La seconda ondata di contagi alimenta l’incertezza sulla tenuta dell’economia e dei mercati finanziari.
I governi dei maggiori paesi hanno messo in campo misure fiscali pari a 9 punti percentuali di Pil su scala globale.
Il wealth management deve andare oltre la gestione di portafoglio, benché sofisticata, per abbracciare servizi che vanno dall’ottimizzazione del patrimonio al passaggio generazionale.
La seconda ondata è più insidiosa di quanto molti analisti avessero immaginato. Ci aspettano mesi carichi di inquietudine. Per la salute delle nostre famiglie e la sopravvivenza di molte attività. “I numeri del quarto trimestre saranno più deboli del previsto. Ma non si può paragonare lo scenario attuale a quello di marzo. E i mercati lo sanno”, osserva Andrea Rotti, ad di Ersel, una lunga carriera nell’industria dell’asset management, che l’ha portato alla guida della boutique di wealth management nata nel 1936 dalla famiglia Giubergia, rafforzatasi nel 2018 con l’acquisizione della quota di maggioranza di Banca Albertini Syz.
Lo scenario
Il pericolo più temuto dagli investitori, quello di una crisi costituzionale, innescata da un voto contestato, è stato scongiurato. I mercati sembrano apprezzare la vittoria di Joe Biden. È vero che il suo piano redistributivo passa per un aumento della tassazione a carico di imprese e redditi elevati. Ma oggi il focus sembra essere “sulla stabilità, sul piano d’investimenti a base di infrastrutture e green economy e l’approccio meno ruvido nella dialettica con la Cina, pur entro il perimetro di un confronto che resterà teso, saranno ben accolti dal mercato”. Una Cina, che, a proposito, “patisce meno il virus ed è protesa verso il futuro, con uno sforzo di pianificazione capace di attrarre capitali”, precisa Rotti.
Idee per investire
Come si traduce tutto ciò in scelte di portafoglio? “Le valutazioni sono alte storicamente, ma rispecchiano la dinamica dei tassi reali, che sono negativi. Per gli hnwi rinunciare a una componente azionaria nei portafogli è molto difficile, in questo contesto”. Conviene ragionare, allora, in ottica di preferenze geografiche e settoriali. “Vale la pena dare più spazio all’equity di Cina, Hong Kong e Taiwan”. L’Europa appare più vulnerabile. Non solo perché è più lenta nel reagire alla crisi, come dimostra la faticosa messa a terra del Recovery fund. Ma anche perché, a livello settoriale, è sovraccarica di banche e utility. La tecnologia di frontiera, uscita rafforzata dallo scoppio della crisi sanitaria, è poco rappresentata negli indici del Vecchio continente. “Il tech, al contrario, rimane uno straordinario bacino di opportunità. Occorre però essere selettivi”, avverte Rotti, “perché le valutazioni hanno raggiunto livelli da monitorare. Stiamo per lanciare un programma con competenze miste, tecnico-scientifiche e finanziarie, per identificare i temi d’investimento più attraenti del prossimo futuro”.
Il reddito fisso
Nel reddito fisso prevalgono le note dolenti. Si può valutare un’incursione nelle obbligazioni cinesi in divisa locale, dove, ricorda l’ad, su emissioni governative, si ottiene un rendimento a scadenza del 3,5%, a fronte di un rating A+ e di una traiettoria di crescita che supporta lo yuan, almeno nel medio e lungo termine. Rimane valore anche tra i subordinati bancari del Vecchio continente. Oltre queste aree, si faticano a trovare ritorni gratificanti.
I private market
Piuttosto conviene aprire il portafoglio alle strategie alternative liquide. “Noi siamo forti sull’event driven: in un mondo caratterizzato da eccesso di liquidità e pressioni al consolidamento, avere un focus sulle operazioni straordinarie ha senza dubbio senso”, annota Rotti. Senza dimenticare i private market. “I portafogli degli high net worth dovrebbero convergere verso un approccio da investitore istituzionale: la componete illiquida meriterebbe uno peso fino al 10% degli asset finanziari. In questo momento, stiamo lavorando insieme ad un operatore specializzato a nuovo programma che investe sulle infrastrutture. Lo lanceremo tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo”.
Il wealth management, però, nella visione di Rotti e della sua Ersel, non può limitarsi alla gestione di portafoglio, benché sofisticata. “L’ottimizzazione del patrimonio a livello aggregato, l’utilizzo corretto delle polizze assicurative, la pianificazione del passaggio generazionale, l’intestazione fiduciaria, i trust, sono tasselli che fanno la differenza quando si ha che fare con patrimoni complessi”. C’è anche un tema di dimensioni. “Essere una botique significa poter interpretare il servizio con una logica di vicinanza che non trova facilmente termini di paragone nelle grandi reti. Durante le fasi più concitate della crisi, ha rappresentato un vantaggio competitivo non trascurabile. Al tempo stesso abbiamo una massa critica che ci consente di portare avanti gli investimenti nella tecnologia e di sviluppare l’organizzazione dei processi in modo efficace. Di lavorare su strategie di crescita ambiziose e a lungo termine”. Ben oltre gli orizzonti della pandemia.
Articolo tratto dal magazine We Wealth, numero di Novembre
La seconda ondata di contagi alimenta l’incertezza sulla tenuta dell’economia e dei mercati finanziari.I governi dei maggiori paesi hanno messo in campo misure fiscali pari a 9 punti percentuali di Pil su scala globale.Il wealth management deve andare oltre la gestione di portafoglio, benché sofisti…