Come ha evidenziato il Wall Street Journal, degli ultimi 12 grandi cicli di inasprimento della Fed nove si sono conclusi con una recessione
Giovedì l’S&P 500 è entrato ufficialmente in un mercato orso: rispetto ai massimi di inizio gennaio l’indice statunitense ha registrato un calo di più del 20%
Storicamente un bear market dura mediamente 289 giorni e comporta una perdita media del 36%
I cosiddetti “soft landing” sono più facili da trovare nei libri di testo, che nella realtà storica economica. E con le banche centrali in piena stretta monetaria – la scorsa settimana la Fed ha annunciato il rialzo dei tassi più grande dal 1994 – l’inflazione statunitense che ha raggiunto l’8,6% a maggio e il sentiment dei consumatori che sta crollando, è sempre più probabile che anche in questo caso l’atterraggio non sarà morbido. Nel mentre i mercati sono entrati in un mercato orso. Quanto possono ancora perdere?
Secondo un’analisi del Wall Street Journal, a ben vedere, i timori degli investitori che le banche centrali non riusciranno a mettere freno all’inflazione senza intaccare la crescita economica sono più che fondati. Stando ai dati storici, infatti dei precedenti 12 grandi cicli di inasprimento della Fed a partire dagli anni ’50 nove si sono conclusi con una recessione. Tra le eccezioni, i tassi sono aumentati costantemente tra il 1961 e il 1966 senza comportare alcuna flessione economica, perlomeno immediata. L’inflazione si è attenuò solo temporaneamente e la recessione colpì nel 1970. Il soft landing più riuscito è stato invece quello del 1983 e 1984, anche se va detto che l’economia era appena uscita da due recessioni. La Bank of England ha un track record leggermente migliore: circa la metà delle sue campagne di aumento dei tassi dagli anni ’50 in poi si sono concluse con una recessione nel Regno Unito.
Per i mercati la recessione non è cosa evidentemente gradita. Con l’S&P 500 la scorsa settimana entrato ufficialmente in un mercato orso – tecnicamente definito come un calo del 20% rispetto a un massimo precedente – gli investitori ora si chiedono quanto i mercati possano ancora andare giù. Anche in questo caso una possibile indicazione arriva dalla storia. Analizzando i bear market dal 1929 ad oggi, si evince come durante in queste fasi di mercato l’S&P 500 mediamente perda il 36% del proprio valore nell’arco (medio) di 289 giorni. Ciò significa che se la storia si dovesse ripetere, rispetto ai circa 3670 punti odierni l’indice statunitense potrebbe perdere ancora un 13% arrivando a quotare intorno ai 3000 punti. Interessante notare infine, come in più della metà delle volte (15 su 26) in cui si è verificato un mercato orso si è assistito anche a una recessione.