La realtà del mercato spesso non coincide con i manuali: in un anno di tassi elevati e crescenti le azioni più vulnerabili all’aumento del costo del denaro hanno fatto molto meglio di quelle che operano in settori più difensivi e dal business consolidato. Stiamo parlando del dualismo che gli addetti ai lavori ascrivono alle categorie di azioni growth e value.
Con il boom dell’intelligenza artificiale quello che. sulla carta, sarebbe dovuto essere un anno di sovraperformance delle azioni value si è rivelato un po’ deludente. L’indice Russell 1000 Growth, infatti, ha realizzato una performance del 35% nel periodo compreso fra l’inizio dell’anno e il 30 novembre, mentre l’indice Russell 1000 Value ha portato a casa, nello stesso periodo, un magro 2,85%.
Se si guarda la composizione di questi indici non c’è molto da stupirsi di questo divario nelle performance. Nel club dei titoli growth sono incluse, fra le prime dieci componenti, le azioni di Apple, Microsoft, Amazon, Nvidia, Alphabet e Meta: praticamente il pantheon delle grandi società tecnologiche il cui traino ha fatto gran parte del successo dell’indice S&P 500 quest’anno. Nell’indice dei titoli value, spiccano invece la Berkshire Hathaway di Buffett e Munger, Exxon Mobil, JpMorgan Chase, J&J, P&G, Chevron e Walmart: tutte azioni del vecchio capitalismo americano.
Da inizio 2023, con una recessione che si pensava alle porte e con tassi d’interesse in salita, molti investitori avrebbero preferito la sicurezza dei titoli azionari a buon mercato. Secondo i dati Lseg (ex Refinitiv) gli investitori hanno versato 17 miliardi di dollari nei fondi attivi focalizzati sulle azioni value quest’anno, contro i 6,8 miliardi di dollari dei fondi specializzati sullo stile growth.
“Dopo una flessione di quasi il 10% lo scorso anno, il settore Value statunitense, valutato tramite l’ETF IWD (iShares Russell 1000 Value ETF), ha segnato un modesto progresso nel 2023, registrando un aumento di poco più del 3%, o del 5% considerando i dividendi”, ha ricordato a We Wealth il market analyst di eToro, Gabriel Debach. La spinta aggiuntiva dei dividendi, intorno ai due punti percentuali, non ha fatto molto per colmare il gap con i titoli growth, ma anche subito “il confronto con la concorrenza dei Treasury”.
Cosa c’è alla base di performance così distanti fra growth e value? “In primo luogo, il crollo di marzo nel settore bancario americano, con titoli come SVB Financial Group, Signature Bank e First Republic Bank, tutti inclusi nell’ETF IWD, ha scosso l’intero settore finanziario”, ha dichiarato Debach, “questo settore continua, inoltre, a confrontarsi con minusvalenze non realizzate su titoli di investimento nei propri bilanci. In aggiunta, il settore sanitario ha visto molti titoli registrare performance negative, soprattutto tra le case farmaceutiche che erano state premiate durante la pandemia, come Pfizer e Johnson & Johnson”.
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Guardando avanti: growth, value o una posizione equilibrata?
Come ogni dicembre, la stagione degli outlook è in pieno svolgimento. L’ipotesi di un atterraggio morbido dell’economia e dell’inizio dei tagli dei tassi, sempre nella logica tradizionale, dovrebbe sostenere le azioni growth ancora una volta. D’altro canto, però, le performance stellari di quest’anno, guidate da Nvidia e Meta, potrebbero suggerire che la corsa delle valutazioni abbia “già dato”.
“Il 2023 si preannuncia come un altro anno solido” per le magnifiche 7 Big tech, ha affermato in una nota Alex Tedder e Paddy Flood, di Schroders, “nel complesso, anche se potrebbe essere allettante abbandonare le Super 7 dopo un anno di performance così solide, riteniamo che un approccio più sfumato sia quello giusto. Il gruppo è eterogeneo, ma unito dal denominatore comune di forti franchise aziendali in aree in crescita”.
Secondo Cfra Research, si prevede che le aziende di growth incluse nell’S&P 500 aumenteranno gli utili per azione del 14,3% l’anno prossimo,, mentre le azioni value dovrebbero incrementare i profitti del 11,4%. Un outlook positivo per entrambe, dunque.
“Per le azioni value, non ritengo che sia un’opportunità persa definitivamente, si sta osservando una ripresa”, ha affermato Debach, “gli investitori potrebbero dover bilanciare attacco e difesa nel prossimo anno, poiché il mercato potrebbe essere un po’ troppo ottimista sulla tempistica di un taglio dei tassi da parte della Fed. Tutto ciò mentre i Pmi manifatturieri potrebbero aver toccato il fondo e fornire un nuovo supporto all’investitore value”.