
Manuela Maccia
Laureata alla Bocconi in economia politica nel 1998, nel 2008 ha ottenuto il riconoscimento del Cfa. È entrata a far parte del Gruppo Bnp Paribas nel 1998, dove ha ricoperto diversi incarichi internazionali. A gennaio 2020, a seguito della creazione della nuova divisione private & wealth management, è tornata in Italia, a Milano, come direttore investimenti (cio) della Banca Bnl Bnp Paribas. Ha vissuto gli ultimi 25 anni della sua vita personale e professionale tra l’Italia e la Francia. Spesso chi la conosce la definisce “la più francese delle italiane” e “la più italiana delle francesi”. Parigi resta la sua città dell’anima, ma ama molto vivere a Milano, sua città d’adozione (per lei che è di origini piemontesi).
A business breakfast – La Coupole
Quando è stato riaperto a metà giugno dell’anno scorso, dopo il primo confinement, è stata una festa per i parigini-parigini, quelli che amano la città e mai la tradirebbero per un trasloco in Bretagna. La Coupole è forse il più iconico ristorante parigino. Una colazione o un dejeneur può farvi venire alla mente quella canzone di Renaud, cantautore popolare tra i francesi un po’ agés, con il ricordo del lieve stordimento che ti prende quando bevi un calice: “Un verre d’alcool à la Coupole/pour faire du gringue à toutes ces dingues”.
Un’ora da solo in un bel posto – Musée Rodin
Nelle belle giornate di primavera potete passeggiare lungo i sentieri del Giardino delle sculture, tre ettari che circondano l’Hôtel Biron, un bellissimo palazzo del Settecento che nel 1919, due anni dopo la sua morte, lo Stato francese ha trasformato nel Musée Rodin. Uno straordinario omaggio museale ad Auguste Rodin, il padre della scultura moderna. Se, invece è inverno e magari piove, impiegate il vostro tempo libero passeggiando lungo i due nuovi percorsi del museo, il Jardin d’Orphée e il Jardin des Sources.
Un lunch formale con un cliente – Café de l’Homme
Anche se non siete un’americanina come la giovane pubblicitaria della serie Emily in Paris di Netflix, che al quarto episodio non sa resistere al suo fascino, Café de l’Homme è forse uno dei ristoranti più famosi della capitale. Gastronomia eccellente con una palette di prodotti ricercati “avec passion et riguer”, dalle ostriche di Bretagna alla carne e alla selvaggina delle Lande. Per noi italiani c’è una sorpresa: da qualche tempo il “plat-phare” è una “stracciatella des pouilles”, con burrata freschissima, proveniente dalla Puglia.
Un pranzo in pieno relax – Huguette – le Bistro de la Mer
Disegnato e arredato da un archistar dell’arredamento come Richard Lafond, è “un petit port d’ancrage” per chi vuole ritrovare, nel cuore storico di Parigi, “une parenthèse de vacances iodées”. Insomma, il “sapore di mare” che a noi italiani ricorda Gino Paoli e le vacanze felici degli anni ’60 e ai parigini le tanto amate vacanze al mare. La carta, tutta a base di pesce crudo e di ostriche, è all’altezza della promessa, ideale per un dejeneur o un apero con un cliente giovane in un ambiente “decontracté et délicieux”.
Un aperitivo trendy – Hotel des arts et métiers
Se l’albergo, realizzato in uno dei vecchi palazzi del Sentier, è un esempio di hotelerie cool (è stato disegnato dall’archistar franco-israeliano Raphaël Navot), il suo ristorante è una vetrina della gastronomia italiana. La carta promette la “convivialité et la gourmandise” della cucina italiana in un ambiente che ricorda quello di una “trattoria chic” (scritto proprio così, in italiano). E quindi carciofi alla romana per antipasto e tonnarelli cacio e pepe per l’entrée. All’ultimo piano, ci si può deliziare con i cocktail del bar Herbarium.
Un luogo ideale per incontri informali – Green River Cruises
Una gita sulla Senna è la soluzione ideale. Ma non su quei giganteschi bateaux mouches che sembrano i traghetti delle vacanze, ma su motoscafi di media taglia dove l’unico estraneo è il pilota, discreto e professionale. È quello che propone Green River Cruises, una piccola compagnia di navigazione fluviale nata nel 2012. Una gita (da un’ora a sei ore) sul grande fiume in assoluta tranquillità e intimità. Con aperitivi e verre di Champagne, ovviamente. Per famiglie, fidanzati o per meeting d’affari lontani da occhi indiscreti.
Una cena per incuriosire – Maison Baccarat
Anni fa, quando abitavo a Parigi, ho cenato nella Cristal Room con la mia famiglia e ho assaporato un soufflé di prugne mirabelle pasteggiando bollicine nel famoso calice Diamant, quello preferito dalla pianista americana Chloe Flower e che oggi fa parte di un cofanetto con altri cinque calici iconici della collezione che Baccarat mette in vendita nei suoi negozi (e anche online) sotto l’etichetta di Wine therapy set. Un piccolo lusso che gli amanti del vino non possono perdersi.
Una cena gourmet – L’Astrance
Il luogo ideale per godersi quelli che un blog raffinato di gastronomia come Luxeat definisce “des instants sublimes”: un piatto di asparagi “accarezzati dal vapore” con crema di avocado, una foglia di combava fritta con contorno di spinaci, o un piatto di ravioli di sedano con anguilla affumicata e aglio neri. Localino chicchissimo di Pascal Barbot. Per un decennio tre stelle Michelin (ne ha persa una, e non si capisce perché, nel 2019), nel 2012 San Pellegrino l’ha classificato al 18° posto tra i 50 migliori ristoranti al mondo.
L’ultimo locale alla moda – Le Brach
Al settimo piano di un palazzo haussmaniano e a due passi da rue de la Pompe, c’è una terrazza dove si possono assaggiare gli unici arancini allo zafferano iraniano di Parigi, fare un aperò con vista sulla città, la Torre Eiffel sullo sfondo, e – novità assoluta – fare un picnic nei pomeriggi soleggiati di primavera estate. Sembra di stare in campagna, “decontracté” sulla penthouse dell’Hotel Brach, con le sdraie, il pavimento di legno, un potager, un orto pensile e perfino un pollaio. Un mix, anzi, un mélange di lusso e di “pariginità”.
The place to be and be seen – Shabour
Un luogo insolito e inatteso, amato dagli allergici alle ambientazioni dei ristoranti stellati e troppo chic. Assomiglia al suo quartiere: pietre apparenti, cemento e acciaio, al lume di candela, atmosfera causy e luci basse. Ristorante anche festivo con musica cool, cocktail all’ultima moda e cucina da “shabbat”: pane hallah, olive e piccoli aperitivi proposti dai camerieri, in porcellane di Limoges e argenterie. Difficile scegliere talmente la carta deborda di gusti mediterranei, quindi conviene fare come tutti: ordinare e condividere!
Articolo tratto dal magazine We Wealth di luglio-agosto 2021