L’Italia dell’arte non si abbandona
Il 27 novembre 2024 Sotheby’s batterà a Milano un’asta di arte moderna e contemporanea italiana. Non ci sono errori nell’affermazione: la casa d’aste più antica del mondo non abbandona il Belpaese alla volta di Parigi, nella generale sbornia francofila che marcia sulle “macerie” della Londra post Brexit. «Siamo convinti di avere ancora molto da dare al mercato italiano. Quella del 27 novembre 2024 è la terza asta che Sotheby’s presiede in Italia in un mese e mezzo. L’asta di gioielli di metà ottobre ha avuto uno straordinario successo. Doveva fare tre milioni ne ha fatti quasi cinque, per non parlare dell’asta di design, settore che stiamo presidiando anche qui”. A parlare è Lorenzo Rebecchini, Lorenzo Rebecchini, responsabile in Italia delle aste di arte moderna e contemporanea di Sotheby’s e da un anno e mezzo banditore.
La “Modern and Contemporary Art Evening Auction” di Sotheby’s a Milano
I mesi deputati alle vendite bi-annuali in presenza saranno aprile e novembre: «Siamo contenti e fermi nella nostra posizione in Italia: non solo non molliamo, ma raddoppiamo», prosegue Rebecchini. Sotheby’s approfitta dunque dello spazio vuoto lasciato dalla sua più acerrima rivale, e lo fa “debuttando” con un’asta si arte moderna e contemporanea per lo più italiana di bellezza notevole. Nella serata dell’anteprima, giovedì 21 novembre, i collezionisti pullulavano fra le opere di Palazzo Serbelloni a Milano. Lavori eccezionali, collocabili principalmente fra gli anni ’50 e ’70. Spiccano i Burri, i Fontana, un Boetti dalla vividezza cromatica mai vista, gli Schifano, una natura morta di Morandi, “rara e poetica, la cui elevata stima iniziale di 1,3 milioni si deve anche alle sue grandi dimensioni”, prosegue l’esperto.
E non è detto che Morandi non batta se stesso: il suo record di prezzo fu stabilito proprio da Sotheby’s a Milano, nel 2022. Il quadro fece 3,4 milioni di euro, da una stima base di 700.000.
Come si sta comportando il mercato dell’arte in questo momento, al di là dell’offerta e della domanda?
«L’arte italiana funziona ancora molto anche a livello internazionale. A giugno a Londra un Fontana rosso con una stima di due milioni ne ha realizzati quasi quattro. La qualità vince sempre, e su questo punto noi non transigiamo. Il mercato è ancora solido e vibrante, basta guardare anche le aste di NYC»
Cosa amano i collezionisti italiani?
«Sono molto legati all’eredità dei grandi nomi italiani. Non manca certo l’arte internazionale, ma l’arte italiana è molto sostenuta dai collezionisti del nostro paese. Ed è il motivo per cui abbiamo deciso di continuare a presidiare fisicamente il mercato italiano. Crediamo nel mercato italiano, non (solo) dell’arte italiana, nei collezionisti nazionali con i quali ci relazioniamo tutti i giorni. Siamo flessibili e attenti all’energia che arriva dal mercato, facciamo per questo anche aste spot, quando serve – penso alla collezione Pratesi di arte antica».
I tratti peculiari della prossima asta, al di là dei nomi.
«Si tratta di un catalogo molto curato, con una forte impronta dei maestri italiani. Fontana è presente con dei bellissimi tagli, toccanti ceramiche (come La deposizione), il Boetti dell’arazzo del 1978 (che fu acquistato nel 1979) di grandi dimensioni, è notevole. Bellissimi lavori di Schifano, senza dimenticare Capogrossi, Dorazio, Salvo, Melotti, Spalletti, Calzolari, Burri, Afro. Non manca una selezione di nomi non italiani come Josef Albers, Wilfredo Lam, Hans Hartung. Il fulcro però resta l’arte italiana»
I mittenti delle opere sono solo collezionisti italiani?
«No di certo, ma anche i collezionisti internazionali»
Lotto del cuore?
«Il Morandi che parte da 1,3 milioni. Condivide però il podio con altre opere irresistibili: quelle di Schifano, come L’energia iniziale, comprato nella galleria Mazzoli di Modena agli inizi degli anni 70. Fa parte della sua produzione più rara e ricercata. Deliziosi tre piccoli Burri, di cui due piccolissimi – sono quasi francobolli».
Questo olio su tela fa parte della serie delle Nature Morte di Giorgio Morandi. L’artista teneva nel suo studio una selezione di vasi, bottiglie e barattoli che utilizzava come modelli per i suoi dipinti. Semplici oggetti di uso quotidiano che perdono il loro significato ordinario quando trasposti sulla tela, diventando l’essenza stessa del dipinto. La loro rarefazione rasenta l’astrazione: si trasformano in uno studio di linee, colori, volumi e forme, che la luce della camera dell’artista in via Fondazza a Bologna esalta.
Sempre quasi gli stessi oggetti per esplorarne continuamente le potenzialità espositive: «Mi ci vogliono settimane per decidere quale gruppo di bottiglie andrà bene con una particolare tovaglia colorata. Poi ci vogliono settimane per pensare alle bottiglie stesse, eppure spesso sbaglio ancora gli spazi. Forse lavoro troppo in fretta? Forse tutti lavoriamo troppo in fretta al giorno d’oggi? Una mezza dozzina di quadri sarebbe appena sufficiente per la vita di un artista», affermava Morandi.
Di Morandi è presente in asta anche il delizioso Fiori (200.000-300.000 euro), la cui tavolozza presenta delicate punte di rosa.
Lo Schifano più raro nell’asta di arte italiana da Sotheby’s a Milano
Negli anni ‘60, gli artisti creavano opere in risposta ai mutamenti delle strade attorno a loro e soprattutto ai manifesti pubblicitari. È proprio in questi anni che Schifano dipinge due serie di opere in cui i loghi delle aziende vengono adattati e rielaborati. Per realizzarle, Schifano spesso si concentra sull’isolamento di parti dei loghi che utilizza, anziché mostrarli nella loro interezza. Impiega pennellate sciolte e pittoriche, con tecniche di sgocciolamento, invece di replicare la precisione meccanica della grafica iniziale, scomponendo e sfidando la commercializzazione della cultura italiana.
Altre due opere di Schifano, Dalla parte del mediterraneo del 1963 e Televisore (paesaggio), del 1970, si aggiungono alla selezione della stagione, con stime rispettive di 150.000-200.000 euro e 26.000-50.000 euro.
Mario Schifano, Dalla parte del mediterraneo. Tutte le immagini sono cortesia di Sotheby’s.