diventa fondamentale. Questo è chiaro a Silvia Agnelli, Senior Managing Director, Consulting & Engineering di DXC Technology Italia, azienda che ha avviato collaborazioni strategiche per migliorare la gestione dei dati e costruire modelli flessibili che seguano il cliente in ogni fase della vita. In tal senso, i dati diventano quindi essenziali per creare percorsi di valore che si adattino all’intero ciclo di vita e senza una distinzione rigorosa per generazioni. Ma non solo, le nuove tecnologie giocano un ruolo cruciale anche in un percorso educativo: la formazione continua ha infatti un ruolo determinante nel mantenere la popolazione attiva e produttiva, anche nella terza età. Quindi, di fondamentale importanza è creare opportunità di apprendimento continuo, un punto essenziale affinché le persone possano mantenersi attive all’interno della società, anche fuori dal contesto lavorativo. Questo aspetto, sostenuto anche da piattaforme educative dedicate, è particolarmente importante per un welfare che valorizzi le competenze delle generazioni più anziane.
La conclusione a cui giungono i due esperti è chiara: il wealth manager del futuro dovrà essere più di un semplice consulente finanziario. Incarnato e Agnelli convergono sull’idea di un wealth management capace di rispondere in modo dinamico alle esigenze di una società longeva, diventando un vero e proprio partner di vita, pronto a sostenere sia la dimensione patrimoniale sia quella del benessere personale.