È successo a chiunque di trovarsi nel bel mezzo di una passeggiata all’aria aperta e di sentirsi improvvisamente accaldati, forse per quella giacca di troppo che con prudenza si è deciso di indossare prima di uscire di casa. Mentre ci godiamo il panorama, il nostro corpo, in men che non si dica, percepisce l’aumento di temperatura e ci manda un chiaro segnale.
A questo punto il nostro cervello ci suggerisce di rispondere alla situazione con diverse soluzioni: togliere la giacca, rallentare il ritmo, fare una sosta, ed infinite possibili altre.
Quanto abbiamo appena descritto altro non è che un esempio di omeòstasi. Il concetto è proprio della biologia e viene definito dal vocabolario Treccani come “l’attitudine propria degli organismi viventi, siano essi cellule, individui singoli o comunità, a mantenere in stato di equilibrio le proprie caratteristiche al variare delle condizioni esterne”.
E se i mercati finanziari fossero come una passeggiata di primavera? Lo so, la similitudine potrebbe sembrare azzardata, financo sciocca, ma cerchiamo di rispondere insieme alla domanda con alcune argomentazioni.
Partiamo da un premessa: ogni asset quotato sui mercati è rappresentato da un prezzo, risultante di un valore finanziario futuro che viene proiettato al presente secondo determinate ipotesi. Tali ipotesi possono essere gli utili attesi, il contesto macroeconomico, la sostenibilità dei vantaggi competitivi, l’intensità della competizione, i tassi di interesse, i tassi di cambio, e così via. Ogni cambiamento di una o più di queste variabili – che, mi preme sottolineare, sono stanziate nel futuro, incerto per definizione – comporta una conseguenza sul prezzo.
Troviamo aiuto con ad alcuni esempi: se un’azienda presentasse al mercato un prodotto che viene percepito come di particolare utilità o successo, è probabile che il suo fatturato sia destinato ad aumentare e con esso il prezzo delle sue azioni (cambiamento in positivo della variabile futura). Viceversa, se una società subisse le dimissioni del suo storico manager di riferimento è probabile che si pensi che nessuno sarà in grado di sostituire la sua professionalità nel breve termine con la conseguenza che il prezzo delle sue azioni sconterà, in negativo, questa ipotesi (cambiamento negativo della variabile futura).
Ora, se allarghiamo la prospettiva e pensiamo agli eventi su più larga scala che abbiamo vissuto negli ultimi tempi, capiamo come in finanza ogni evento in grado di intaccare con decisione la traiettoria prevista per il futuro abbia immediate conseguenze nel presente sulle quotazioni delle attività. Solitamente, parliamo di eventi di grande portata, scarsamente prevedibili e con conseguenze trasversali (i.e. pandemia Covid-19, crisi economiche, energetiche, geopolitiche). Ma potremmo prendere in considerazione anche i cosiddetti trend secolari (automazione, intelligenza artificiale, invecchiamento della popolazione, digitalizzazione, solo per citarne alcuni) con il caveat di considerare i loro effetti sui prezzi secondo periodi di tempo più dilatati.
E’ proprio questo il motivo per cui in periodi di crisi-cambiamento il mercato finanziario reagisce con rilevanti movimenti di prezzo, e non necessariamente solo al ribasso: perché si rende necessario riconfigurare lo scenario futuro e l’insieme di variabili che vengono ponderate per la formazione dei prezzi.
Tempi e modi di tale riconfigurazione (omeòstasi) dipendono da quanto velocemente viene ristabilito un equilibrio.
Tornando al nostro esempio, il nuovo stato di temperatura del corpo dipende da quanto velocemente l’accaldamento viene mitigato con un’adeguata azione di risposta: in altri termini, da quanto velocemente ci togliamo la giacca o cerchiamo riparo all’ombra di un albero.
Allo stesso modo, un nuovo equilibrio sui mercati finanziari si ristabilisce tanto più velocemente quanto il fattore esterno viene bilanciato da un’adeguata azione di risposta in grado di delineare un nuovo scenario e, con esso, nuovi presupposti per la formazione dei prezzi.
Ecco dunque che il concetto di omeòstasi sembra tracciare una linea di congiunzione tra biologia e finanza: il mercato, in definitiva, altro non è che il prodotto costante delle decisioni di investimento di persone, regolate per loro stessa natura da meccanismi di assorbimento e compensazione dei cambiamenti. Per questo, ad ogni rottura di equilibrio segue necessariamente un’azione di riadattamento verso un nuovo stato, così negli esseri viventi come nei sistemi complessi.
Vale la pena concludere la nostra argomentazione facendo notare che la storia dei mercati finanziari insegna che ad ogni situazione di crisi la ripartenza del mercato è solo una questione di tempo. Certo, l’equilibrio successivo è configurato in maniera diversa rispetto alla status-quo precedente, e per cogliere le opportunità nella corsa al rendimento ci si deve posizionare sul lato migliore della griglia di partenza.
Del resto, è solo questione di levarsi la giacca e continuare con la propria passeggiata.