Il mattino del 2025 ha l’oro in bocca: a fine gennaio il bene rifugio per eccellenza ha segnato nuovi record storici, battendo le performance di Wall Street e del listino europeo. Alle 12:30 italiane del 31 gennaio, l’oro viaggia sugli 86,57 euro al grammo, con un rialzo del 7,40% nel mese, toccando nuovi massimi. Record storici anche per l’oro in dollari, che nelle ultime ore ha raggiunto i 2.820,37 dollari l’oncia, per poi rientrare a 2.798,68 dollari, con un guadagno del 7,15% da inizio anno.
Il rialzo dell’oro sta “avvenendo con una volatilità Implicita (ovvero il Vix dell’oro) in crescita; una conferma della buona ‘convinzione’ di questo rialzo la cui ultima fase è in atto da inizio 2025”, ha affermato a We Wealth il membro del consiglio Siat (Società italiana analisi tecnica), Eugenio Sartorelli.
La crescita del metallo giallo ha dato slancio anche alle azioni delle compagnie estrattive, un altro popolare modo per esporsi all’oro, con un rialzo dell’11,54% per l’indice NYSE Arca Gold Miners, tracciato da vari Etf tematici.
Dazi commerciali, lavori in corso che aiutano l’oro?
Alla base dell’ultimo slancio c’è la corsa difensiva in seguito all’ultima mossa di politica commerciale annunciata dal presidente americano, Donald Trump, che il 30 gennaio ha ribadito l’intenzione di imporre un dazio del 25% su tutte le importazioni provenienti da Canada e Messico, mentre sulla Cina sarebbero ancora in corso valutazioni. Tanto è bastato per aumentare la domanda di beni rifugio e quindi sostenere ulteriormente l’oro. “Il rally potrebbe continuare finché persiste l’incertezza nei mercati”, ha dichiarato Nitesh Shah, strategist delle materie prime di WisdomTree, “gran parte dell’incertezza attuale deriva dal non sapere se e come verranno applicati i dazi”.
“Il costo dei depositi di oro al Comex è in deciso aumento, con anche il tasso interbancario per i prestiti in oro che è decisamente salito”, ha affermato Sartorelli, “i dazi di Trump non si sa se colpiranno anche l’oro, per cui sono aumentati gli import di oro negli Usa, cosa che ha portato ad un forte incremento delle scorte di oro del Comex, anche se in realtà questo è un fenomeno in atto già da dopo l’elezione di Trump, ma in deciso aumento negli ultimi giorni.
Per avere qualche termine di confronto, l’Euro Stoxx 600 ha guadagnato nello stesso periodo il 5,95%, mentre alla chiusura del 30 gennaio l’S&P 500 segnava un +3,22%, seguito dal +1,9% del Nasdaq Composite. Meglio dell’oro hanno fatto solo le criptovalute, il cui ruolo in portafoglio è comunque ben distinto da quello di un bene rifugio tipicamente difensivo”.
Quanto ha colto di sorpresa gli analisti questo inizio anno con l’oro in crescita? Abbastanza, se si considera che la prospettiva di un rallentamento o di una vera e propria interruzione dei tagli dei tassi da parte della Federal Reserve avrebbe dovuto limitare l’attrattiva di un asset che non offre cedole come l’oro. Goldman Sachs, il cui team di analisti aveva previsto lo scorso anno un oro a 3.000 dollari l’oncia, aveva poi ritrattato le tempistiche, posticipando tale traguardo dal 2025 al 2026. Con il superamento deciso della soglia dei 2.800 dollari, c’è chi ritiene che l’obiettivo dei 3.000 sia già nel mirino.
I rendimenti elevati dell’obbligazionario, e in particolare dei Treasury Usa, non possono essere interpretati come un fattore favorevole al rialzo di gennaio. Sebbene il rendimento del decennale sia sceso di 5 punti base rispetto a inizio anno, è comunque aumentato di oltre 23 punti base negli ultimi tre mesi.
I record dell’oro denominato in euro derivano anche dal cambio, diventato più favorevole al dollaro e quindi all’oro, il cui prezzo è fissato in valuta statunitense: negli ultimi tre mesi il dollaro ha guadagnato il 4,37% sulla moneta unica, benché non ci siano state variazioni importanti rispetto a inizio gennaio.
Oro, la Fed in questa fase incide meno
A sostenere il prezzo dell’oro, dunque, è soprattutto la copertura dai rischi geopolitici. “Nonostante le dichiarazioni di Jerome Powell, che suggeriscono che i tassi potrebbero rimanere elevati più a lungo a causa dei rischi inflazionistici persistenti e di un mercato del lavoro robusto, la reazione dei rendimenti dei Treasury statunitensi è stata contenuta, poiché gli investitori sono rimasti preoccupati per le potenziali conseguenze delle politiche protezionistiche della nuova amministrazione”, ha affermato a Kitco News Ricardo Evangelista, Market Analyst di ActivTrades, per il quale l’attrattiva dell’oro come bene rifugio è più forte della minaccia di tassi d’interesse più alti. “Questo contesto è favorevole all’oro, che non genera rendimenti, ma continua ad attirare flussi di investimento da parte di coloro che cercano protezione in un periodo di incertezza economica”.
Non sono visioni che convincono tutti. Secondo Sartorelli, in tempi normali la prima ragione del rialzo dell’oro “sarebbe una fase di allontanamento dal rischio”, un fattore che “attualmente non regge con indici azionari attualmente su massimi storici”. La teoria del rischio geopolitico non convince, poi, il consigliere di Siat, per il quale non è in atto un aumento delle sfide già in campo. Un altro fattore che, sulla carta, avrebbe potuto spingere l’oro è “la debolezza del dollaro, che stimola acquisti di oro in quanto è denominato in questa moneta: ma anche questa motivazione attualmente non regge”.
E ancora, l’ipotesi che la domanda di oro sia aumentata per coprire dall’inflazione, ha notato Sartorelli, non si sposa con un quadro attuale di prezzi stabili in generale e non crescenti”. E l’impatto del calo dei tassi Fed (che non c’è stato), come visto in precedenza, difficilmente c’entra qualcosa con questi record per l’oro.
Ma allora perché l’oro continua a salire? Restano in campo solo due ragioni, secondo Sartorelli. “La liquidità in generale è ancora elevata e di fronte ad un’inflazione finanziaria (titoli sopravvalutati) è sempre importante avere una quota in oro di un portafoglio che copre le varie asset class”, sostiene Sartorelli. Infine ci sono gli acquisti delle banche centrali, “in primis quella cinese, che stanno da qualche anno aumentando le proprie riserve in oro. Soprattutto se si tratta di nazioni del gruppo Brics allargato, la loro motivazione è di creare un fronte comune per arginare l’egemonia del dollaro come valuta mondiale di riferimento”.