Le obbligazioni sono da tempo la grande scommessa dei gestori globali, ma ultimamente sono state soprattutto le azioni ad aver spiazzato anche i migliori analisti. A dicembre, le maggiori banche d’affari americane avevano previsto che l’indice S&P 500 avrebbe chiuso il 2024, nella migliore delle ipotesi, a 5.000 punti. Ma a Wall Street è bastato poco più di un mese per arrivarci.
Perché la cavalcata delle azioni non è irrazionale
Diverse cose, negli Stati Uniti, sono andate molto meglio del previsto, a partire dall’andamento dell’economia. La prospettiva, adesso, non è più quella di un atterraggio, morbido o duro che sia: “Noi vediamo una riaccelerazione dell’economia”, ha dichiarato a We Wealth il chief investment officer di Indosuez Wealth Management, Alexandre Drabowicz, citando questa come una delle tre forze motrici che stanno spingendo il rally azionario americano.
Gli altri elementi cruciali sono stati l’annuncio ufficiale, lo scorso dicembre, della fine dei rialzi dei tassi da parte della Federal Reserve e i risultati finanziari delle aziende americane, “in particolare nel settore tecnologico”, con conti “non solo molto forti, ma anche molto migliori del previsto”. L’idea che si sta consolidando è che quando i tassi d’interesse scenderanno, non sarà perché l’economia o le aziende saranno in affanno, ha dichiarato il Cio di Indosuez, ma solo perché l’inflazione sta gradualmente rientrando verso l’obiettivo. Poco più di un anno fa pochi avevano creduto al presidente Jerome Powell, quando riteneva possibile un rientro dell’inflazione senza recessione economica. Adesso, questo è ormai diventato lo scenario di base, che sta portando le azioni americane su livelli costosi, ma giustificati, ha affermato Drabowicz. “Non penso che si sia in una nuova bolla tecnologica”, ha aggiunto: società come Nvidia “non solo hanno margini elevati, ma addirittura in aumento”.
Nella comunità finanziaria, “Powell ha guadagnato molto credito”, ha affermato il Cio di Indosuez, per aver saputo coniugare il rientro dell’inflazione con una crescita economica e degli utili societari così sostenuta. Wall Street ora sta raccogliendo i frutti.
In linea con scenari economici sempre più incoraggianti, Indosuez Wealth Management, ha portato l’asset class azionaria in sovrappeso rispetto al posizionamento alleggerito di un anno fa. Il baricentro geografico dell’allocazione azionaria, inoltre, si è spostato con maggiore convinzione proprio sugli Stati Uniti, mentre l’eventualità “più concreta” di una recessione in Europa ha spinto il team di Drabowicz ad assegnare un sottopeso in portafoglio per le azioni di emittenti del Vecchio Continente. Il peso della Cina, una forte delusione del 2023 anche rispetto alle previsioni di Indosuez, si è ridimensionato in favore di un approccio più diversificato sui mercati emergenti, le cui valutazioni sono troppo interessanti per essere ignorate.
Bond, il valore nella parte media della curva
Sulle obbligazioni, invece, la strategia resta la stessa: il maggior valore resta sulle scadenze medie, mentre prevale la cautela su quelle più lunghe, che non premierebbero a sufficienza la loro maggiore volatilità in questa fase. I Btp, in questa analisi globale, rappresentano un’eccezione, poiché sulle scadenze lunghe offrono un premio relativamente superiore ai titoli di Stato degli altri Paesi sviluppati, ha spiegato Andrea Germani, Head of investment solutions di Indosuez Wealth Management Italia. Bisogna comunque restare cauti nell’investire in modo troppo deciso sul picco ormai raggiunto del rialzo dei tassi a breve termine: “I rendimenti delle obbligazioni sono ai massimi se guardiamo gli ultimi anni di tassi a zero, ma se allarghiamo l’orizzonte temporale siamo non molto al di sopra della media di lungo periodo”.
Anche all’inizio dello scorso anno i bond sembravano una scommessa sicura, ha ricordato Germani; eppure, per diversi mesi del 2023 le obbligazioni sono andate sott’acqua. Nella gestione dei grandi patrimoni una scommessa troppo sbilanciata sui bond a lunga scadenza potrebbe portare con sé una volatilità eccessiva del portafoglio, anche nella posizione privilegiata in cui si anticipa in modo quasi certo che i tassi scenderanno.
Per i Btp non si possono mai escludere eventuali allargamenti futuri degli spread ma al momento gli investitori del comparto obbligazionario sono focalizzati sul altri temi, ha affermato Germani, inoltre: “Bisogna sottolineare il fatto che in questa fase il Tesoro sta diversificando la base degli investitori nel debito pubblico”, ha aggiunto il responsabile italiano degli investimenti di Indosuez, con un’evidente allusione alle numerose emissioni rivolte ai piccoli risparmiatori, tradizionalmente poco inclini a speculare sul debito del proprio Paese (limitando eventuali oscillazioni dello spread).
Il cliente Uhnw con cui Indosuez si rapporta tipicamente in Italia, dato il posizionamento, ha beneficiato del potente rally azionario evitando di rincorrere il mercato. Tuttavia Germani racconta come il proseguimento di rialzi a ritmi inaspettati come quelli osservati a inizio 2024 generi, attualmente nel cliente, più cautela che euforia.
Oro, un anno che si preannuncia solido
Nel portafoglio del 2024 resta importante anche l’oro, benché lo spazio per ulteriori rialzi una volta raggiunti i livelli attuali non sembri enorme. Stabile da mesi sopra i 2.000 dollari l’oncia, il bene rifugio per eccellenza di solito sale di prezzo quando i rendimenti obbligazionari calano – scenario che sembra scritto nel destino di quest’anno. “Siamo cauti a incrementare ulteriormente l’esposizione sull’oro, ma siamo pronti a comprare in caso di ribassi”, è la visione di Germani e di Drabowicz.
A sostenere l’oro, ha concluso il Cio di Indosuez, c’è anche un volume di acquisti ben superiore alla media storica da parte delle banche centrali, a cominciare da quella cinese: “Non amo il termine de-dollarizzazione… ma è in atto una diversificazione delle riserve da parte delle banche centrali che continuerà a sostenere la domanda di oro”.