Per de Tusch-Lec anche se le cose nell’economia peggiorano, si deve considerare che ci si trova comunque su livelli elevati
Secondo il gestore, l’unica cosa che i prezzi non scontano per il 2019 è una recessione come quella del 2018 negli Usa
Dopo un anno da dimenticare per le attività di rischio, “in sede di previsioni si è tentati di essere oltremodo cauti. Eppure, anche se ci sono molti fattori che potrebbero rendere il 2019 un anno difficile, ci sono sacche di valore inesplorate nel mercato globale”. Questa la view sull’anno appena incominciato a cura di Jacob de Tusch-Lec, gestore della boutique di asset management Artemis. “Siamo coscienti dei nostri limiti previsionali e ci comportiamo di conseguenza nelle nostre attività di investimento. E’ naturale farsi condizionare da sofferenze patite di recente ed essere oltremodo cauti per il futuro, eppure ci sono chiaramente sacche di valore nel mercato azionario globale”, spiega il manager.
“Ove fosse necessario ricordare a un gestore di fondi i limiti dei suoi poteri previsionali, sarà sufficiente fargli rileggere le previsioni che aveva formulato l’anno prima”, continua de Tusch-Lec, spiegando che “è quasi impossibile non utilizzare le lenti del presente per scrutare il futuro. È semplice cadere nella trappola dell’estrapolazione, vale a dire pensare che quello che ci preoccupa oggi continuerà a preoccuparci fra tre o sei mesi o anche un anno, cosa che, peraltro, non succede quasi mai. Al momento è forte la tentazione di speculare su come la guerra commerciale porterà ad una crisi nel 2019 ma forse questo evento passerà in secondo piano. Le tensioni sul commercio potrebbero dissolversi lentamente per anni mentre emergono nuove preoccupazioni”.
Il fatto è “che non sappiamo di cosa dovremmo preoccuparci e il passato non ci aiuta in questo senso. Basti pensare alle preoccupazioni che sono emerse negli ultimi 10 anni per poi scomparire o essere sostituite da nuove crisi: un atterraggio duro in Cina (questa è una preoccupazione ricorrente), la crisi del debito in Europa; il baratro fiscale e i blocchi delle attività amministrative negli Usa. Al momento, tutte queste situazioni davano l’impressione di essere minacce esistenziali per la ripresa dopo la crisi ma alla fine si sono rivelate essere tutte gestibili o temporanee”, sottolinea il manager.
Il mondo in un elenco puntato
“È naturale isolare dal contesto una sofferenza patita di recente ed essere oltremodo cauti per il futuro. Dopo sei mesi che hanno messo a dura prova i mercati, la formulazione di previsioni audaci – specialmente se caratterizzate da un certo ottimismo – sembra essere qualcosa di profondamente contro-intuitivo. Prendiamo atto dell’esistenza di numerosi fattori che potrebbero mettere i mercati in difficoltà e impattare i premi al rischio. Non è nostro compito trovare motivi per essere ottimisti – quella è una cosa che soddisfa un bisogno psicologico più che un approccio utile all’attività di investimento”, continua de Tusch-Lec, sottolineando che, “d’altro canto:
- ci sono chiare sacche inesplorate di valore nel mercato globale (se non addirittura nel mercato nel suo insieme). Noi guardiamo alle valutazioni in termini assoluti e ci piace il nostro portafoglio
- Molte azioni passano di mano a multipli “da saldi”, che scontano uno scenario estremamente pessimistico sotto quasi tutti i punti di vista
- L’unica cosa che i prezzi non scontano per il 2019 è una recessione come quella del 2018 negli Usa. Una cosa del genere sarebbe eccessiva e le probabilità che attribuiamo a un tale evento sono minime. Partiamo dal presupposto che non ci sarà una recessione nel 2019 (anche se ci potrà essere una recessione finanziaria)
- Se le cose nell’economia peggiorano, si deve considerare che ci si trova comunque su livelli elevati. Se le cose danno l’impressione di essere peggiorate rispetto a sei mesi fa è probabile che non siano poi tanto negative
- L’inflazione non è alta a livello globale e la Fed certamente ha (un po’ di) spazio per ridurre i tassi, ove necessario
- Non ci sono state ancora molte situazioni di contagio, con diffusione degli effetti degli eventi di quasi-panico nei mercati azionari ad altre classi di investimento. Non c’è stata una corsa allo yen o all’oro
- Infine, ci sono momenti nel ciclo di mercato in cui, anche se ci sono rischi, gli investitori azionari sono adeguatamente remunerati per assumerli”
“Tanto per essere chiari – conclude il gestore – , è bene sottolineare che non siamo rialzisti. Riteniamo però che i prezzi delle azioni value siano troppo bassi e che diversi titoli finanziari e ciclici scontino utili futuri troppo negativi. Il valore è solo in alcune sacche del mercato ma non c’è dubbio che c’è”.