Ci sono buone ragioni per mantenere i propri investimenti in azioni americane, nonostante le valutazioni elevate rispetto all’esperienza storica e alle alternative disponibili a buon mercato in giro per il mondo – a cominciare dalle azioni cinesi scontate dal forte ribasso del 2023. E’ quanto afferma il team di Goldman Sachs Wealth Management guidato dalla cio, Sharmin Mossavar-Rahmani.
La sovraperformance delle azioni Usa non sarà grande come quella osservata negli anni passati, ma resterà tale da giustificare un sovrappeso nel portafoglio strategico di inizio 2024, ha affermato Mossavar-Rahmani, citando la traiettoria della crescita degli utili delle società americane come il principale fattore in grado di giustificare un rapporto P/E particolarmente elevato per le azioni a stelle strisce.
La storia suggerisce, da un lato, che le valutazioni in quanto tali non sono un fattore statisticamente rilevante per determinare l’andamento delle azioni nell’orizzonte breve di un anno. Dall’altro, la crescita degli utili e del Pil sono collegate e, nel lungo periodo, i prezzi delle azioni tendono ad adeguarsi di conseguenza. Considerando le prospettive di crescita statunitensi, nettamente più favorevoli rispetto a quelle delle principali altre economie sviluppate, compresa l’Europa, Goldman WM continua a prediligere l’azionario americano, pur essendo “caro”. Considerando gli attuali livelli delle valutazioni, infatti, le azioni Usa sono state più economiche rispetto ad oggi nel 90% dei casi. In generale, valutazioni più elevate incrementano il rischio di correzioni esponendo chi possiede azioni a rapporti P/E maggiori a rischi superiori.
Tuttavia, ha affermato Mossavar-Rahmani, la tendenza degli utili societari delle imprese quotate americane muove verso una crescita sostenuta; lo stesso non può essere affermato per gli altri mercati che attualmente Goldman WM sta sottopesando in portafoglio. A partire dai mercati emergenti e dalla Cina.
Cina e India? Meglio restare cauti
Nel 2023 il Dragone ha subito una forte perdita di appeal agli occhi degli investitori internazionali, che sono usciti in massa dal mercato cinese. Negli ultimi 12 mesi (all’11 gennaio) l’S&P 500 ha generato un ritorno di prezzo del 20,4%, mentre l’S&P China 500 (Usd) ha perso il 24,55%. Mossavar-Rahmani, tuttavia, ha fatto notare che la sottoperformance delle azioni cinesi non è affatto una novità: “Se avessimo investito 100 milioni in azioni americane alla fine della Crisi Finanziaria, 9 marzo 2009, oggi avremmo un miliardo; se invece avessimo investito in azioni cinesi il capitale sarebbe solo di 230 milioni”.
In questa fase, tuttavia, alcuni analisti ritengono che le valutazioni delle azioni cinesi siano scese al punto da rendere conveniente un rientro sul mercato del Dragone. Goldman Sachs WM, non condivide questa logica sulla base del fatto che la sottoperformance degli anni passati era avvenuta nonostante la forte crescita della Cina. Ora che le prospettive economiche di Pechino si sono ridimensionate sotto il peso dei debiti e della crisi del comparto immobiliare si ritiene improbabile che, in futuro, le azioni cinesi possano battere quelle americane. “No, non suggeriamo di avere un sovrappeso tattico sulla Cina, in quanto prevediamo che il tasso di crescita cinese nei prossimi anni sarà circa la metà di quello degli anni precedenti al covid”, ha detto Mossavar-Rahmani, “il governo dipende troppo dagli investimenti in infrastrutture e immobili residenziali… e questi non sono pilastri stabili per la crescita economica in Cina”.
Apparentemente opposto a quello cinese appare il caso delle azioni indiane, il cui indice di riferimento Sensex ha guadagnato oltre il 20% nell’ultimo anno, con performance solide per tutto il periodo successivo al coronacrash. Anche qui, però, Goldman suggerisce un approccio sottopeso. “Pensiamo che le azioni indiane siano sopravvalutate, che ci sia un po’ di euforia in merito al fatto che gli investitori o le imprese che riducono l’esposizione alla Cina confluiranno in India: noi non pensiamo che l’economia indiana sia un così facile sostituto per le imprese basate in Cina. Alcune andranno in Vietnam, altre in Messico, alcune in India; ma nella nostra visione ciò non giustifica queste valutazioni”.
Per quanto riguarda la strategia sull’obbligazionario Goldman Sachs per il 2024 predilige un incremento della duration, ossia bond più sensibili alle variazioni dei tassi d’interesse, una visione coerente con l’aspettativa che, nel corso di quest’anno le banche centrali taglieranno i tassi d’interesse favorendo le performance delle obbligazioni a lunga scadenza.
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L’entrata in gioco di nuovi strumenti finanziari Etf per investire sul Bitcoin negli Usa, che alcuni interpretano come un passo fondamentale per l’inclusione della criptovaluta nella pratica del wealth management, lascia molto fredda Mossavar-Rahmani. “Abbiamo lavorato molto e non crediamo che le criptovalute, Bitcoin, Ether o qualsiasi altra, siano asset class di investimento. Le persone possono usarle per completa speculazione, ma non è un investimento e le criptovalute non dovrebbero essere parte di un portafoglio d’investimento”, ha detto la cio di Goldman Sachs WM, “nel Bitcoin qual è il vero valore aggiunto? Che cosa fa nel concreto per l’economia? Quello che sappiamo è che le criptovalute abilitano [i pagamenti degli attacchi] ransomware” altre applicazioni illegali.