Mentre il Penny Black britannico regna incontrastato come primo francobollo al mondo emesso nel 1840, l’Italia vanta un enigma affascinante: quale francobollo può fregiarsi del titolo di “numero uno”? Iniziamo un viaggio nella storia postale italiana, un percorso tortuoso tra stati preunitari, emissioni variegate e l’unificazione nazionale che tardò a completarsi. Scopriremo perché l’incoronazione del “numero uno” italiano è un’impresa quanto mai ardua e avvincente.
Qual è il primo francobollo d’Italia?
Al momento della proclamazione del Regno d’Italia, avvenuta il 17 marzo del 1861, molti stati preunitari avevano già emesso francobolli. Non dimentichiamo poi che il complesso processo di unificazione nazionale si concluse solo dopo la fine della Prima Guerra Mondiale e che fino al 1870 Roma e il Lazio erano territori pontifici. La ricerca del “numero uno” italiano non può basarsi sull’ordine di emissione riportato nei cataloghi, spesso dettato da logiche commerciali. Occorre invece considerare la data di emissione effettiva o la prima data nota di ogni esemplare o serie. I contendenti al titolo di primo francobollo d’Italia sono diversi esemplari, ognuno con la sua storia e le sue peculiarità. Vediamoli insieme.
1 giugno 1850
I primi emessi su territorio italiano, ma da un’autorità straniera: il Lombardo-Veneto era infatti territorio amministrato dall’Impero Austro-Ungarico.
1 gennaio 1851
I primi francobolli che rappresentano il futuro Re d’Italia, emessi però in periodo preunitario quando Vittorio Emanuele II era solo Re di Sardegna.
18 marzo 1861
Il primo francobollo emesso dopo la proclamazione del Regno d’Italia era un francobollo in uso unicamente nei territori dell’ex Regno delle due Sicilie e solo nella parte continentale del regno di Napoli.
1 marzo 1862
Il primo francobollo “emesso” e valido su tutto il territorio italiano era semplicemente un francobollo del Regno di Sardegna da 20 cent che venne dentellato per facilitare la separazione degli esemplari, tanto che non vi fu un decreto di emissione ma solo un comunicato.
1 maggio 1862
Il primo francobollo valido su tutto il territorio italiano, senza decreto di emissione perché di fatto si tratta di un esemplare del Regno di Sardegna a cui è stato cambiato il colore da nero a bistro.
1 gennaio 1863
Il primo francobollo valido su tutto il territorio italiano con decreto di emissione non è nient’altro che, anche in questo caso, un francobollo del Regno di Sardegna, il cui disegno è apparso per la prima volta addirittura nel 1855.
10 febbraio 1863
Il primo francobollo emesso e valido su tutto il territorio italiano e per la prima volta con una grafica inedita.
Perché è difficile scovare il primo francobollo italiano
Considerando solo la proclamazione del Regno d’Italia nel 1861, i “numeri uno” potrebbero essere quelli sopra indicati. Tuttavia, l’unificazione del territorio, come lo conosciamo oggi, era ancora incompleta, mancando di due importanti regioni: Roma e il Lazio, annesse all’Italia con la presa di Porta Pia nel 1870, e la Venezia Giulia, l’Istria, Trieste e il Trentino, annesse dopo la fine della Prima Guerra Mondiale.
Pertanto, è possibile affermare che la prima serie emessa dal Regno d’Italia dopo il 1918, avente validità su tutto il territorio nazionale e non basata su un disegno precedentemente utilizzato, è quella dedicata all’annessione della Venezia Giulia, emessa nel 1921. Tuttavia, anche in questo caso, si potrebbe obiettare che una serie per essere davvero “nazionale” avrebbe dovuto essere disponibile su tutto il territorio, mentre la suddetta serie fu venduta solo a Trieste.
Nasce quindi un dilemma affascinante: può una serie con disponibilità limitata considerarsi “nazionale”? La risposta non è univoca e contribuisce al fascino di questa ricerca. L’identificazione del “numero uno” italiano rimane un’impresa appassionante e senza risposta definitiva. Ogni francobollo, con la sua storia, il suo contesto e le sue peculiarità, contribuisce a comporre un mosaico filatelico ricco e sfaccettato. L’identificazione del “numero uno” italiano rimane un’impresa appassionante e senza risposta definitiva, ma è proprio questo che la rende così stimolante per collezionisti e studiosi, aprendo le porte a un viaggio appassionante nella storia postale del nostro Paese, tra sfumature e dibattiti che arricchiscono il valore di ogni emissione.