L’orientamento dei gestori di fondi globali è sempre più aperto al rischio, con un cuscinetto di liquidità sceso dal 5,3% al 4,8% nella distribuzione del portafoglio, il livello più basso da 22 mesi. E’ quanto emerge dall’ultima edizione del fund manager survey realizzato da Bank of America.
Quando i gestori di fondi aumentano il cash in portafoglio riducono la vulnerabilità degli investimenti ad eventuali ribassi dei mercati, mantenendo più disponibilità per acquistare, in un secondo momento, a prezzi inferiori. Una riduzione della liquidità testimonia, dunque, una visione più rialzista, probabilmente sostenuta dall’idea che l’economia globale rallenterà meno del previsto, colpendo in modo più contenuto gli utili delle aziende quotate. Mentre nel novembre 2022 solo un gestore su dieci riteneva “improbabile” una recessione globale ora lo affermano circa quattro su dieci.
Settori e mercati preferiti dai gestori in questo momento
A livello globale le posizioni sui Reit, i trust quotati sull’immobiliare, hanno raggiunto il livello minimo dai tempi del crollo della Lehman Brothers del 2008: il pessimismo sulle prospettive del real estate, secondo l’analisi di BofA potrebbe aver dunque raggiunto il suo massimo.
Parallelamente, la posizione più battuta dai gestori rimane saldamente quella favorevole al rialzo delle Big tech, seguita a livello settoriale con l’esposizione al comparto energetico. Si scommette sul ribasso, invece, dei titoli industriali e delle utility. A livello geografico piacciono in questa fase i mercati azionari giapponese e gli emergenti, mentre si alleggeriscono le esposizioni a Ue, Usa e Regno Unito.
I gestori europei temono il calo della domanda nel continente
La diapositiva dei soli gestori di fondi europei restituisce altrettanto pessimismo sulle prospettive dell’azionario del Vecchio Continente: il 71% degli intervistati ha dichiarato di aspettarsi un ribasso nei prossimi mesi, in aumento dal 66% rilevato nella precedente indagine BofA. L’89% dei gestori vede una contrazione degli utili per azione delle società europee, a causa del rallentamento della crescita e dell’inflazione. Di conseguenza, prevale l’idea che le azioni europee siano sopravvalutate (con un 29% netto delle risposte). Allo stesso tempo, il timore più forte è quello di avere un’esposizione azionaria troppo bassa in questa fase, che potrebbe far perdere il treno di un’eventuale rally dei titoli europei (con una prevalenza del 29% netto, in aumento dal 18% del mese scorso).
I timori di recessione in Europa si sono molto ridotti rispetto alla precedente rilevazione: ora solo il 14% dei gestori europei prevede una recessione, contro il precedente 39%. Il tema macroeconomico dominante dei prossimi mesi, secondo il 55% degli intervistati, sarà la distruzione della domanda che sarà provocata dall’aumento dei tassi compiuto fin qui dalla Bce (in aumento dal 45%). Con una domanda più debole la crescita economica dovrebbe rallentare, anche senza arrivare alla recessione vera e propria.
Anche se il timore di recessione è diminuito, una proporzione nettamente più ampia dei gestori (50% contro il precedente 32%) crede che i titoli azionari ciclici, quelli che performano bene se l’economia cresce e viceversa, saliranno meno delle azioni difensive. Il settore bancario scivola dal primo al terzo posto fra le preferenze dei gestori europei, che adesso scommettono di più sul settore tecnologico e su quello farmaceutico. Sul versante opposto, i titoli legati alla chimica sono quelli più sottopesati, seguiti dalle vendite al dettaglio; l’immobiliare, invece, è risalito in posizione neutrale, dopo essere stato il più disprezzato fra i settori dallo scorso marzo.
Gli investitori individuali moderano l’entusiasmo
Mentre i gestori di fondi hanno complessivamente assunto una posizione più rialzista rispetto alle precedenti rilevazioni gli investitori individuali, sondati settimanalmente dall’Aaii, hanno decisamente moderato il proprio ottimismo. Nella settimana conclusa il 16 agosto la visione rialzista sui sei mesi successivi è scesa dal 44,7 al 35,9% interrompendo 10 settimane consecutive nelle quali la visione “toro” è stata superiore alla media storica, mentre hanno guadagnato terreno le impostazione neutrale (34%) e quella pessimista (30,1%). L’indice Aaii è ritenuto un indicatore contrarian, che dovrebbe dunque suggerire un’interpretazione opposta per le scelte operative.
Fra gli altri indicatori sull’umore di mercato, anche il Fear & Greed elaborato dalla Cnn, che sintetizza sette parametri rivelatori della propensione al rischio sul mercato Usa è arretrato su territorio neutro dopo settimane di “avidità”. L’attuale livello (aggiornato al 17 agosto) è di 50 punti su 100, esattamente in bilico fra avidità e paura, mentre un mese fa era a quota 80, ossia in territorio estremamente rialzista.
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