Immaginando un investimento iniziale da 10.000 euro, effettuato 10 anni fa, un’esposizione all’S&P 500 avrebbe portato il capitale a quota 32.686,47 euro
Questo risultato si confronta con i 17.908,47 euro, ottenuti con lo stesso investimento sull’azionario europeo, e i 16.436,19 euro sull’azionario cinese
La Borsa cinese continua ad essere poco amata dai gestori globali, nonostante le valutazioni si siano decisamente ridotte dopo la crisi di fiducia osservata nel 2023. Le principali istituzioni internazionali, fra cui la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale, indicano nelle proprie previsioni che la crescita economica cinese, nei prossimi anni rallenterà il passo e non tornerà più ai ritmi pre-covid.
L’invecchiamento della popolazione, l’indebitamento dei governi locali e degli sviluppatori edilizi, dai quali dipende una larga porzione del Pil, sono solo alcuni degli elementi che hanno spinto gli economisti a riconsiderare le previsioni su Pechino. Il partito Comunista cinese, da parte sua, ha deluso le aspettative di chi confidava in un massiccio stimolo fiscale per invertire la tendenza negativa. Nel suo intervento al World Economic Forum di Davos, il premier cinese Li Qiang ha fatto capire che nel 2024 una grande espansione della spesa pubblica per sostenere la crescita non ci sarà. Piuttosto, il premier ha espresso soddisfazione per l’aumento del Pil attorno al 5% nel 2023, un obiettivo che sembra ormai alla portata, oltre che in linea con le previsioni del governo.
Borsa cinese, un “ritardo” non nuovo
Come prevedibile, le azioni americane ed europee hanno realizzato performance nettamente superiori a quelle delle controparti cinesi. Tuttavia, il confronto sulla lunga distanza fra gli indici di riferimento è ancora più eloquente. Infatti, negli ultimi dieci anni, in cui la crescita cinese ha largamento superato quella americana ed europea, non sarebbe stato comunque conveniente privilegiare il Dragone nel portafoglio azionario.
Un confronto elaborato sulla base degli indici convertiti in euro, comprensivi dei dividendi lordi e delle altre forme di remunerazione, mostra come un investimento iniziale eseguito dieci anni fa sarebbe stato ben più conveniente sull'S&P 500 americano, rispetto all'S&P 500 China (che include 500 fra le più grandi e liquide aziende cinesi, approssimando la composizione settoriale del più ampio mercato azionario cinese"). Non solo: dopo un 2023 di crisi cinese, è arrivato anche il sorpasso dell'azionario europeo.
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Cina: quanto valgono 10.000 euro investiti dieci anni dopo
Immaginando un investimento iniziale da 10.000 euro, effettuato 10 anni fa (il periodo di riferimento è 31 dicembre 2013 - 12 gennaio 2024), un'esposizione all'S&P 500 avrebbe portato il capitale a quota 39.070,26 euro, corrispondenti a un ritorno annualizzato del 14,60%. Questo dato, così come i successivi, sono corretti per il cambio in euro e includono dividendi e remunerazioni lorde.
Lo stesso investimento iniziale, sull'indice S&P Europe 350, varrebbe oggi 19.598,08 euro con un rendimento annualizzato del 6,96%.
Il risultato ottenuto dall'S&P 500 China sarebbe, però, il più modesto dei tre: 16.840,12 euro con un rendimento annualizzato del 5,35%.
Il confronto smentisce, perlomeno per gli ultimi dieci anni, che puntare sulle azioni cinesi avrebbe aumentato i rendimenti del portafoglio azionario, un'ipotesi che sembrava plausibile considerando la forte espansione dell'economia del Dragone.
Il fatto che per i prossimi anni si preveda un rallentamento progressivo dei tassi di crescita economica cinese rende poco probabile che, in una logica di lungo periodo, il confronto del prossimo decennio possa ribaltarsi a favore del Dragone.
Alcuni gestori, fra cui BlackRock e JPMorgan AM, tuttavia, ritengono che si possa opportunisticamente scommettere sul rimbalzo cinese nel 2024, tenendo conto della massiccia fuoriuscita di capitali esteri osservata l'anno scorso. "Stiamo arrivando a un livello in cui vale la pena avere una certa esposizione alla Cina a livello tattico nel proprio portafoglio e gli investitori devono ancora investire in Cina, ma può essere difficile scegliere il momento in cui vedere una ripresa", ha affermato a Bloomberg Thomas Taw, responsabile della strategia di investimento iShares per la regione Asia-pacifico, "la maggior parte degli investitori guarda a questo mercato come a un mercato di trading, piuttosto che a un mercato secolare di lungo termine".