Novembre è stato un mese positivo sia per i mercati azionari che per il petrolio. MSCI World segna la migliore performance mensile di sempre, Brent e Wti tornano ai livelli di inizio marzo
La crescita dei mercati passa per il pacchetto fiscale che nelle prossime settimane dovrà stanziare il Congresso americano. Secondo Goldman Sachs l’accordo è vicino, ma le cifre non saranno quelle da campagna elettorale
Dopo giorni di trattative è stato trovato un accordo tra i paesi dell’Opec+ circa i tagli alla produzione del petrolio. Dal 1 gennaio saranno pronti 500 mila barili al giorno, contro i 2 milioni previsti dall’accordo precedente
Stimoli fiscali per 700 miliardi di dollari
Per i mercati azionari il tema degli stimoli fiscali americani, secondo molti analisti il vero motivo della grande volatilità vista prima delle elezioni, potrebbe essere decisivo per il proseguire delle buone performance dei mercati. Inoltre stando a una nota di Goldman Sachs la buona notizia è che c’è una alta probabilità che l’accordo sul pacchetto fiscale arrivi prima della fine dell’anno. Quella invece che forse farà meno contenti i mercati è il quantum di tali stimoli, molto inferiori rispetto ai 2 mila miliardi promessi in campagna elettorale da Biden. Tra la proposta bipartisan di 908 miliardi di dollari e i 500 dell’offerta repubblicana, secondo Goldman Sachs alla fine si troverà un’intesa intorno ai 700 miliardi (3,3% del pil). Aiuti fiscali ai singoli stati e alle piccole imprese saranno il corpus del pacchetto, mentre invece è improbabile che vengano approvati ulteriori aiuti nei confronti dei singoli cittadini.
500 mila barili al giorno dal 1 gennaio
Di ieri invece la notizia che finalmente, dopo giorni di trattativa, è stato trovato un accordo tra Opec e Russia sui tagli alla produzione, nel tentativo di sostenere il prezzo del greggio. L’aumento, previsto a partire da gennaio, sarà di appena 500 mila barili al giorno, cifra considerevolmente inferiore ai 2 milioni previsti nello scorso accordo. La prospettiva di una offerta limitata e di una domanda destinata a salire con la ripresa economica e della mobilità ha iniziato a sortire i suoi effetti. Il prezzo del petrolio è tornato ai livelli di inizio marzo, allorché i produttori avevano optato per un aumento della produzione. Nella giornata di oggi sia Brent che Wti sono saliti dello 0,5% chiudendo rispettivamente a 48,94 e 45,86 dollari al barile.