I gestori di fondi d’investimento globali sono sempre più ottimisti sulla rotta dell’economia globale, e il 38% crede che non ci sarà alcun rallentamento economico (nel gergo, scenario “no landing”): di conseguenza, i livelli di liquidità nei portafogli dei fund manager a gennaio si mantengono ai minimi dall’aprile 2021 (3,9%) per il secondo mese consecutivo. È il segno di un ottimismo che, storicamente, quando raggiunge questi livelli espone il mercato azionario a un rischio di correzione a breve termine: quando i livelli di liquidità scendono sotto il 4%, ed è accaduto 12 volte nei monitoraggi condotti da Bank of America, le azioni globali sono scese mediamente del 2,4% nel mese successivo al segnale e dello 0,7% nell’orizzonte a tre mesi.
È un quadro ancora di forte propensione al rischio quello che emerge dal nuovo sondaggio dei gestori realizzato da BofA fra il 10 e il 16 gennaio, e che ha coinvolto 214 gestori con 576 miliardi di dollari in gestione. Anche se, va detto, l’esposizione alle azioni è un po’ diminuita: ora il 41% netto degli intervistati dichiara di essere “sovrappeso” sulle azioni (ossia con un’esposizione superiore al normale) rispetto al picco triennale del 49% toccato a dicembre.
Tassi: lo spauracchio di un nuovo rialzo Fed
Il miglioramento della fiducia sull’andamento dell’economia va di pari passo con il rischio che la Federal Reserve possa tagliare meno del previsto o, addirittura, alzare i tassi nel corso del 2025.
Nell’ultimo mese i cambiamenti più rilevanti nei portafogli dei gestori hanno riguardato una nuova rotazione dall’azionario Usa verso quello europeo: Stati Uniti e banche risultano le componenti più alleggerite nel confronto dicembre-gennaio, ma rimangono saldamente al terzo e primo posto, rispettivamente, nei posizionamenti attuali di portafoglio confrontati con l’allocazione media dell’ultimo ventennio. Si tratta, insomma, di un aggiustamento in cui, a livello generale, l’Eurozona resta nella parte “rossa”, ovvero meno apprezzata nell’allocazione di portafoglio. Il principale rischio estremo (o rischio di coda) attualmente descritto dal 41% dei gestori globali è proprio la possibilità che l’inflazione possa costringere a nuovi aumenti dei tassi.

Per il 36% dei gestori, inoltre, gli sviluppi negativi più probabili per gli asset rischiosi vedono in testa un aumento disordinato dei rendimenti obbligazionari, un fenomeno che farebbe scendere di prezzo i bond in portafoglio. A proposito di obbligazioni, infatti, l’esposizione riportata dai gestori è scesa ai minimi dall’ottobre 2022: il 20% netto dichiara di avere un sottopeso su questa classe di attivo. Il momento magico dei bond, quello che si sarebbe verificato con una decisa compressione di inflazione, tassi d’interesse e rendimenti, rischia di non verificarsi affatto, essendo stato rimandato di anno in anno dal 2023 in avanti.
La buona notizia, però, è che il “rally” dei bond non c’è stato perché Stati Uniti ed Europa sono riusciti a evitare la recessione.
Europa: gestori puntano su titoli finanziari (e immobiliare)
Sul miglioramento delle prospettive economiche sembra concordare anche il campione di gestori sondato da BofA in Europa: il 38% dei rispondenti considera il “no landing” lo scenario più probabile per l’economia globale nei prossimi dodici mesi, in aumento dal 6% di settembre scorso. Parallelamente, il campo del “soft landing” si è ridotto dal 79% al 50%, mentre quello del “hard landing” è sceso dall’11% al 5%. Il 44% dei gestori europei prevede un contesto macroeconomico caratterizzato da crescita robusta e inflazione persistente (“higher-for-longer”) e, di conseguenza, oltre un intervistato su quattro indica le politiche restrittive delle banche centrali come il principale catalizzatore di una correzione sui mercati, in aumento dall’8% di dicembre.
Ancora una volta, i tassi elevati alimentano quasi la speranza che l’economia non cresca “troppo rapidamente”. Una crescita economica troppo robusta potrebbe infatti indurre le banche centrali a mantenere i tassi alti per un periodo prolungato, penalizzando le aziende quotate. Questo scenario, riducendo le proiezioni sui profitti futuri delle imprese, esporrebbe i titoli azionari a una maggiore pressione di vendita sui mercati.
Dall’altro lato, anche in Europa, i settori azionari preferiti continuano a essere quelli più favoriti dai tassi d’interesse elevati: le banche, precedute solo dalle assicurazioni. Per il 15% dei gestori europei, i titoli finanziari e tecnologici, a pari merito, saranno i migliori in termini di performance nel 2025, seguiti da healthcare e utility.
Nonostante un generale ottimismo, per il 53% dei gestori europei le banche manterranno gli attuali livelli di profitto (erano il 42% a dicembre), e un più contenuto 35% continua a ritenere attrattivo il settore (in calo dal 42%).

Anche l’immobiliare sta guadagnando maggiore favore fra i gestori europei: pur essendo meno apprezzato nell’allocazione di portafoglio attuale, questo settore è in testa se si paragona l’attuale esposizione dei fund manager rispetto alla media storica, davanti alle stesse banche e alle utility.