La Bce inizia a tagliare i tassi giovedì, ma i dubbi su quello che farà in seguito non autorizzano conclusioni facili su quelli che saranno i comparti azionari favoriti (e penalizzati) nella nuova fase. In generale, una politica monetaria più accomodante aiuta in particolare i settori caratterizzati da maggiore debito. D’altro canto, l’economia europea più forte del previsto potrebbe spingere la Bce a tagliare i tassi con maggiore cautela dopo giugno, per evitare di dare nuovo slancio all’inflazione. In questo scenario, i titoli azionari ciclici, quelli che tendono a salire in tandem con la crescita economica potrebbero essere un altro settore favorito.
Le previsioni sulle mosse della Bce
“I dati sull’inflazione di maggio sono risultati ancora una volta più alti del previsto e sembra chiaro che la tendenza alla disinflazione sia entrata in una fase di stallo. Particolarmente preoccupante è il rimbalzo delle pressioni sui prezzi nel settore dei servizi, guidato dall’aumento del costo del lavoro e della domanda dei consumatori”, hanno commentato gli analisti di Ebury, “l’incertezza sull’interpretazione di queste tendenze da parte dei funzionari della Bce è reale e la conferenza stampa di giovedì dopo la riunione si preannuncia come l’evento chiave della settimana sui mercati valutari”.
L’andamento futuro dell’inflazione nell’Eurozona divide gli economisti. Alcuni, fra cui l’ex presidente della Bundesbank Axel Weber, ritengono che sia concreto il rischio di esagerare con i tagli dei tassi in un contesto di economia forte e salari in forte crescita – con l’ipotesi che l’inflazione interrompa la sua discesa verso il 2%. Di questo avviso è anche Franck Dixmier, Global Cio Fixed Income at Allianz Global Investors: “Sebbene il calo dell’inflazione nell’ultimo periodo sia stato notevole, la Bce dovrebbe comunque continuare a rimanere vigile sui potenziali effetti di secondo livello a seguito dell’aumento dei salari (i salari negoziati sono cresciuti del +4,7% nell’Eurozona nel primo trimestre), nonché sull’andamento di altri costi, come il trasporto marittimo, che ha subito l’impatto della crisi nel Mar Rosso”. Secondo altri osservatori, altri il “ritorno all’ordine” della spesa pubblica, determinato dall’entrata in vigore del nuovo Patto di Stabilità, renderebbe meno probabile un surriscaldamento dell’economia e dell’inflazione.
“A mio avviso, la zona euro difficilmente potrà registrare una forte domanda interna in considerazione della sua demografia, della riduzione del potere d’acquisto della classe media e delle politiche fiscali piuttosto rigorose” che si renderanno necessarie con l’entrata in vigore del nuovo Patto di Stabilità, ha affermato Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer, UBS Wm Italy. “Secondo la Bce, l’applicazione del nuovo Patto potrebbe erodere tra lo 0,2% e lo 0,4% del Pil della zona euro nel periodo 2025-26 (realisticamente di più per i Paesi con maggior debito pubblico, come l’Italia)”, ha aggiunto.
Gli effetti sulle azioni europee
Una delle certezze di questa fase è che la Bce inizierà a tagliare i tassi prima della Fed. “Essendo l’economia europea più debole di quella statunitense, oltre che più esposta sul fronte del debito, che è maggiore e per la maggior parte legati a tassi variabili e a breve termine, riceverà una spinta maggiore dalla riduzione dei tassi rispetto agli Stati Uniti”, ha dichiarato a We Wealth Ben Laidler, Global markets strategist di eToro. “Allo stesso modo, l’azionario del Vecchio Continente dovrebbe beneficiare in maniera sproporzionata dalla riduzione dei tassi”, ha aggiunto Laidler, “questo perché non solo gli indici europei hanno una composizione più ciclica”, il cui andamento è più ancorato a quello del Pil,” ma anche perché le società che li compongono presentano una recessione degli utili e bassi margini di profitto”. Secondo le rilevazioni di Bank of America i gestori globali hanno spostato già dallo scorso aprile il baricentro dei portafogli azionari verso una maggiore esposizione all’Europa, anche per via delle valutazioni più basse rispetto alle azioni americane.
Interrogato sui settori che potrebbero risultare vincitori in questa fase, Laidler ha affermato che “i tassi d’interesse più bassi e la forte attività economica favoriranno in particolare i settori ciclici focalizzati sul mercato interno, come i pesi massimi del settore finanziario e industriale”; inoltre, “i tassi più bassi potrebbero anche frenare l’euro, favorendo la competitività degli esportatori, dalla sanità alle materie prime”.