Dopo un 2024, se non addirittura due anni di rally per il mercato azionario, è lecito chiedersi per quanto questo ritmo rimarrà ancora sostenibile. Durante la presentazione dell’outlook, Paul Jackson, Global head of Asset Allocation di Invesco, è sembrato positivo, vedendo la vittoria di Donald Trump come una nuova linfa per questo settore, anche in vista di nuovi tagli dei tassi e della riduzione della regolamentazione.
Insomma, anche il prossimo anno potrebbe essere luminoso, con un continuo abbassamento dell’inflazione e tagli da parte della Federal Reserve. Inoltre, storicamente, nell’anno immediatamente successivo alle elezioni, i mercati azionari sono cresciuti con forza. Eppure non è tutto oro quello che luccica ed è impossibile ignorare i rischi.
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Stati Uniti: economia in crescita, ma troppo costosa
Sembra che nonostante tutto, l’economia statunitense continua a crescere, superando ogni aspettativa. I timori per una crisi economica stanno svanendo e il rischio recessione si allontana sempre di più. Eppure, benchè i titoli azionari portino a casa buoni rendimenti nella fase di ripresa economica, le valutazioni americane iniziano ad essere troppo elevate e il mercato sempre più concentrato. Quando il mercato statunitense è stato così costoso in passato, alla fine ha prodotto rendimenti scarsi nel medio termine. Diversa la situazione dei mercati emergenti che, invece, potrebbero portare a casa rendimenti superiori alla media.
Inoltre, è importante sottolineare, secondo l’esperto, che “non esiste una chiara relazione tra l’aliquota dell’imposta sulle società e i futuri rendimenti del mercato azionario; inoltre, i tagli fiscali non finanziati potrebbero peggiorare una situazione fiscale già disperata, con il debito pubblico che ha toccato tetti mai visti in precedenza. Inoltre, il protezionismo potrebbe spingere verso un nuovo aumento dell’inflazione, ridurre la crescita e rendere le aziende statunitensi meno efficienti”.
L’imposizione di dazi, ad esempio, non avrebbe solo un effetto deleterio sull’economia cinese ed europea, ma anche gli stessi Stati Uniti potrebbero soffrirne.
Nuvole all’orizzonte
Insomma, anche in assenza di recessione e con prospettive costruttive per il 2025, sono diversi i rischi a cui gli investitori devono prestare attenzione. Ad esempio, non sono solo gli Stati Uniti a soffrire di profondi buchi nei conti pubblici, buchi che dovranno essere sanati, anche a discapito della crescita. In un simile scenario, l’economia globale potrebbe diventare sempre più fragile, al punto da non riuscire ad affrontare una potenziale guerra commerciale.
Se a questo si aggiunge anche il rischio di un’inflazione in crescita, sotto il prossimo governo Trump, con il conseguente crollo del dollaro, è facile farsi prendere dal panico. Nel mercato però è sempre una questione di equilibrio tra venti di coda che spingono la crescita e venti contrari che la rallentano. In quest’ottica, secondo Jackson, è bene abbracciare il rischio, ma farlo con cautela.