Nell’ultimo mese le azioni bancarie italiane sono calate del 3,6%, un dato leggermente migliore rispetto all’indice generale di Milano, ma in discontinuità con l’esuberanza dell’ultimo anno. Negli ultimi 12 mesi, infatti, il Ftse Banche è cresciuto del 46%, contro il +13% del Ftse Mib. Questo cambio di tendenza è strettamente legato all’inversione dei tassi di interesse avviata dalla Bce. Gli sforzi per aumentare i ricavi attraverso le commissioni, inclusi i servizi di wealth management, potrebbero non bastare a colmare il vuoto lasciato da margini più bassi nelle attività di credito. Tuttavia, i profitti del recente passato hanno permesso a diverse banche di investire in “fabbriche prodotto” interne, utili per attutire la riduzione dei margini e rafforzare l’interesse degli investitori.
Le otto principali banche italiane (Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco Bpm, Banca Monte dei Paschi di Siena, Bper Banca, Mediobanca, Credito Emiliano e Banca Popolare di Sondrio) hanno chiuso il terzo trimestre con un ritorno sul capitale (Roe) del 16,6%, in crescita rispetto al 15,6% del secondo trimestre 2024 e al 14% del terzo trimestre 2023, secondo Scope Ratings. Tuttavia, l’aumento del Roe dovrebbe rallentare. “Le banche italiane hanno rivisto al ribasso le previsioni di guadagni per il 2024, dopo gli ottimi risultati nei primi nove mesi dell’anno”, scrivono gli analisti di Scope, aggiungendo che “ora le banche si concentrano su come stabilizzare i profitti durante il ciclo dei tassi di interesse”.
La redditività dovrebbe calare moderatamente nel 2025, poiché la crescita delle entrate non derivanti da interessi non compenserà del tutto il calo dei margini di interesse netti. Questo fenomeno è già visibile: alcuni rapporti trimestrali mostrano che il traino dei ricavi si sta spostando dal margine di interesse alle commissioni.
Il calo dei tassi rende più competitivi i prodotti di risparmio gestito, riportando il wealth management al centro del modello bancario dopo l'appannamento dovuto all’effetto-Btp. Tuttavia, un calo dei tassi superiore alle attese potrebbe penalizzare i margini di interesse più di quanto le entrate commissionali possano compensare, causando malcontento tra gli azionisti. “Gli utili potrebbero subire un impatto significativo se la Bce dovesse abbassare rapidamente i tassi”, avverte Scope, sottolineando anche le incertezze legate alla debole crescita economica dell’area euro e a possibili cambiamenti politici globali, compresa la rielezione di Donald Trump negli Stati Uniti.
Le banche, consapevoli del rischio, cercano di rassicurare gli analisti puntando su strategie diversificate. “Continuano a investire per aumentare le entrate non derivanti da interessi, espandendo il personale nel wealth management e nelle assicurazioni vita, oltre a migliorare i sistemi di pagamento digitali”, riassumono gli analisti di Scope. Tra le mosse più rilevanti figura l’Opa di Banco Bpm su Anima Holding, un’operazione che, secondo Scope, potrebbe creare il secondo gruppo bancassicurativo più grande in Italia, con effetti positivi sul bilancio.
Al contempo, le banche sono impegnate a ridurre i costi e migliorare l’efficienza, anche attraverso il taglio di filiali e la riduzione del personale. Sul fronte dei ricavi, l’Euribor è sceso di 43 punti base, a 3,279%, durante il terzo trimestre, influenzando negativamente i redditi da interessi netti. Tuttavia, strategie di copertura, come l’aumento dell’esposizione ai titoli obbligazionari, hanno mitigato l’impatto. Le commissioni, invece, hanno beneficiato di una ripresa nelle vendite di prodotti di gestione patrimoniale, grazie al calo dei tassi e ai mercati finanziari positivi. Anche la crescita nei pagamenti digitali continua a sostenere i ricavi.
Non tutte banche sono ugualmente dipendenti dai ricavi sui margini e quindi esposte alle conseguenze negative del calo dei tassi: “Le banche che generano una percentuale maggiore di ricavi dal margine d’interesse sono più dipendenti dal livello dei tassi. Tra queste citiamo le banche commerciali con un modello di business più tradizionale, cioè meno orientato al risparmio gestito e alla bancassicurazione, che peraltro sono quelle che hanno beneficiato di più del rialzo dei tassi", dice a We Wealth Alessandro Boratti, lead analyst di Scope Ratings per le banche italiane, "viceversa, le stesse sarebbero le più colpite se la Bce dovesse ricorrere nuovamente a politiche monetarie espansive attraverso il taglio dei tassi al di sotto del livello atteso dai mercati in questo momento (circa l'1,9% tra un anno)”.