Le rendite finanziarie non sono tutte uguali agli occhi del fisco: alcuni titoli e prodotti godono di trattamenti privilegiati, che permettono allo Stato di indirizzare nella direzione desiderata le scelte di investimento dei cittadini. Il caso più evidente è quello dei titoli di Stato: i guadagni realizzati grazie ai Btp sono tassati meno della metà rispetto alle obbligazioni emesse da società o alle azioni, ossia il 12,5% contro il 26%. Chi avesse guadagnato 100 euro in cedole di Btp e altri 100 in dividendi azionari o conti deposito bancari, avrebbe intascato, una volta pagate le tasse sulle plusvalenze, 87,5 euro nel primo caso e 74 euro nel secondo.
Questo vantaggio mette i titoli governativi (anche quelli degli altri Paesi, purché inclusi nella ‘white list’) su un piano preferenziale quando si devono confrontare i rendimenti di varie opzioni di investimento, incoraggiando gli investitori a finanziare lo Stato e contribuendo a tenere più bassi i costi di finanziamento che gravano su tutta la comunità.
Gli altri strumenti finanziari a tassazione ridotta
Non è l’unica corsia preferenziale rispetto all’aliquota ordinaria sulle plusvalenze al 26%. Ad esempio, tutti i rendimenti maturati nei fondi pensione vengono tassati solo al 20%. In questo caso, l’idea è quella di incoraggiare chi ha la possibilità di risparmiare a mettere da parte risorse privatamente per la sua pensione: questo potrebbe ridurre gli oneri del settore pubblico limitando il peso dei futuri assegni sociali.
E ancora: esistono vantaggi fiscali notevoli anche per chi investe in Piani individuali di risparmio (Pir). Questi prodotti finanziari, che sono costruiti con requisiti ben precisi affinché contengano al loro interno azioni di aziende italiane medie e piccole, prevedono una completa esenzione dalla tassa sulle plusvalenze per chi li detiene in portafoglio per almeno cinque anni. In questo caso l’obiettivo è favorire l’utilizzo dei risparmi delle famiglie italiane a beneficio delle piccole e medie imprese italiane con più ridotto accesso ai capitali – essenziali per la crescita.
Nella tabella in basso è possibile confrontare, in un colpo d’occhio, le principali tassazioni sulle pluvalenze dei vari titoli e prodotti finanziari, ma anche investimenti di altro tipo.
Scegliere come investire solo per un risparmio fiscale? Meglio di no
Come We Wealth ha avuto modo di illustrare in passato, chi ha dei risparmi da parte dovrebbe evitare di decidere l'investimento solo sulla base della tassazione eventualmente agevolata. Ad esempio, è bene ricordare che le azioni nel lungo periodo hanno molte più probabilità di generare guadagni importanti, rispetto ai titoli di Stato - anche se si tiene conto delle imposte più onerose. Allo stesso tempo, prodotti come i Pir non dovrebbero costituire una parte preponderante del portafoglio, in quanto non permettono una efficace diversificazione al di fuori dei confini nazionali. E' importante, infatti, ridurre il rischio che le sorti degli investimenti siano collegate a un solo Paese o a un solo settore.
Per la stessa ragione anche i Btp, un investimento fiscalmente conveniente, dovrebbero essere affiancati da altri strumenti obbligazionari: ad esempio, titoli di Stato di altri Paesi con un rating più elevato appartenenti all'Eurozona o comunque denominati in euro – il che elimina l'imprevedibilità dei tassi di cambio.