Gli stress test bancari sono le simulazioni che gli istituti di credito periodicamente compiono per valutare la propria solidità o resilienza a shock esterni. Vengono presi in considerazione diversi scenari economici estremi, e sulla loro scorta ci si chiede: come reagirebbe la mia banca? Va da sé che uno stress test dovrebbe essere una misura affidabile della salute finanziaria degli enti. Quindi, quando ad implementarlo è una banca centrale, si capisce come l’interesse di tutti i soggetti economici sia elevato. Ciò che mai prima d’ora era stato considerato dai banchieri centrali come shock ambientale è proprio… l’ambiente.
Ma a quanto pare le cose stanno cambiando, come emerso in un incontro fra banchieri tenutosi ad Amsterdam lo scorso 6 aprile. I governatori delle banche centrali di Regno Unito, Paesi Bassi e Francia stanno prendendo in considerazione la possibilità di incrementare la vigilanza per contenere i rischi finanziari collegati al cambiamento climatico. Per farlo, potrebbero includere dei veri e propri carbon stress test ai classici stress test meramente economici. Mark Carney, governatore della Banca d’Inghilterra, ha affermato che nel momento in cui “il cambiamento climatico diventa un pericolo attuale ed evidente per la stabilità finanziaria, può essere già troppo tardi. Il nostro compito è quello di lavorare in modo da mettere l’intero sistema finanziario nelle condizioni di potersi aggiustare in modo ordinato, efficace e fluido man mano che le politiche ambientali vengono implementate”. Il governatore inglese ha poi aggiunto che la Bank of England considererà i carbon stress test alla fine di quest’anno, dopo che avrà finito di passare in rassegna tutti i rischi ecologici legati al settore finanziario. Carney comunque non si aspetta di effettuare carbon stress test ufficiali prima di due anni. Aggiunge però che le assicurazioni britanniche già considerano i rischi climatici nelle loro polizze. Lloyd per esempio, richiede esplicitamente ai propri sottoscrittori di considerare il cambiamento climatico nei loro modelli.
Il governatore della Banque de France François Villeroy de Galhau dal canto suo ha premuto per varie azioni, anche punitive, da mettere in atto. Disclosure obbligatoria per banche e assicurazioni, multe per gli investimenti negli attivi collegati ad attività altamente inquinanti, e carbon stress test per tutte le istituzioni finanziarie. “Ciò di cui avremo bisogno sono stress test lungimiranti, capaci di valutare in modo esaustivo l’interazione fra cambiamento climatico, atttività e passività”, ha affermato Villeroy de Galhau. Il governatore francese ha poi aggiunto che un buon carbon stress test per le istituzioni finanziarie dovrebbe valutare la possibilità di default non ad un anno, ma su un periodo molto più lungo. La posizione “giustizialista” di monsieur viene alleggerita da lui stesso, quando dice che l’obbligatorietà dei carbon stress test dovrà essere raggiunta per gradi. Magari passando per l’adozione del principio del “comply or explain”, ossia lasciando per un periodo le istituzioni finanziarie libere di fare disclosure, spiegando eventualmente i motivi della loro non ottemperanza alle linee guida “verdi”. In sintesi, il meeting di Amsterdam non ha prodotto nessun accordo sulle azioni specifiche da intraprendere. In particolare, l’idea di multare o penalizzare gli investimenti in asset “marroni” è dibattuto. Secondo alcuni infatti potrebbe portare a delle distorsioni nel mercato. Ad ogni modo, questa è stata la prima volta in cui si è parlato seriamente ed in via ufficiale di carbon stress test per le banche. E’ un passo. Si auspica ora che tutto non vada perduto nelle more degli adempimenti burocratici. Altrimenti, come dice mister Carney, quando ce ne renderemo conto sarà troppo tardi.