Le modalità per un investimento in vino sono a poco a poco cambiate negli ultimi anni rispetto a quando furono lanciati i primi veicoli finanziari 25 anni fa (era il 1997 quando ho creato il primo strumento al mondo per investire nel vino). Infatti, in tutti questi anni il mercato si è allargato e delle nuove richieste da parte degli investitori sono emerse nuove regole per investire in vino.
Perché è cambiato il modo di investire in vino
Prima di tutto, oggi esiste un reale problema di autenticità che una volta quasi non esisteva. La complessità del tema è dovuta al fatto che accanto ad una crescita effettiva del numero di bottiglie di prestigio contraffatte, esiste anche una psicosi del falso da parte di pseudo esperti che vanno a giudicare elementi che non erano presi in considerazione dai produttori trenta o quaranta anni fa. Per esempio, dire oggi che tale produttore utilizzava negli anni ’80 del secolo scorso solo bottiglie di vetro verde chiaro e quindi una bottiglia di quel produttore di colore verde scuro è automaticamente un falso è una sciocchezza. Questo perché a tale epoca non ci si poneva questo tipo di problema e spesso si imbottigliava con quello di cui si disponeva. La garanzia di autenticità è però oggi un elemento importante e la sua mancanza è un freno agli scambi.
L’importanza dell’origine della bottiglia
Un altro elemento che viene assolutamente richiesto dall’investitore e legato al primo aspetto, è l’ascendenza di una bottiglia, la sua origine, sapere dettagliatamente da dove proviene. Oggi quest’aspetto risulta fondamentale. Così come lo è un terzo elemento che chiameremo la “tracciabilità”: qual è stata la vita della bottiglia dal momento della sua immissione primaria sul mercato fino al momento del suo acquisto da parte dell’investitore. Per tracciabilità intendiamo ovviamente sapere se la bottiglia ha viaggiato, quante volte, dove e in quali paesi. Ma anche di conoscere per esempio la variazione di temperatura di conservazione oppure le condizioni di idrometria delle cantine nelle quali è stata custodita.
L’aiuto della blockchain per investire nel vino
Sono quindi molto più numerosi di una volta gli elementi necessari al momento di un acquisto o di una vendita di un lotto di vino. Sicuramente possono essere di aiuto le nuove tecnologie che utilizzano gli Nft e la blockchain. Non di meno resta però fondamentale, oggi come prima, la conoscenza dettagliata del sottostante, ossia dei grandi vini e del loro mercato. Di sicuro oggi la Borgogna resta un punto di riferimento per l’investitore. Forse lo è un pochino meno di una volta per quanto riguarda i grandi nomi blasonati, ma certamente la nuova generazione di giovani produttori va seguita da vicino anche perché i prezzi sono spesso ancora relativamente bassi.
Le regioni più promettenti
Il Giura e la Loira sono altre due regioni in Francia che sono recentemente salite alla ribalta e che interessano, così come la Champagne di cui si “scopre” che i vini possono invecchiare. In Italia, Toscana e Piemonte restano i due punti fermi con rispettivamente i SuperTuscan ed i Brunello di Montalcino da una parte, e i Barolo e i Barbaresco dall’altra. Un occhio di riguardo va però dato anche a due regioni che interessano sempre di più il mercato quali la Campania con i suoi meravigliosi Taurasi ed il Veneto con l’Amarone. Al di fuori dalla Francia e dall’Italia restano sempre limitate le etichette che possono attrarre l’investitore. Si tratta di qualche vino spagnolo, qualche altro tedesco, alcune aziende californiane e poco altro. Su questo punto si può dire che le cose non sono molto cambiate in 25 anni!
Articolo pubblicato nel numero 63 del magazine We Wealth