Dopo giorni di euforia, il malcontento sembra esser tornato a Wall Street, con gli indici azionari che sono tornati a scendere. Colpa in larga parte delle Big Tech, i cui conti trimestrali rilasciati nel corso della settimana, sono stati contrastanti. Se da una parte Meta ha più che convinto, dall’altra Amazon, Apple e Google non sono state all’altezza delle aspettative degli analisti. Cosa aspettarsi ora?
Male Apple, malino Amazon, bene Meta
Tra le big tech che hanno deluso di più c’è Apple che ha riportato un risultato sotto le attese che ha messo fine a una striscia positiva di tre anni di fila di profitti record. La discesa dei ricavi è stata in larga parte dovuta ai minori acquisti di iPhone e Mac. I ricavi dell’ultima parte dell’anno si sono attestati a 117 miliardi di dollari, il 5,5% in meno dell’anno prima mentre gli utili sono scesi del 13,4% a 30 miliardi, meno delle previsioni. Non ha convinto nemmeno Amazon. La società fondata da Jeff Bezos ha annunciato una guidance deludente, prevedendo per il primo trimestre del 2023 un giro d’affari compreso tra 121 miliardi e 126 miliardi di dollari, in crescita su base annua tra il 4% e l’8%, rispetto ai 125,1 miliardi di dollari attesi dagli analisti. Dall’altra parte dello spettro invece troviamo Meta. L’azienda di Zuckerberg ha talmente sorpreso il mercato, che il titolo ha chiuso la giornata di giovedì in rialzo del 23%. Lo sprint è stato innescato dall’annuncio di un piano di riacquisto di azioni proprie da 40 miliardi di dollari.
Il rally è finito?
“Le trimestrali delle Big Tech lasciano un leggero amaro in bocca. Benché, in parte, ci si potesse attendere un rallentamento, non ci si aspettava fosse di tali livelli. Restano dubbi su diverse società tecnologiche, ovvero su titoli growth che attualmente di crescita hanno solo il nome, data l’incapacità di sostenere la propria espansione” commenta Gabriel Debach, market analyst di eToro, che sottolinea come i mercati ora si potrebbero prendere una pausa, dopo l’eccessiva ingordigia di gennaio che è risultata in +16% per il Nasdaq e aggiunge: “Nonostante questo, le varie società guardano con ottimismo al futuro, facendo ben sperare che una possibile correzione possa essere temporanea e salutare”.
Le big tech sperano nell’atteraggio morbido?
Ad ogni modo le prospettive per le big tech – e più in generale per il comparto tecnologico – non sono necessariamente negative. I mercati guardano ai tassi d’interesse e all’inflazione e sembra essere sempre più diffusa l’idea che alla fine la Fed scongiurerà una recessione severa. Tant’è che i tassi dei Treasury sono in discesa. “Il calo dei rendimenti obbligazionari giustifica valutazioni più elevate. Questo è stato il driver fondamentale del rally tecnologico a cui abbiamo assistito. Dall’altra parte il recente rally ha portato la valutazione media del settore a 12 mesi a 18,5x” commenta Debach che conclude: “Il mercato implicitamente sta scommettendo su un possibile atterraggio morbido e su utili meno negativi in futuro. Situazione per la quale resta ancora interessante restare sul tecnologico, nonostante una volatilità che potrebbe nuovamente presentare il conto”.
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