Giovedì sono state pubblicate le minute del meeting di aprile della Banca Centrale Europea. Preoccupa l’inflazione, non la crescita
“Attualmente la politica monetaria contribuisce ancora a stimolare l’economia poiché i tassi di interesse reali sono rimasti in territorio profondamente negativo” hanno sostenuto i falchi surante la riunione
Non è più tempo di essere prudenti: l’inflazione ogni giorno che passa si fa infatti sempre più minacciosa. E così anche la Bce, dopo la Fed, è pronta a rompere gli indugi e perseguire una politica dei tassi più restrittiva. O perlomeno così si auspicano i falchi all’interno del Consiglio Direttivo della Banca centrale. È più o meno quanto emerso dalle minute pubblicate giovedì a seguito della riunione dello scorso aprile della Bce, che tuttavia rimane ottimista circa la crescita economica dell’area euro.
La premessa che ha introdotto la discussione è che l’inflazione sta galoppando più del dovuto. Dopo avere registrato il 5,9% a febbraio, a marzo ha raggiunto un nuovo record del 7,5%, sulla scia del rincaro energetico del 45% su base annua. E ora i prezzi potrebbero aumentare ancora. Il pericolo di nuove strozzature della supply chain, causa nuovi lockdown in Cina, gli alti costi dell’energia causati dalla guerra in Ucraina e la normalizzazione della domanda post pandemia sono tutti fattori che potrebbero continuare a esercitare pressioni al rialzo sui prezzi.
Un altro fattore critico potrebbe essere la crescita dei salari. Sebbene la Bce veda attualmente solo una moderata pressione salariale, “ci sono pochi dubbi sul fatto che i lavoratori alla fine chiederanno una compensazione per la perdita di reddito reale”. Senza contare poi gli sforzi di reshoring da parte delle imprese che potrebbero in parte ridurre l’impatto disinflazionistico della globalizzazione. Infine, c’è da considerare anche la componente green dell’inflazione. L’accelerazione della decarbonizzazione e il tentativo di aumentare l’indipendenza energetica dell’Europa sono stati un altro fattore che ha fatto salire strutturalmente i prezzi.
In questo contesto alcuni membri della Bce sono dell’avviso che sia “importante agire senza indebito ritardo per dimostrare la determinazione del Consiglio a raggiungere la stabilità dei prezzi a medio termine”. Per i falchi è insomma tempo di rompere gli indugi, dato che “attualmente la politica monetaria contribuisce ancora a stimolare l’economia poiché i tassi di interesse reali sono rimasti in territorio profondamente negativo”. Di contro, altri membri, hanno sostenuto che un aggiustamento troppo aggressivo dell’orientamento della politica monetaria “potrebbe rivelarsi controproducente, poiché abbasserebbe la crescita mentre l’inflazione rimarrebbe elevata, poiché la politica monetaria non è stata in grado di affrontare le cause immediate dell’elevata inflazione”.
Infine nel meeting di aprile si è parlato anche di crescita economica. Su questo tema c’è stata una maggiore condivisione, con le prospettive di crescita dell’area euro per il terzo trimestre che “sono ancora relativamente positive” grazie alla spinta del turismo e nonostante l’incertezza creata dalla guerra, il peggioramento della fiducia, i rialzi dei prezzi energetici e i contraccolpi al commercio globale dai lockdown in Cina.In base alle minute della riunione, “anche la valutazione per il quarto trimestre resta positiva” e “finora la valutazione è che la guerra porterà a un temporaneo rallentamento della crescita, ma non a un ridimensionamento persistente”.