Un Paese, il nostro, che per anni ha guidato le classifiche di propensione al risparmio oggi non molla la presa dell’accantonamento, nonostante la crisi abbia mandato a gambe all’aria certezze consolidate che, questo invece è abbastanza sicuro, non verranno sostituite.
Che cosa c’è oggi nel portafoglio delle famiglie tricolori? Sbirciando nel «borsellino» nazionale troviamo più polizze e fondi, sempre meno obbligazioni, soprattutto corporate. Un cambiamento grande, spinto dalla «sparizione» progressiva dei rendimenti :tra la fine del 2020 e dicembre 2024 le obbligazioni in mano alle famiglie italiane si sono ridotte di 212 miliardi
I Btp posseduti direttamente dalle famiglie rappresentano invece solo il 9% dei risparmi; anche il conto corrente e i conti di deposito, grandi protagonisti quando non si vuole o non si può scegliere di investire, negli ultimi tempi hanno dovuto cedere qualche posizione, stante il repentino ribasso dei tassi di interesse degli ultimi mesi. Per loro, come per i Bot, l’anemia dei rendimenti è stata causa di raffreddamento passionale. E così oggi, sommando i prodotti assicurativi e e i fondi comuni, cioè il variegatissimo mondo dei prodotti a gestione professionale, si arriva al 34,5% del totale, mentre le attività liquide si fermano al 32,3%. Non una disfatta, insomma, ma un testa a testa.
Il significato di questi dati, che possono sembrare soltanto numeri anche un po’ noiosi, è un cambiamento di prospettiva e di costume finanziari. Chi ha un po’ di anni sulle spalle ricorda il tempo in cui bastavano i titoli di Stato per fare quasi tutto. Oggi, anche se i Btp sono tra le emissioni pubbliche europee con i rendimenti più elevati, è impossibile chiedere ai vecchi, cari titoli del Tesoro di tenere al caldo il futuro dei risparmi di famiglia. Per avere più dell’2% bisogna investire in quelli con più di dieci anni di vita. La prima grande marcia dei fondi comuni nei portafogli italiani è datata anni Novanta. Quella che silenziosamente avanza adesso è l’ondata numero due. Non proseguirà con i ritmi visti finora, ma l’incertezza, tornata in scena negli ultimi tempi, ne ha solo rallentato il passo. Senza interrompere il fenomeno.
Oggi, come accadde venti anni fa, le banche e gli intermediari finanziari hanno proposto ai privati di convertire in risparmio gestito i titoli dei depositi amministrati; fare raccolta diretta con le obbligazioni, inoltre, non è poi così vitale. Dal punto di vista dei risparmiatori, invece, la ricerca di un rendimento superiore ai due punti percentuali è diventata un rebus difficile da risolvere senza i fondi. Ovvero senza portafogli «comuni» composti da centinaia di titoli che consentono anche a chi ha risorse limitate di investire in azioni o su mercati lontani.
Una sorta di viaggio organizzato per i soldi di famiglia dove si corrono dei rischi e si pagano commissioni. Che il tutto risulti adeguato dipende dalla consapevolezza di chi investe e dalle capacità professionali dell’industria che colloca. Il passato «semplice» dei Btp è definitivamente archiviato. Il presente dei rendimenti bassi e dei fondi sta scorrendo e presto si trasformerà in qualche altra cosa. Tra non molto, per esempio, chi investe dovrà ri-imparare a fare i conti con l’inflazione, il costo della vita che, quando cresce a tassi normali , erode il valore degli investimenti.
Come sarà il portafoglio delle famiglie italiane nel futuro? Da tempo sono arrivati i piani di risparmio individuali, fondi che investono in azioni ed obbligazioni di aziende italiane in cambio, a certe condizioni, di un totale azzeramento delle tasse sui guadagni. Da molto tempo mercato e regole non offrivano strumenti nuovi, che, nel caso dei Pir, hanno avuto un discreto successo in altri Paesi. Più in generale nei prossimi decenni è facile prevedere che diventeranno sempre più importanti le valenze pratiche del risparmio. Con pensioni pubbliche magre e un mondo del lavoro che spesso non offre quei percorsi lineari decisivi per costruirsi una buona previdenza, il risparmio sarà sempre più una cosa buona da fare per tutti.
Negli ultimi anni si è registrato un boom dei fondi integrativi per la pensione, complice il fatto che a spingere sulla previdenza complementare ormai sono tutti, aziende, sindacati e lo stesso INPS. Anche i piani individuali previdenziali (PIP) registrano una costante crescita.
In questi ultimi mesi cresce anche l’interesse ad investire in energia pulita da fonti rinnovabili: un fondo comune di energia ‘green’ può essere un buon modo per fare questo investimento in modo semplice , ed è anche alla portata di un investitore meno esperto.I fondi che investono in energia pulita rinnovabile permettono di acquistare un portafoglio pre-configurato e diversificato nel settore.
Domande frequenti su I risparmiatori italiani cercano alternative ai titoli di stato
Nonostante la crisi, i risparmiatori italiani continuano ad accantonare denaro, anche se le certezze del passato sono state scosse. Si osserva una ricerca di alternative ai tradizionali investimenti.
Le famiglie italiane stanno orientando i propri investimenti verso polizze assicurative e fondi, dimostrando un crescente interesse per questi strumenti.
L'articolo evidenzia una diminuzione della presenza di obbligazioni, in particolare quelle corporate, nei portafogli delle famiglie italiane.
L'articolo descrive l'Italia come un Paese che per anni è stato ai vertici delle classifiche per propensione al risparmio, una tendenza che persiste nonostante le difficoltà economiche.
Il cambiamento principale è una minore presenza di obbligazioni, soprattutto corporate, e un aumento di polizze e fondi nei portafogli delle famiglie.