Il problema della successione, della protezione e la necessità di pianificazione esistono in tutte le famiglie
La famiglia creata dall’avvocato Gianni Agnelli e dalla collezionista d’arte Marella Caracciolo, oggi si sfida in tribunale
Come si suol dire, ogni medaglia ha il suo rovescio. Per ogni cosa c’è sempre un lato negativo e uno positivo; in ogni situazione o circostanza c’è sempre un pro e un contro. Questo vale anche per i grandi patrimoni.
Se da una parte, infatti, le famiglie chiamate a gestire enormi ricchezze e averi sono certamente considerate “fortunate”, in quanto, con ogni probabilità, ricoprono posizioni agiate e prestigiose, dall’altro lato, queste stesse famiglie, più di altre, sono portate, come spesso accade, a fare i conti con scontri e conflitti interni relativi alla gestione e alla devoluzione della ricchezza; scontri che talvolta possono portare alla rottura definitiva dei legami affettivi.
Apparentemente, sembra non sottrarsi a questa regola nemmeno la famiglia Agnelli. Stando a quanto più di recente emerso, parrebbe che Margherita Agnelli sia stata, attraverso una serie di asserite strategie predisposte dalla madre Marella, esclusa dall’immensa eredità della “casata”.
Anche per questi motivi è in corso una battaglia legale, legata alla spartizione del patrimonio familiare, che sembra prefigurarsi come lunga e complicata.
Del resto, è evidente che quando si parla di dinastie così importanti (gli Agnelli figurano tra le famiglie più ricche del mondo) le battaglie legali sono particolarmente intricate, in quanto involgono, non solo patrimoni immobiliari e mobiliari sterminati, ma anche strutture societarie particolarmente complesse.
Ma quali sono gli strumenti di protezione della ricchezza a cui occorre ricorrere prima che insorgano conflitti familiari relativi alla spartizione del patrimonio? Quali sono le strategie migliori da osservare anche per evitare che alcuni contrasti familiari, al momento del passaggio generazionale, possano pregiudicare imprese (familiari) sane?
Per provare a rispondere a queste domande, a partire dal caso Agnelli-Elkann, We Wealth ha interpellato Paolo Gaeta, dottore commercialista su Milano e Napoli, con consolidata esperienza nell’ambito della protezione del patrimonio e nella gestione del passaggio generazionale.
Dott. Gaeta, ci può dire di più sugli ultimi risvolti della vicenda Agnelli-Elkann?
La vicenda suscita interesse per diversi aspetti: la celebrità storica dei rami familiari; l’importanza dei patrimoni coinvolti; e forse ancora di più per l’apparente ineluttabilità delle guerre familiari quando si tratta di dividersi il patrimonio accumulato dai propri ascendenti ed alla cui formazione spesso i soggetti belligeranti hanno poco partecipato.
La famiglia è quella creata dall’avvocato Gianni Agnelli e la collezionista d’arte Marella Caracciolo, la figlia Margherita ed i nipoti Elkann. Una famiglia che oggi si sfida in tribunale (il tema processuale attuale della vicenda è quello del Tribunale competete per decidere della vertenza, quello di Torino, come sostiene Margherita, oppure le Corti svizzere come sostengono i tre fratelli Elkann).
I patrimoni sono davvero stellari, al centro della contestazione c’è la società Dicembre con la quale gli Elkann controllano la cassaforte di famiglia Gianni Agnelli BV che controlla il 52% della Exor, azionista di maggioranza di un impero industriale che comprende tra le altre società Stellantis, Ferrari e Juventus. Un patrimonio di decine di miliardi che per un accordo ereditario stipulato nel 2004 a seguito della morte dell’avvocato Agnelli tra Margherita ed i suoi figli, sembrava fosse divenuto relativamente stabile a fronte di una liquidazione ricevuta dalla madre degli Elkann di oltre 1.200 milioni di euro.
Un conflitto familiare, tra madre e figli, che poco ci meraviglia e aiuta a comprendere come la dimensione economica, la cultura individuale, lo status sociale delle famiglie non incida in maniera determinante sulla capacità di trovare un soddisfacente accomodamento pacifico di interessi economici e patrimoniali. Con la morte di Marella Caracciolo nel 2019, la figlia Margherita Agnelli è ritornata sul piede di guerra con i figli Elkan e si è riaperta una partita ereditaria che proseguirà dinnanzi alla Corte di Torino oppure alla Corte della Svizzera per approdare, probabilmente, ad un nuovo accordo che per certo presenterà per una delle due parti un conto molto salato.
Insomma, siamo di fronte ad una sceneggiatura complessa i cui protagonisti sono, senza dubbio: denaro e conflitto.
A quali istituti dovrebbe guardare chi intende proteggere per tempo il proprio patrimonio e preservarlo da eventuali conflitti interni e liti familiari?
Il problema della successione, della protezione e la necessità di pianificazione esistono in tutte le famiglie e gli imprenditori dovrebbero mostrare una maggiore consapevolezza circa la necessità di dedicare tempo ed energia all’analisi del problema senza rimandarlo necessariamente al testamento.
Le faccio un esempio: una vedova, con un piccolo patrimonio immobiliare, che non vuole accettare l’eredità del marito morto da tempo perché ha paura delle possibili conseguenze patrimoniali negative dell’eredità. Peccato che l’eredità contenga quote di partecipazione di una importante azienda e investimenti per un totale in valore di circa 100 milioni di euro. Il risultato di questo comportamento anomalo, ma prevedibile, è che gli altri familiari soci dell’azienda si stanno scontrando con grandi difficoltà di gestione e la banca resta in attesa di indicazioni su come debbano essere reinvestiti decine di milioni.
In questo caso sarebbe stato molto utile anche solo un testamento olografo, che invece è mancato.
Prima ancora dell’individuazione dell’istituto giuridico ideale è importante trovare nell’imprenditore quel minimo di consapevolezza della necessità di pensare per tempo a come risolvere certi problemi che la natura ci pone davanti.
Solo allora sarà possibile iniziare la ricerca degli istituti giuridici più idonei. E non si tratterà quasi mai di una singola soluzione, di un istituto, ma, con buona probabilità, la scelta dovrà contemplare soluzioni articolate e ben disegnate sulle necessità specifiche del caso in analisi. Per esempio, il trust è certamente la scelta considerata più efficace, perché affida la proprietà ad un gestore e il beneficio economico del fondo ad un altro soggetto. Ma, posto che in alcuni casi il trust non è affatto la scelta giusta, nel momento in cui si deciderà di procedere con questo istituto bisognerà essere preparati a saper intervenire sulla governance delle imprese con adeguamenti di statuti societari e operazione di riorganizzazione. Il miglior atto di trust nella pianificazione patrimoniale non è sufficiente da solo, c’è la vita del trust, la sua governance e l’interazione con la famiglia oltre che la governance dell’impresa di famiglia.
Il modello Dallara è molto interessante e seguito. Tendiamo a limitare l’utilizzo del meccanismo dell’usufrutto e della nuda proprietà, mentre le polizze vita che spesso troviamo già come forme di investimento riusciamo a farle ben convivere con il trust.
In che modo un consulente esperto può aiutare il cliente a gestire la crisi familiare e proteggere il proprio patrimonio?
Il tema centrale, assieme a quello della consapevolezza dell’imprenditore, è che per saper individuare, costruire e gestire queste soluzioni di protezione ci vogliono competenze tecniche specifiche.
I consulenti che affiancano l’imprenditore nella gestione ordinaria e straordinaria dell’azienda non sempre sono quelli adatti a pianificare il passaggio generazionale. Solitamente questi professionisti sono molto presi da questioni ordinarie e straordinarie che riguardano l’impresa e non curano degli aspetti familiari come un elemento strategico per la crescita di lungo termine dell’azienda nel tempo.
Sono necessarie competenze diverse che ricorrono in coloro che si dedicano al wealth planning; figure professionali cross-funzionali dedite alla pianificazione del patrimonio.
Il secondo consiglio che viene dall’esperienza sul campo è di contribuire a migliorare la comunicazione. La famiglia, spesso, deve essere aiutata a comunicare meglio al proprio interno e nelle relazione con i familiari che lavorano in azienda. Grande parte della conflittualità ha radici in comunicazioni mancate o disfunzionali.
E inoltre …mettere il cliente davanti a progetti di pianificazione che siano chiari, coerenti e ben descritti. Un approccio che sappia semplificare questioni complesse in modo trasparente nel tempo aiuterà l’imprenditore ad affidarsi e ad andare avanti nel percorso di pianificazione..
Parliamo di imprese familiari. Come garantire la prosecuzione sana delle attività anche dopo la morte del fondatore?
Troppe aziende non ce la fanno a durare nel tempo, è davvero un dispiacere e un impoverimento collettivo enorme. Non esiste una unica ricetta, la vendita dell’azienda, l’ingresso di nuovi soci, la quotazione, la creazione di un trust o di una fondazione, la creazione di strutture societarie in cui ogni familiare possa realizzarsi. Ma è più facile dire cosa riduce drasticamente la probabilità che vi sia una sana prosecuzione dell’azienda: il non far nulla, non coinvolgere professionisti esperti, l’affidarsi ad occhi chiusi ad un testamento senza aver fatto nessuno dei passi consigliati.