Boom di buybacks e di attività di M&A per le aziende Statunitensi. La riforma fiscale di Trump sta mostrando i risultati, soprattutto nel settore corporate a stelle e strisce. Il 2018 è stato infatti un anno senza precedenti sia per quanto riguarda le operazioni di M&A sia per quelle di buybacks. A fine anno scorso ci sono stati oltre duemila miliardi di transazioni M&A. Mentre, le operazioni di buybacks sono esplose oltre i mille miliardi di dollari. La riforma di Trump è dunque stata uno dei fattori decisivi che ha consolidato maggiormente alcune tendenze corporate sviluppate nel corso degli anni. La Tax Reform, con i relativi sgravi fiscali per le imprese, è stata utilizzata da quest’ultime, non tanto per investire nell’economia reale (come aveva promesso Trump) ma per far arricchire gli azionisti. Questi hanno infatti ricomprato le proprie azioni, dato che gli conveniva dal punto di vista fiscale. Moody’s, a suo tempo, aveva infatti segnalato come le aziende stessero spendendo in buybacks più di quanto prima spendessero in tasse. Tutto questo ha però delle conseguenze in termini di sostenibilità (economica) che non potrà durare in eterno. Joyce Gordon, gestore di portafoglio di Capital Group ha infatti sottolineato come negli Stati Uniti, alla fine del 2018, l’indebitamento del settore corporate non finanziario si è attestato al 46,7% del Pil, un livello record.
“Gran parte di questo debito a basso costo è stato utilizzata per finanziare dividendi, riacquisti di azioni, fusioni e acquisizioni” specifica Gordon. I dividendi e i riacquisti hanno generalmente superato i livelli di disponibilità dei flussi di cassa. E l’emissione di debito ha coperto il deficit. In molti casi, questa strategia ha gonfiato artificialmente gli utili per azione, facendo salire i prezzi delle azioni (portando benefici agli azionisti).
“Tale ingegneria finanziaria non può continuare per sempre. Molte società dovranno darsi una regolata in questo senso, sia a causa dell’aumento dei tassi, sia per condizioni creditizie più severe- continua Gordon- I dividendi, riacquisti e attività di M&A dovranno invece subire una riduzione. Ciò eserciterà una pressione sulle valutazioni azionarie e potrebbe innescare un’ondata di remissioni dei debiti”.
La questione non è da sottovalutare dato che ci potrebbero essere ripercussioni in termini di volatilità sul mercato. Senza un catalizzatore, come l’aumento dei tassi di interesse o il rallentamento della crescita economica, questi eccessi continueranno a crescere, provocando nel prossimo futuro un’elevata volatilità del mercato.
“È quindi importante saper individuare quelle società che hanno maggiori probabilità di far fronte ai loro pagamenti in un periodo di correzione, prestando molta attenzione a quelle con troppi debiti, che potrebbero, ad esempio, subire pressioni al taglio dei dividendi per mantenere un rating di credito investment grade” spiega Gordon.
Se si osservano coppie di società di settori diversi si vedrà che quelle con un rating di credito inferiore e un tasso di copertura degli interessi più basso hanno dunque maggiori probabilità di tagliare i dividendi quando la congiuntura diventa difficile.
Ad esempio, spiega Gordon, Nestlé presenta un indebitamento gestibile, non lo fa da decenni. Al contrario, Kraft Heinz, presenta una leva più elevata, di recente ha tagliato i dividendi. “Ecco perché è importante guardare oltre il semplice dividend yield e fare ricerca per capire se le società sono in grado di sostenere i dividendi. Più a lungo andrà avanti questa espansione, e maggiore attenzione andrà prestata al debito delle società”.