Sono 3500 le dapp – app decentralizzate attive, per applicazioni che vanno dal gaming alla finanza, 147mila gli user unici e circa 3700 gli smart contract. Gli utenti sono 4 milioni, in calo dai 7 milioni di aprile
Il mondo DeFi si basa sugli smart contract – il secondo asset del sistema decentralizzato immaginato da Satoshi nel 2009. La tecnologia consente di offrire servizi di lending o di exchange: su di essa oggi sono segregati 70 miliardi di dollari e si scambiano giornalmente 100 miliardi
I numeri della Defi
Gli utenti sono 4 milioni. “Utenti in calo rispetto al picco di aprile quando erano 7 milioni – dice Mione – per un mercato che racchiude negli smart contract 70 miliardi, rispetto al miliardo di un anno fa”. È un fenomeno ancora di difficile lettura, ma che va indagato. “Vogliamo capire cosa succede nel mondo sottosopra – continua Mione – il mondo in superficie è quello della finanza, nel mondo sottosopra c’è uno specchio in termini di servizi e prodotti basati sulla defi”. Con la finanza decentralizzata si possono creare Dex, borse decentralizzate, fare lending, investimenti: gli stessi servizi che offrono le banche ma senza intermediari e basandosi sui protocolli distribuiti. “Si tratta di mercati sempre aperti, non c’è controparte istituzionale, e di mercati non regolamentati – dice Mione – ma nonostante questi limiti e pericoli sono mercati che interessano sempre più ai Millennial e ai Gen Z. Questa spinta innovativa sta portando alla conseguenza che le banche vedono aumentare la richiesta di prodotti o servizi innovativi e quindi devono fare qualcosa. Senza considerare che le banche devono fare i conti con chi, fuori dal sistema finanziario tradizionale, fa embedded finance: attori completamente diversi come le big tech che offrono servizi che incorporano fintech e un domani faranno la banca”.
Di queste evoluzioni si è parlato – insieme a Deloitte e Siat – nel corso di un webinar di avvicinamento al Convegno annuale dell’Osservatorio Investment Management progettato da Deloitte Consulting in collaborazione con Siat (Società italiana degli analisti tecnici). L’evento ha avuto a oggetto il tema “Finanza Decentralizzata e Blockchain”.
Defi contro banche? Cosa ne pensano gli operatori cripto
Dopo i passi in avanti di Svizzera e Singapore per la regolamentazione delle cryptocurrencies – avvenuti rispettivamente nel 2019 e nel 2020 – anche gli Stati Uniti sembrano intenzionati a chiarire e approfondire il framework regolatorio. A luglio 2020, l’Office of the Comptroller of the Currency (OCC) ha fornito indicazioni alle banche nazionali circa la possibilità di fornire servizi di custodia per i soggetti che utilizzano crypto-asset e stablecoins.
Le applicazioni – rivoluzionarie – della Defi
Di come questi fenomeni impatteranno sul futuro della finanza hanno parlato nel corso dell’evento sopracitato Luca Boiardi – ceo di The Crypto Gateway e Davide Capoti – ceo di Rocket Capital Investment . “Il Defi è un mondo open source, dall’altra parte c’è un mondo tradizionale sempre più chiuso che rifiuta di aprirsi – dice Boiardi – Dove andranno i grandi sviluppatori? Con Defi si intende quello che il nome dice, ovvero la possibilità di erogare o utilizzare servizi finanziari. Lo smart contract è il programma attraverso il quale arriva un input, viene processato ed esce un output, come un software che processa valore e lo va a distribuire e prende il posto delle banche o delle altre istituzioni che fungono da intermediari nei processi tradizionali: la caratteristica chiave è che i servizi finanziari diventano scalabili”. Le applicazioni del Defi sono due in particolare: il pilastro fondamentale è quello classico ed è la linea di credito/debito, ovvero la possibilità di erogare una linea di credito con un collaterale. “Il sistema contiene anche tutte le informazioni sul debitore e dunque controlla il rischio – continua Boiardi – In parallelo è nato il mondo dell’exchange, anche in questo caso regolato dallo smart contract. Ed è un ecosistema preferibile ai vari Coinbase, perché non affido mai a una terza parte i miei fondi (quindi è un tema di proprietà e sicurezza, non c’è rischio di insolvenza). Il funzionamento si basa su due controparti, il trader che scambia i diversi token e il liquidity provider che crea pull di liquidità perché gli scambi siano efficienti. Non serve custody: gli exchange centralizzati sono poco scalabili perché limitati da infrastruttura e ricerca di liquidità. Al contrario la struttura Defi si appoggia alla blockchain per la sicurezza e la liquidità la trovano nel mercato, e infine sono componibili per definizione”.
La rivoluzione Defi: un sistema finanziario scalabile e modulare
Il settore è cambiato in maniera radicale e vertiginosa. “Ma è realmente esploso solo negli ultimi due anni – dice Capoti – il defi sta per diventare la criptonite della finanza tradizionale. Lo scorso anno c’era un billion bloccato su smart contract, a distanza di un anno ci sono circa 70 billion locked e 100 miliardi di scambi intraday, numeri piccoli rispetto alla finanza tradizionali ma che mostrano una crescita enorme. Abbiamo società come Compound, solo per fare un esempio, che hanno già preso un palcoscenico enorme. E questi sono quelli decentralizzati. Dall’altro lato c’è la Cefi, la finanza centralizzata che propone cose simili ma con un sistema più tradizionale (e sono rappresentati per esempio da exchange come Coinbase). Le potenzialità di questa tecnologia sono enormi: si tratta di protocolli che sono in grado di switchare da un lending a un altro in un click per esempio e di eseguire qualsiasi operazione in meno di un minuto”. E tutti vogliono salire a bordo, almeno nel mondo cripto. “Anche bitcoin – continua Capoti – che a novembre lancerà Taproot, la soft fork che migliora gli script di Bitcoin per aumentare la privacy e altri fattori relativi alle transazioni complesse. Di fatto un tentativo di entrare nel campo degli smart contract”.