Negli scorsi giorni Google ha presentato i suo risultati trimestrali, annunciando uno stock split. Si tratta solo dell’ultimo di una serie recenti di frazionamenti azionari da parte delle aziende tech americane
Come riporta Quartz, l’ultima società, prima di Google, ad avere effettuato un stock split di 20:1 è stata Amalgamated Bank nel 2018
Alphabet, la società madre di Google, lo scorso 1 febbraio con le trimestrali ha annunciato un frazionamento azionario importante. La notizia ha fatto scalpore per due motivi: si tratta solo del secondo stock split da quando la società si è quotata in borsa nel 2004 e sono state emesse 20 azioni per ogni azione in circolazione, un’enormità se confrontati con i recenti stock split di Apple, Tesla e Nvidia, rispettivamente di 4:1, 5:1 e 4:1. Il prezzo delle azioni Alphabet è così passato in un solo giorno da 2700 dollari a meno di 150 dollari. Ma quali sono le ragioni che portano a una società a diminuire il prezzo delle proprie azioni? A fare il punto è VisualCapitalist.
Secondo il sito di informazione economico-finanziario, ci sono vari motivi che sottostanno a uno stock split. Il primo ha a che fare con la
liquidità. Le azioni possono a volte vedere un apprezzamento del prezzo così forte da non essere più accessibili a una vasta gamma di investitori. Dividere le azioni (cioè rendere una singola azione più economica) è dunque un modo efficace per aumentare il numero totale di investitori che possono acquistare le azioni. Un secondo motivo per cui le aziende ricorrono al frazionamento delle proprie azioni è quello di inviare un
messaggio al mercato. In molti casi, l’annuncio di uno stock split infatti è foriero di prosperità per una società. Il Nasdaq ha scoperto che le aziende che hanno diviso le loro azioni hanno in seguito sovraperformato il mercato. Le possibili spiegazioni di ciò sono legate all’eccitazione degli investitori e al fatto che le aziende spesso dividono le loro azioni quando si avvicinano a periodi di crescita.
La terza ragione è la riduzione dei costi di transazione. I titoli con prezzi troppo alti hanno spread più ampi rispetto a titoli simili, ma con prezzo minore. Quando gli spread – la differenza tra l’offerta e la domanda – sono troppo grandi, mangiano dunque i rendimenti degli investitori. Infine ci può essere anche un motivo tecnico allo stock split. Ci sono infatti casi specifici in cui una società può voler aggiustare il prezzo delle azioni per soddisfare certi requisiti di un indice in cui vuole entrare. Un esempio è il Dow Jones Industrial Average, noto benchmark a 30 titoli, ponderato per il prezzo: più alto, più influenzerà l’andamento dell’indice. Apple nel 2014, poco dopo aver annunciato uno split 7:1, facendo scendere il prezzo delle azioni da circa 650 a 90 dollari, è entrata a far parte del DJIAAd ogni modo, una società potrebbe anche decidere perseguire uno stock split inverso, ovvero diminuire la quantità esistente di azioni in circolazione. Ciò in generale viene fatto, perché un prezzo più alto può conferire uno status di azienda dal maggiore valore e al contempo evitare il pericolo di scendere sotto una certa soglia, al di sotto della quale si concretizza la possibilità di delisting.
Rapporti di stock-split massicci come quello di Alphabet sono rari ma non senza precedenti. Nel 1957, Getty Oil pianificò un frazionamento azionario 20 per 1. Più recentemente, Amalgamated Bank ha fatto un frazionamento 20 per 1 nel 2018, e l’azienda adtech The Trade Desk ha eseguito un frazionamento 10 per 1 nel giugno 2021.
Negli scorsi giorni Google ha presentato i suo risultati trimestrali, annunciando uno stock split. Si tratta solo dell’ultimo di una serie recenti di frazionamenti azionari da parte delle aziende tech americaneCome riporta Quartz, l’ultima società, prima di Google, ad avere effettuato un stock split…