Il Nikkei 225 è rientrato dalla quota record di 40.000 punti, registrando un calo dell’1,23% il 7 marzo, mentre l‘ipotesi di un cambio di rotta della banca centrale prende corpo sulla spinta dei forti incrementi salariali.
La politica monetaria del Giappone è rimasta accomodante fino a questo momento, mentre le altre banche centrali dei Paesi sviluppati hanno rapidamente alzato i tassi fra il 2022 e il 2023: questo orientamento ha contribuito a indebolire lo yen e a favorire le aziende esportatrici presenti nel listino azionario giapponese.
La prudenza con cui finora la banca centrale ha trattato la possibilità di abbandonare gli stimoli deriva dalla storica difficoltà del Giappone nel mantenere l’inflazione sufficientemente alta sull’obiettivo del 2%. I dati sugli incrementi salariali del maggiore sindacato del Paese, Rengo, hanno fornito nuovi elementi sulla possibilità di un più stabile aggiustamento delle aspettative sull’inflazione a lungo termine: per la prima volta in 30 anni la domanda media di aumenti salariali ha superato il 5%, raggiungendo il 5,85% quest’anno. A gennaio, i dati pubblicati il 7 marzo hanno mostrato che i salari reali sono scesi al ritmo più contenuto da oltre un anno.
La BoJ prepara il terreno per il cambio di rotta
Per il governatore della Bank of Japan (BoJ), Kazuo Ueda, “se confermiamo che si sta rafforzando un ciclo positivo di aumento dei salari e dell’inflazione, possiamo esaminare la modifica delle nostre massicce misure di politica monetaria”, ha dichiarato in un intervento al parlamento. “Possiamo dire che le prospettive per l’economia di realizzare un ciclo positivo di (crescente) inflazione e salari sono in vista,” ha detto il membro del consiglio BoJ, Junko Nakagawa, in un discorso tenuto nella città di Matsue, di fronte a un pubblico di leader aziendali. “Ci sono segnali chiari di cambiamento nel modo in cui le aziende stabiliscono i salari”, ha aggiunto Nakagawa, “il Giappone sta procedendo costantemente verso il raggiungimento sostenibile e stabile del nostro obiettivo di inflazione del 2%”.
Il 7 marzo lo yen ha guadagnato oltre l’1% nel cambio sul dollaro e sull’euro, in seguito a queste affermazioni che anticiperebbero la progressiva uscita del Giappone dai tassi negativi. Negli ultimi 12 mesi, comunque, la moneta giapponese ha perso il 7,92% del valore sul biglietto verde e l’11,8% sull’euro.
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Giappone, rally in pausa?
Secondo gli analisti di Bank of America, l’indice azionario giapponese, che era arrivato a guadagnare il 20% da inizio anno segnando un nuovo record storico, “potrebbe essere andato troppo oltre e troppo in fretta”, con il suggerimento di limitare l’esposizione azionaria diretta sul mercato nipponico, in favore di strategie basate su opzioni in grado di limitare le perdite in caso di virate al ribasso dell’indice. “Con meno investitori con posizioni corte sul Giappone, la parte più aggressiva del rally potrebbe essere alle spalle e riteniamo che i rischi di un ulteriore aumento di 4.000 punti entro un mese siano limitati”, hanno affermato gli analisti di BofA lo scorso 5 marzo.
Secondo altri osservatori, parte del rally osservato sul Nikkei deriva dall’effetto positivo combinato dell’intelligenza artificiale sulle aziende tecnologiche giapponesi, oltre che dal graduale spostamento dal mercato azionario cinese. A fronte di questi trend favorevoli, l’economia giapponese è, tuttavia, entrata in recessione tecnica alla fine del 2023, e l’influenza di un tasso di cambio in probabile rafforzamento potrebbe smorzare la prosecuzione dei rialzi azionari. Sotto quest’ultimo aspetto, l’orientamento della politica monetaria nei prossimi mesi sarà uno degli elementi decisivi.
BoJ, l’attenzione alle prossime riunioni
L’attenzione degli operatori si concentra sulle prossime riunioni della BoJ, previste il 18-19 marzo e il 25-26 aprile, dalle quali potrebbe già emergere i primi cambiamenti. In particolare, al meeting di aprile la banca centrale potrà valutare anche l’esito dei negoziati salariali primaverili di quest’anno, definiti dallo stesso governatore Ueda come una delle informazioni più importanti nel definire le tempistiche della normalizzazione della politica monetaria.
Le ultime dichiarazioni di Ueda hanno anticipato, inoltre, come all’interno del consiglio si fosse già discusso come gestire la fase successiva all’uscita dei tassi negativi. In particolare, si prevede che la banca centrale tornerà a pagare interessi sui depositi che le istituzioni finanziarie detengono presso di essa. Inoltre, la politica di controllo della curva dei rendimenti che attualmente contiene i tassi dei titoli governativi giapponesi, anche nel caso venisse abbandonato, vedrebbe comunque la BoJ impegnata ad acquistare titoli in caso di picchi nei rendimenti, ha aggiunto Ueda