La pensione di vecchiaia si può richiedere a 67 anni, con almeno 20 anni di contributi versati
lcune categorie di lavoratori possono ottenere la pensione di vecchiaia anche con soli 15 anni di contributi.
La pensione è sempre più una chimera. Per i giovani con meno di 35 anni la meta si sposta fino a 75 anni, con un assegno medio sui 1.000 euro al mese. Si tratta di valori medi, ma che fotografano l’allarme in essere su un sistema pensionistico più che fragile. Conosci quale è il tuo futuro una volta terminato il lavoro? Hai garanzia di poter vivere con il semplice reddito pensionistico?
La situazione in Italia
Sapevi che in Italia la pensione di vecchiaia si può richiedere al compimento dei 67 anni di età, con almeno 20 anni di contributi versati? Per il 2023 e per il 2024 la richiesta dell’età anagrafica rimarrà identica, visto che l’aspettativa di vita è di fatto diminuita negli ultimi 3 anni. Sono poi previste deroghe quali l’APE social, per i lavoratori che svolgono mansioni gravose o per i disoccupati, che permette di anticipare la pensioni a 63 anni di età, con almeno 20 anni di contributi. Alcune categorie di lavoratori possono ottenere la pensione di vecchiaia anche con soli 15 anni di contributi. Le opzioni, quindi, sono varie: alcune riguardano tutti i lavoratori, altre solo specifiche categorie.
La simulazione
Ogni lavoratore può realizzare una stima, in base al suo stato lavorativo-previdenziale, su quando andrà in pensione e su quanto percepirà: a questo scopo, l’Istituto nazionale di previdenza sociale ha messo a disposizione un simulatore on line. Se, ad esempio, si applica il simulatore Inps ad una giovane docente (classe 1988) precaria che ha iniziato a lavorare come supplente a 25 anni (con 10 anni di contributi ad oggi), e senza riscatto degli anni universitari, risulta che questa andrà in pensione di vecchiaia a 74 anni o con pensione anticipata a 69 anni ma con un assegno della metà (circa 750 euro).
Come correre ai ripari
Numeri imbarazzanti che sottolineano l’importanza della pensione integrativa o comunque di un’analisi curata del nostro futuro pensionistico per poterlo programmare ed eventualmente migliorare. Generalmente, il “problema-pensione” è maggiormente sentito dai cinquantenni e da coloro che si avvicinano al momento di uscita dal mondo del lavoro. In realtà, sarebbe opportuno avere conoscenza di quella che sarà la nostra pensione in qualsiasi momento della propria vita professionale. Con una consulenza ad hoc possiamo infatti capire quando andremo in pensione e con quanto e se questo importo di sarà sufficiente per una serena vecchiaia. Oppure se è invece il caso di correre ai ripari.
I plus della consulenza
La consulenza personalizzata è fondamentale in primis perché ci aiuta
1- Ad avere informazioni aggiornate sul quadro normativo in continua evoluzione
2- A conoscere le risorse finanziarie a disposizione, analizzando le opzioni per il
pensionamento.
3- Nella scelta della strategia di investimento più adatta e nell’ottimizzazione della situazione
fiscale.
4- A capire se è il caso di costruire un percorso di previdenza complementare: integrare il
“gap pensionistico” rispetto all’ultimo reddito percepito e migliorare quindi le prospettive
future. I contributi versati alla previdenza complementare sono deducibili dal reddito
complessivo fino a 5.164,57 euro.
5- Ad avere dati precisi e correlati alle normative vigenti, che siano anche garantiti, in modo
da poterli utilizzare per fare piani sul proprio futuro.
6- A chiarificare i termini del ricongiungimento di carriera che può risultare complesso nel
caso di una molteplicità di impieghi.
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