La passione è uno dei fattori che spinge collezionisti e operatori del settore all’acquisto di arte o oggetti da collezione. Ma anche il valore dell’investimento, con l’obiettivo di diversificare il portafoglio, è un elemento che viene spesso considerato. Secondo una ricerca che ha indagato quali siano i valori emotivi legati all’acquisto di opere d’arte fra i collezionisti e gli operatori di settore (mercanti d’arte, case d’aste, galleristi, Art Advisor e tutto il mondo delle ArtTech), emerge che chi compra opere d’arte e oggetti da collezione lo fa come simbolo di un certo stile di vita. Ruolo sempre più significativo ricopre il Wealth Management al servizio dei collezionisti d’arte e oggetti da collezione e c’è una crescente interconnessione tra arte e gestione patrimoniale che porta al rafforzamento della rete di relazioni tra gli operatori tradizionali del settore artistico e i gestori di patrimoni come me. Ecco perché oggi più che mai c’è bisogno di una guida all’investimento nell’acquisto di opere d’arte. Fare investimenti in arte sta diventando un trend ormai alla portata di tutti, oltre che un modo per fare veramente buoni affari e così abbiamo deciso di coinvolgere in questo approfondimento il nostro amico Andrea Baffoni, storico e critico d’arte, consulente con conclamate capacità di expertise, chiedendogli come si può investire in arte in maniera consapevole. Andando a scoprire come si può coniugare il bisogno di fare un investimento sicuro con quello di abbellire la propria casa con qualcosa che la renda più piacevole, il cosiddetto investimento emozionale, e soprattutto com’è lo stato dell’arte in merito al collezionismo italiano oggi.
“Per prima cosa mi voglio chiedere com’è cambiato oggi il collezionismo e l’approccio con l’arte – ci specifica Andrea – dov’è rimasta quella visione passionale del collezionista vero, che pare soppiantata oggi da qualcosa di più ibrido e mistificato: l’imprenditore accumulatore e speculatore, che tra l’altro è gravemente uno degli attori principali responsabile dell’attuale delegittimazione dell’arte come plus-valore per la società, avendo favorito e collaborato alla creazione di un mercato basato su fasulli valori economici. Mi spiego meglio. Il mercato del collezionismo oggi può essere diviso in 2 categorie, quello di fascia alta che ancora regge in quanto chi ha un’elevata capacità di spesa investe ancora soldi in arte, e quello di fascia bassa che è profondamente in crisi. A risentirne maggiormente, subendo una flessione tremenda in realtà, sono proprio i maestri storici che hanno lasciato una traccia importante nella storia dell’arte, parlo ad esempio di un Giulio Turcato, di una Carla Accardi, solo per citarne alcuni, che vengono venduti ora più che mai dalle Case d’Asta. Il sistema delle Case d’Asta è un sistema ormai “malato”, una vera e propria arma a doppio taglio, che crea un’inflazione enorme con acquisti al ribasso, diventano pubblici, legittimati poi dalla politica di Art Price (la più grande banca dati dell’informazione sul mercato dell’arte). Il mondo dell’alta finanza invece, cioè dei grandi investitori, non svendono l’artista che “buca”, perché dietro invece sono regolamentati da lobby potenti. Fondamentale in questo caso è capire il valore dell’opera d’arte che non è stabilito dal mercato globale, come avviene per il metallo più prezioso ossia l’oro, ma varia in base al potere d’acquisto. Lo stesso artista in Europa può essere acquisito ad un prezzo, cioè ad un valore, e negli USA o in Cina ad un altro, a questo punto si crea una totale disparità per cui entrano in gioco le lobby che decidono chi sponsorizzare e promuovere. Quando si parla di investire in arte nel mercato secondario, si tratta di opere di seconda o terza mano, e quando si parla di ‘mercato secondario‘ si intendono gallerie d’arte, case d’asta e mercanti d’arte. Il mercato primario dell’arte invece è quello dove si fanno i veri affari, comprare opere d’arte direttamente dagli artisti, può essere un’esperienza veramente unica nonché un modo di investire in arte veramente valido anche per l’artista che compie una vendita reale, come la definisco io, cioè si instaura un rapporto diretto e fiduciario con l’acquirente. Per esempio ciò avviene quasi sempre con gli artisti considerati in gergo “giovani”, ossia “emergenti”.
Un’altra cosa che abbiamo voluto sapere da Baffoni è se una famiglia che inizia ad approcciarsi al mondo dell’arte, e vuole iniziare a fare collezionismo, si fa o si dovrebbe far guidare da una figura professionale dedicata.
“Si, la famiglia neofita che fa collezioni all’inizio avrebbe bisogni di una guida. Ogni segmento del mercato ha un relativo esperto. I grandi collezionisti amano sopra ogni altra cosa l’arte e per questo ne sono anche profondi conoscitori. Io stesso come critico ho imparato ed imparo tutt’ora da loro, dai mercanti seri, perché chi ama spendere molto tendenzialmente conosce e si specializza. Invece chi si accosta all’arte per la prima volta si dovrebbe affidare ad un professionista. Il critico in effetti è anche un consulente, anzi duplice, perché lo è anche per l’artista stesso, oltre che per l’investitore, anche a me capita di consigliare gli artisti che seguo e/o che ho tenuto a battesimo. Il vero investimento però in sostanza non si fa comprando il maestro storico ma il vero business si fa sull’artista emergente, magari facente parte di una corrente ben precisa. Il collezionista comunque si può dividere in 2 macro categorie: quello che ama contornarsi di opere prestigiose, preparato e profondo conoscitore, magari anche grazie all’aiuto del consulente e/o del Wealth Management; o il talent scout che va alla ricerca di giovani talentuosi. Nella storia questo secondo tipo di collezionista può essere rappresentato da Yonas Netter, nella Parigi dei primi del 900, un profondo amante delle opere degli impressionisti, ma non potendo permettersele, comprava le tele di giovani artisti sconosciuti fiutandone fin da subito il talento, contribuendo così alla postuma fortuna per esempio di Modigliani e diventando uno dei collezionisti più importanti e straordinari del XX sec. Per concludere vorrei sottolineare l’importanza del progetto “Art to Finance, da un’idea di Tiziano Sordini, che nasce dal desiderio di promuovere e condividere questo immenso patrimonio culturale che abbiamo in Italia e dall’impegno a tradurre concretamente i nostri valori nel campo dell’arte. L’Italia può dare una risposta importante in tal senso. Il mercato di alto livello è molto interessato e concentrato all’investimento e poco alla poetica che c’è dietro all’acquisto di un’opera d’arte, Il mercato anglosassone e quello asiatico ci hanno scavalcato ma l’Italia può riconquistare il suo primato, è arrivato il momento di far valere il concetto che chi compra arte compra una storia e tu stesso potresti essere il primo a ri-scriverla comprando il presente (artisti emergenti) diventando così un mecenate”
Con la certezza che una progettualità dinamica di eventi ed esposizioni come quella prevista da Art to Finance, potrà ulteriormente consolidare il rapporto che ci lega al territorio, dando un segnale forte di continuità con il passato e di apertura al futuro, ringraziamo per l’intervista Andrea Baffoni.