Nella gestione dei grandi patrimoni le fasi di ribasso improvviso come quella del caos dazi possono generare particolare nervosismo, specialmente se dopo tanti anni di bassa volatilità l’eposizione alle azioni era andata un po’ oltre la tenuta psicologica verso il “segno meno”. Avere grandi disponibilità, però, può anche essere un’occasione d’acquisto se si è in grado di tollerare ulteriori scossoni. Ma il mondo è davvero cambiato? Gli Usa sono in una crisi temporanea o resteranno il motore dell’azionario globale? Sono alcune delle domande che We Wealth ha rivolto ad Andrea Germani, Head of markets & investment solutions di Indosuez Wealth Management Italia.
È un periodo caratterizzato da forte volatilità, che sembra aver preso di sorpresa molti gestori. Come valuta questo momento di mercato?
È vero, il mercato sta cambiando rapidamente e molti operatori si sono trovati impreparati. La volatilità è esplosa, principalmente a causa dell’incertezza legata all’attuazione del programma politico americano. Siamo passati da un contesto di bassa volatilità, con il Vix — considerato l’indice della paura — che si muoveva intorno al 16%, a un’improvvisa impennata che lo ha spinto fino al 60% nel mese di aprile. È stato un risveglio improvviso, che ha messo a dura prova i nervi degli investitori e ha rappresentato un momento cruciale per capire se il portafoglio fosse davvero costruito in modo coerente con il livello di rischio tollerabile, l’orizzonte temporale e gli obiettivi di investimento. Una vera cartina di tornasole, che ha mostrato come la capacità di affrontare la volatilità non dipenda solo dal patrimonio personale, ma anche dalla componente emotiva e dalla consapevolezza delle scelte fatte.
Negli anni precedenti, caratterizzati da bassa volatilità e crescita costante, i clienti hanno forse sottovalutato la necessità di riequilibrare prudentemente i portafogli?
Esattamente. La memoria degli investitori tende a essere breve. Il nostro compito è proprio quello di mitigare gli eccessi emotivi, evitando che il cliente compri troppo quando i mercati salgono o venda impulsivamente quando scendono. Dopo anni di rally sostenuto e volatilità ridotta, molti investitori erano entrati nel mercato al di sopra delle proprie capacità reali di sopportare il rischio, amplificando così la reazione negativa. .
Vediamo molta emotività anche tra gli investitori istituzionali. Secondo lei, i fattori che hanno reso attraente il mercato azionario Usa negli ultimi anni sono in discussione?
Storicamente, il mercato azionario statunitense ha beneficiato di fattori consolidati, come la solidità del capitalismo americano, i consumi robusti, la politica di buy-back delle aziende, il dollaro come valuta rifugio e la credibilità della Federal Reserve. Tuttavia, cresce tra gli operatori la consapevolezza che alcuni di questi punti, un tempo considerati saldi, oggi presentano maggiore incertezza. Questo ha portato a rapidi aggiustamenti nei portafogli. Sebbene non si metta in discussione la validità complessiva di tali fattori, il contesto attuale impone una prudenza maggiore. Nel breve termine, è preferibile attendere una maggiore chiarezza, dato che le informazioni disponibili restano limitate e contraddittorie. In termini relativi, l’Europa emerge come una regione interessante per la diversificazione, grazie alle valutazioni favorevoli e alle opportunità di crescita derivanti dagli investimenti prospettici in settori strategici.
Sul versante obbligazionario, c’è chi vede un’opportunità interessante nei bond europei. Qual è la vostra visione?
Sui bond europei adottiamo una visione selettivamente positiva. Rimaniamo cauti sul segmento high yield, a causa dei rischi legati all’ampliamento degli spread, mentre siamo costruttivi sugli investment grade e sui governativi dell’area euro, pur prevedendo una certa volatilità, in particolare sulle scadenze più lunghe. L’aumento delle emissioni, legato a programmi fiscali e settoriali come la difesa e la transizione energetica, potrebbe portare a un rialzo dei premi al rischio, con ripercussioni sui prezzi. In questo scenario, preferiamo scadenze brevi o medie, che potrebbero beneficiare immediatamente delle azioni della Bce, e consideriamo l’allungamento della duration in modo opportunistico. Inoltre, ci concentriamo su emittenti con rating elevato, privilegiando una strategia più cauta per i profili conservativi. In sintesi, il contesto attuale premia la qualità e richiede una selezione accurata, particolarmente per chi cerca stabilità e rendimento.
A livello settoriale, avete preferenze specifiche nell’azionario?
Nelle fasi di vendite generalizzate, che spesso accompagnano i momenti di maggiore volatilità dei mercati, quasi tutti i settori tendono a subire ribassi in modo indiscriminato. In questi contesti, adottiamo un approccio focalizzato sulla selezione di società con fondamentali solidi e capacità di generare flussi di cassa sostenibili, il cui valore di mercato si è temporaneamente ridotto rispetto al loro reale potenziale. Non adottiamo scelte settoriali rigide, preferendo la qualità delle singole aziende. Privilegiamo titoli con bilanci solidi, una limitata esposizione ai dazi, in questa fase abbiamo un approccio orientato alla qualità e al valore (quality e value), piuttosto che alla crescita (growth), cercando opportunità laddove il mercato, spinto da logiche spesso emotive o di breve periodo, tende a sottovalutare.
Il rally dell’oro ha riportato interesse sul metallo prezioso. Come stanno reagendo i vostri clienti?
Noi eravamo già costruttivi sull’oro da tempo e lo siamo ancora. Il rally recente è stato sostenuto da flussi importanti, in particolare dagli acquisti delle banche centrali, che stanno progressivamente diversificando le proprie riserve in un contesto di crescente de-dollarizzazione. È importante sottolineare che le banche centrali non sono operatori sensibili al prezzo: agiscono con una logica strategica e di lungo periodo, il che significa che questi flussi potrebbero proseguire anche in presenza di quotazioni elevate. Il fatto che il prezzo dell’oro sia già salito, quindi, non esclude affatto che possa salire ulteriormente. I clienti vedono l’oro come un asset necessario e rassicurante, in grado di svolgere una funzione di stabilizzazione nei portafogli. In questo senso, stiamo osservando un interesse crescente anche per strumenti fisicamente collaterizzati e soluzioni strutturate che garantiscono il capitale investito, offrendo un’esposizione controllata a questo asset strategico.
Qual è il messaggio chiave per gli investitori in questo momento difficile?
La volatilità resta l’elemento dominante di questa fase di mercato e, con ogni probabilità, continuerà a esserlo ancora per un periodo. Nessuno può sapere con certezza quando questa instabilità finirà, ed è proprio questa imprevedibilità che rende fondamentale verificare con attenzione il proprio profilo di rischio e l’orizzonte temporale degli investimenti. I momenti di forte turbolenza spesso spingono verso decisioni impulsive, dettate dall’emotività. Per questo, una comunicazione trasparente e continua con il cliente è essenziale: comprendere cosa si ha in portafoglio e con quale obiettivo aiuta ad affrontare l’incertezza con maggiore lucidità e consapevolezza.